E le stelle stanno a guardare

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calambrone

Eravamo nei primi anni ‘30.
Vivevamo in una campagna vicino a Livorno, piena di boschi di macchia mediterranea. Questa macchia è costituita da piante di alto fusto, come pino marittimo, cerro, quercia, leccio e da arbusti: erica, corbezzolo, mortella, ginepro.
La bellezza di questo tipo di vegetazione, si avverte in particolare in autunno, per il colore delle bacche e dei frutti selvatici maturi.
Non manca neppure la fauna selvatica come lepri, conigli, fagiani, merli. I merli, a primavera, nella stagione dell’amore, cantano dei motivi molto romantici diretti alla femmina per sollecitarne l’incontro.
L’abitazione era in collina, raggiungibile attraverso una stradina in salita, collegata alla strada principale che arriva a Livorno.
Da qui, osservando il panorama si vedono la costa tirrenica e, qualche volta, anche quella adriatica.
A volte, quando soffia il vento del maestrale, che proviene dal mare, la dolcezza dell’ambiente ci rende romantici e ci fa sognare lidi di primavera e storie d’amore su una piccola isola sconosciuta.
Da quanto sopra esposto vien da pensare a questo ambiente come ad un paradiso terrestre. Ma non era affatto un paradiso. Vi erano i vari lavori agricoli, molto pesanti, la cura del bestiame e noi ragazzi si doveva frequentare la scuola.
Ogni anno, il 10 agosto, quando a San Lorenzo cadono le stelle, noi ragazzi passavamo la notte fuori e ci facevamo compagnia. Eravamo un gruppo di ragazzi e ragazze.
Osservavamo il cielo seduti sull’aia, con lo sguardo rivolto dalla parte del mare.
Qualche volta ci recavamo, in bicicletta, fino alla spiaggia del Calambrone.
Scrutavamo il cielo per vedere le stelle, ma il più delle volte questo era un pretesto. L’importante era lo stare vicino, perché in quella notte magica nasceva anche l’amore.
Parlando in prima persona, era nato un amore grande e spontaneo, illuminato dal romanticismo che ci circondava.
Stavamo vicini e ci legava l’affetto. Guardavo i suoi occhi innamorati e li consideravo le stelle più brillanti di quella notte.

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Sergio Doretti

Sergio Doretti è nato il 9 aprile 1925 a Ponte Buggianese (PT) e risiede a Firenze.
Purtroppo vedovo dal 1997, vive con la figlia Patrizia insegnante di materie letterarie presso una Scuola Media di Firenze.
Trasferito negli anni 30 con la famiglia in provincia di Livorno – Comune di Collesalvetti.
Titolo di studio: diploma tecnico agrario.
Costretto a presentarsi di leva nel periodo 1943-44 (18 anni di età) nella Repubblica fascista, fuggì dopo pochi mesi per collaborare con la resistenza.
Impiegato dal 1947 al 1985 nella Società Marchi s.p.a. prima allo stabilimento di Livorno come tecnico amministrativo (analisi chimica sui prodotti: superfosfati minerali) poi trasferito nel 1975 alla Sede Cenbtrale di Firenze.
Non ha pubblicato nessun libro ma ha partecipato a vari concorsi di poesie. L’ultimo premio vinto a livello Nazionale (primi posti) Auser Montale 2007 per la poesia “Al Fiore del Partigiano”.
Attualmente è volontario Auser: presidente dell’Auser Filo d’Argento Firenze Q.5 dove si pubblica un “giornalino” ogni tre mesi: racconti vari, comunicazioni a soci, poesie, ecc. I redattori di questo giornalino (ARGENTOVIVO) sono: Sergio Doretti presidente e Vanna Faini per la sezione culturale (invito all’opera per gli anziani del Q.5).
Altre notizie:
– appassionato di poesie (nonostante la carriera tecnica) e scritti vari sul ramo tecnico, ambiente (critica sui problemi dell’abbandono dei terreni coltivati ecc., racconti sulla situazione dell’agricoltura negli anni anteguerra);
– pittore dilettante (paesaggi, marine e varie).

2 COMMENTS

  1. Cara Marinella, casualmente sono passato per caso, sfogliando il mio racconto “e le stelle….” Sono stato colpito da una romantica gioia: il tuo commento. Per i tempi è abbastanza recente è stato “postato” meno di tre mese fa.
    Fino ad ora mi era sfuggito perché da tanto non percorrevo quella “zona”.
    Grazie, quanto hai scritto, è meraviglioso. Mi hai commosso.
    Ogni notte nei miei sogni la sento, ma… in particolare le festività la accumuno a diversi spettacoli (commedie e concerti) nei quali noi ci troviamo insieme.
    Un sogno: alla fine dello spettacolo lei si ferma. Vai pure tu Patrizia ti aspetta, io rimango qui. Se puoi ritorna.
    Apro la porta e mi rivedo sulla strada, ma lei non è rimasta al Teatro, ma è con me, nel mio cuore.
    Aff.mo Sergio

  2. Un racconto legato al passato, che non abbandona.

    Nella lettura scorrevole, si sente la voce della dolcezza,
    dell’amore per la terra di cui racconta. Un eterno romantico come pochi.
    Grazie per avermi dato l’opportunita di leggerti e di sentirmi a casa, nel meraviglioso giardino del portale ” Manuale di Mari”, come una volta.
    Complimenti Sergio!
    Ti abbraccio affettuosamente.

    Marinella (nonnamery)

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