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Perché non lei di Marisa Giaroli

Sono i giorni di novembre tradizionalmente chiamati l’estate di San Martino, ma la mattina è umida e fredda: come lo sono le giornate in autunno nella Valle Padana.
A mezzogiorno la piazza centrale della città è semideserta e le poche persone che vi transitano lo fanno velocemente, perché quello è un punto dove il vento non scherza. In un angolo della medesima, è riapparso l’uomo delle caldarroste e il profumo invitante si espande nell’aria.
In un angolo della piazza, in un antico palazzo, c’è una nota galleria d’arte che in questi giorni espone la personale di una pittrice. L’artista è seduta all’interno della sala e sfoglia svogliatamente una rivista. Nel corso della mattina sono entrate solo due persone a visitare la mostra. Lancia un’occhiata all’orologio.
«Tra poco chiudo e vado a pranzo» pensa.
L’idea di esporre in quel luogo, soprattutto in quei giorni, è stata di un critico d’arte suo amico.
«È una città che vanta un passato carico di storia, che ha avuto un grande impulso artistico e culturale sotto gli Estensi. È una buona piazza per gli artisti. Inoltre è una zona ricca d’industrie e con una notevole attività turistica» le aveva suggerito.
Lei si era lasciata convincere, anche perché da tempo desiderava visitare la città e conoscerne l’aspetto artistico e monumentale.
Un’ombra che si ferma davanti alla vetrina distoglie la pittrice dalla lettura. È una giovane donna.
La sconosciuta indossa un cappotto grigio sotto al quale s’intravedono i calzoni neri di velluto. Non sembra interessata alle tre tele adagiate su un cavalletto, perché si toglie i guanti di pelle, prende a specchiarsi poi cerca di avvolgere la testa in un foulard per proteggersi dal vento. C’è qualcosa di allegro nei suoi gesti banali e la pittrice, incuriosita, rimane a osservarla.
La massa morbida dei lunghi capelli biondi scompare sotto la seta dai colori vivacissimi.
Si specchia di nuovo e, soddisfatta, si allontana.
La pittrice ci rimane veramente male. Si alza scocciata. Non ritiene simpatico il comportamento della donna. Aggrotta le sopracciglia nere e folte e pensa che avrebbe potuto almeno dare un’occhiata ai quadri in vetrina. Risentita decide di chiudere e di andare a pranzo.
Per quel giorno ha finito! La mostra rimarrà aperta quindici giorni, ma lei intende fermarsi solo una settimana, lasciando poi al proprietario della galleria l’impegno di curare i suoi interessi.
Lei e il gallerista si sono divisi i turni di quella prima settimana di mostra; lei ha preferito le ore della mattina, perché pensa di dedicare quelle del pomeriggio a esplorare la città. Per quel pomeriggio ha, infatti, programmato una visita al museo d’arte moderna.
II giorno dopo, quasi alla stessa ora, la sconosciuta passa di nuovo davanti alla vetrina. Con una mano regge una cartella di pelle chiara e con l’altra dei libri. La pittrice la riconosce immediatamente per il foulard, che ora porta attorno al collo.
Ha i morbidi capelli trattenuti da un laccio e la lucente coda bionda scende fino alle spalle lasciando scoperto il viso fine, dai lineamenti delicati; il labbro superiore sporge leggermente in avanti.
«Deve essere un’insegnante» pensa la pittrice incuriosita. «Vediamo se si specchia anche oggi».
No. Non lo fa! Il suo sguardo va da una tela all’altra, infine si ferma su una in particolare.
L’opera non è di grandi dimensioni, ma rivela una preparazione e una tecnica di alto livello.
La sconosciuta si sente attratta senza una ragione ben precisa da ciò che rappresenta: una donna in piedi su uno scoglio. La figura sembra in procinto di andarsene perché il corpo è in parte rivolto verso la terra, ma il capo rimane rivolto verso il mare.
«Sembra in attesa di qualche cosa, forse di una nave: di un uomo?» pensa.
