Estate 2005 e dintorni: sproloqui notturni in cerca di audizione…

08 dicembre 2003 –

Finibus Terrae

(al paese natale, passando per un compagno di scuola che ormai non c’è più
e per la prof.ssa Concettina Franco)

C’era una volta e forse c’è ancora,
un posto incantato di biade e scogliere
scheggiate dal mare più intenso del mondo
e mai più profondo di un palmo di mano….

…E c’era una terra, mia madre da sempre,
affogata in due mari invidiosi di lei:
Madre bianca e imbrunita, oltre i bagliori del buio,
da ulivi assetati e ubriachi di luce.

C’è ancora una terra, che si perde nel mare,
scivolandovi dentro senza troppi clamori,
tra ondeggiare di biade e fumi alti e lenti,
tra silenzi assordanti e dolcissime nenie,
tra il tramonto che muore dove il mare comincia
e il ricordo nostalgico del tempo più lento,
che tardava anni luce a passare in un colpo
ed adesso, in un attimo, divora gli anni e la luce!

Dove sono i viottoli scavati nei campi
da sandali umani e impronte di bestie?
Dov’è ormai la mia terra, invecchiata anche lei,
sfregiata da solchi di liscio catrame,
rovente in estate di una febbre glaciale,
senz’anima e… un corpo, intarsiato dall’uomo
non so più se a sua immagine o a suo abuso e consumo!

Dove sono i miei campi, dov’è la “mia scersa” (*),
tutt’al più tratteggiata da due linee perfette
di strada ferrata, corteggiata e nascosta
da petali vermigli e assonnati e fauci dischiuse di leone
e il timido timo, confuso tra corolle di muschio….
… e, anche d’inverno, su uno sfondo sfumato,
sembra dare l’idea dello spazio infinito!

Restano… i sassi di pietra scheggiata
e qualche muggito di buoi e l’odore gustoso
della biada bagnata, svogliata e cullata
dal vento impalpabile nelle notti d’estate,
mentre dove lo scoglio si confonde con l’acqua,
sembra proprio il confine tra la vita e la morte:
qui… re Carlo, penultimo di undici Capi,
si diverte a contare le conchiglie di Leuca
e Concetta, fumando, forse è raggiante di noi.

(*) Luogo all’aperto incontaminato, selvaggio, libero, dove correre senza direzioni prestabilite

17 luglio 2005

Senza titolo

Nenie di grillo intonano petulanti
le stelle, ad animare il silenzio
e il ronzio scivola nella penombra della luce
come il vento tra le foglie immobili della quercia,
solleticando le ghiande e la mia fantasia
e io mi pavoneggio come un re in questa valle
di stupide impressioni, piovute tra l’arabescarsi
frenetico dei miei pensieri dubitanti e un po’ confusi..

***

Dal libro ESTATE 2005 E DINTORNI: sproloqui notturni in cerca di audizione e comunque, fatalmente, alle stelle!… di Anonimo Capuano, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.

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5 Commenti

  1. Mario! Che bella sorpresa! Ti avevo già apprezzato nel Concorso di Emozioni, leggere altre tue poesie era stata autentica gioia, ti ringrazio infinitamente per il dono del libro e…come pensi di potermi annoiare? Non ti conosco, ma so con certezza che se esiste un’alternativa alla noia è il tuo versificare e il tuo stesso vivere. Hai il tocco bizzarro e intenso del vero Artista! Un abbraccio forte! Maria

  2. Il parto e’ riuscito benissimo a Mario Prontera : quello delle poesie.
    I vagiti del cuore presto si son tramutati in aneliti : per la sua Terra, per la natura, per il mondo.
    Si, liriche dalla limpidita’ fanciullesca hanno in se’ la saggezza del nonno. Un mix davvero speciale. Da leggere verso per verso.

    Gaetano

  3. Caro Mario,
    Poesie di nostalgia densa di vissuto. Di nostalgia corredo dell’oggi, risorsa per il futuro. Se alcuni asseriscono che il passato sfuma, tu, con i tuoi ritratti seppiati dal tempo, con il cantico dolce, intenso, vibrante e incredibilmente musicale, dimostri quanto la memoria rappresenti il pozzo dal quale attingere energie per il domani…
    La chiusa di “Finibus terrae” dà per l’ennesima volta prova del tuo essere fuori dagli schemi ordinari. La capacità di trascinare nel Sogno, è dono di pochi. Tu lo possiedi e rendi più ricchi anche gli altri!
    Grazie! E un abbraccio.

  4. Gentile Mario,
    desidero rinnovare i complimenti per i “graffiti esistenziali” affiancati al linguaggio fotografico del bianco e del nero presenti in questo bel lavoro, che ho letto davvero con piacere e dove la riflessione in versi sa restituire, con immediatezza, al presente, emozioni incancellabili.
    Complimenti e un caro saluto

    Daniela Quieti

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