Originalità della proposta baconiana –
Non casualmente, in questo primo scorcio di ventunesimo secolo, in cui forse la civiltà industriale ha raggiunto il suo culmine, la personalità e l’opera di Francis Bacon possono destare un nuovo interesse.
Infatti egli appare oggi come colui che, recependo i fermenti e i problemi del suo tempo, tracciò alcune linee fondamentali programmatiche dell’era moderna, iniziandone il processo di trasformazione che influenzerà la società, attraverso un nuovo modo di pensare (nel senso di modus cogitandi).
Tra la fine del 1500 e i primi decenni del 1600, l’Europa era attraversata da un vento di rinnovamento scientifico-culturale.
Il tradizionale metodo conoscitivo basato sull’ autorità aristotelica, consistente nel procedimento del sillogismo e della deduzione, viene considerato inadatto a rendere indubitabile il potere dell’uomo sulla natura.
Da qui, l’esigenza di un nuovo sistema induttivo, basato sulla sperimentazione e sulla raccolta dei risultati di indagini sistematiche.
Francis Bacon seppe interpretare questo nuovo bisogno del sapere.
Ma, a distanza di secoli, l’uomo è riuscito veramente a controllare le forze della natura? Benedetto XVI, nell’enciclica Spe salvi, dichiara: “Il tempo moderno ha sviluppato la speranza dell’instaurazione di un mondo perfetto che, grazie alle conoscenze della scienza e ad una politica scientificamente fondata, sembrava esser diventata realizzabile. Così la speranza biblica del regno di Dio è stata rimpiazzata dalla speranza del regno dell’uomo, dalla speranza di un mondo migliore che sarebbe il vero ‘regno di Dio’. Questa sembrava finalmente la speranza grande e realistica, di cui l’uomo ha bisogno … Ma nel corso del tempo apparve chiaro che questa speranza fugge sempre più lontano”.’
Certo, è lungo l’elenco delle catastrofi che hanno annichilito “dell’umana gente / le magnifiche sorti e progressive” di cui la fantascienza, figlia della scienza, riflette i fasti e i nefasti.
Come sciogliere, allora, il dilemma?
La scienza, da sola, non basta a umanizzare l’uomo e tanto meno a dargli quella speranza vera cui egli aspira: “Può contribuire molto all’ umanizzazione del mondo, però può anche distruggerlo, se non viene orientata da forze che si trovano al di fuori di essa”.
Una scienza, quindi, che non tenda alla dissacrazione ma a “ricucire lo strappo fra le due culture, umanistica e scientifica, a costruire più che a demolire”.
Per evidenziare l’originalità della proposta baconiana, occorre tener presente che l’intellettuale inglese, agli inizi del Seicento, era “medievale” più che a metà, mentre intorno al 1660 sarà più che a metà un uomo “moderno”: di conseguenza il Lord Cancelliere si distaccò da tutti gli altri suoi contemporanei, proiettandosi a concepire un futuro che sembrava utopistico.
Tuttavia, anche Bacon mosse da una formazione culturale essenzialmente classica e tradizionale, come del resto è dimostrato dalla conoscenza del latino e del greco e da alcune sue composizioni giovanili; ugualmente, all’inizio, non fu alieno dal seguire alcuni orientamenti ideologici e letterari dell’alta società inglese in cui si trovò a vivere. Per questo egli è stato variamente interpretato, ora come un uomo ancora imbevuto di cultura magica e di alchimia, ora come un pensatore tentato da un sogno di modernità, ora come il distruttore della tradizione Scolastica.
Se però si considera che negli anni del regno di Elisabetta era già presente una certa insofferenza per il dogmatismo degli antichi e il sapere della Scolastica, il ripudio di tale cultura non costituisce, in effetti, la vera originalità di Bacon: essa è rappresentata dalle nuove funzioni da lui attribuite alla cultura e alla scienza.
Francis Bacon – La Visione del futuro di Daniela Quieti – Edizioni Tracce, 2012 – pag. 144
Ordina questo libro con dedica autografa dell’autrice
Il commento di NICLA MORLETTI
Un saggio ben curato, questo di Daniela Quieti, che si fregia della presentazione di Walter Mauro e della prefazione di Aldo Onorati.
Pagine dense di significato che l’autrice dedica agli affetti e i suoi maestri. In questo viaggio della conoscenza all’interno di un personaggio che ha dedicato la sua vita all’umana ricerca, si scoprono, di volta in volta, sempre cose nuove o rimaste nei recessi della memoria. Pensieri e teorie, ben descritti dalla Quieti, che sono, seppur a secoli di distanza, tuttora vivi e validi nella loro apprezzabile modernità, se così si può dire.
Attraverso la lettura di questo volume dall’ottima veste editoriale e sobria eleganza, si rimane attratti dall’originalità della proposta baconiana. Affascina la Tricotomia: storia, poesia, scienza. Un saggio sicuramente da leggere e meditare.


Un saggio ben curato, questo di Daniela Quieti, che si fregia della presentazione di Walter Mauro e della prefazione di Aldo Onorati.