Chiude gli occhi un attimo, li riapre lentamente e per ali uni lunghi istanti rimane come rapita.
Alla fine fa un lungo sospiro e scompare. La pittrice rimane un lungo momento con lo sguardo fisso sul vuoto lasciato. Prende poi dal pacchetto sul tavolino che ha vicino una sigaretta. Mentre l’accende, non avverte più, nei confronti della sconosciuta, quel sentimento di antipatia che le era sorto spontaneo il giorno prima, ma è pervasa da una sensazione di curiosità.
Il viso radioso della sconosciuta occupa i suoi pensieri anche durante il pranzo. Avverte un vago desiderio di conoscerla.
Se il quadro ha destato il suo interesse, tornerà sicuramente a vederlo e lei deve fare in modo di parlarle. Rimane pensierosa per alcuni istanti poi, sorridendo, va alla vetrina e toglie la tela che, dopo, appende a una parete. Non proprio in vista.
Il giorno dopo, sabato, la sconosciuta non si fa vedere e la pittrice rimane delusa.
Nicoletta, chiamata da tutti Nichi, è seduta su una poltrona del soggiorno. Giuseppe, l’uomo col quale convive da cinque anni, è partito per Udine, sua attuale sede di lavoro.
«È meglio che parta subito dopo il pranzo, mi attende un viaggio lungo» aveva osservato l’uomo scrutando il cielo oltre la finestra.
Il padre della ragazza, quella domenica erano a pranzo dai suoi genitori, era intervenuto:
«Fai bene a partire fintanto che c’è luce, perché le previsioni danno nebbia in quella zona».
Arrivati nel loro appartamento, lui aveva notato il lieve velo di tristezza sul volto della sua donna. L’aveva presa tra le braccia e, baciandola, aveva detto:
«Ho già chiesto una settimana di ferie a gennaio. Andremo a Cortina. Ti va?».
Sì, le andava, e mentre lui finiva di vestirsi, lei era già con la mente sulle piste innevate.
Ma ora è sola. Non ha compiti da correggere e in quel momento non le va di ascoltare della musica. È sola e in attesa come la donna del quadro. All’istante decide di andare alla galleria d’arte. La malinconia è sparita! I suoi passi sono veloci, mentre avanza speditamente sul marciapiede.
Incredula, col naso incollato alla vetrina, guarda il quadro che ha sostituito quello che ha suscitato il suo interesse. Rimane alcuni istanti incerta, infine decisa, spinge la porta a vetri: una ventata d’aria calda la investe.
Essendo un pomeriggio festivo, ci sono molti visitatori, ma Nichi neppure li vede, presa com’è nella sua ricerca: in un attimo il suo sguardo fa il giro delle pareti.
La pittrice, che l’ha vista entrare ha un brivido di piacere, sorride tra sé e s’avvicina.
«Forse, ciò che cerca è da quella parte» dice con voce morbida, calda.
La visitatrice trasale, si gira meravigliata, sorpresa per quell’accoglienza e rimane per un momento in silenzio a guardare la donna che ha parlato. Ne incontra gli occhi neri, lucenti, e lo sguardo divertito: la pittrice indossa un paio di pantaloni grigi con un maglione azzurro, è leggermente più bassa di lei e prestante.
«Ho notato il suo interesse nei giorni scorsi» spiega la voce calda.
Nichi annuisce e la segue verso la parete dov’è appeso il quadro che cerca.
A pochi metri da loro il proprietario della galleria d’arte le osserva. Conosce Nichi perché è una delle insegnanti della propria figlia. Al suo ingresso, le ha rivolto solo un cenno di saluto senza smettere di conversare con alcuni visitatori e probabili acquirenti. Deve fare lui gli onori di casa, perché la pittrice preferisce rimanere nell’anonimato. Dopo qualche minuto l’uomo si scusa con i visitatori e le raggiunge.
«È un piacere vederla. Come sta signorina?».
«Bene. Grazie. Può concedermi qualche minuto?».
«Certamente».
«Vorrei acquistare questo quadro. Può dirmi il prezzo?».
Gli dispiace dover riferire che non è in vendita e mentre lo fa lancia un’occhiata alla pittrice. Chissà che non abbia cambiato idea.

Dal libro Perché non lei? di Marisa Giaroli

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