Chimica, perché siamo anche atomi, molecole e note musicali, e odore di ipoclorito di sodio, e parole sconnesse di una canzone con pretese di melodia, e la melodia c’è, un po’ sincopata e singhiozzante, ma c’è e veicola l’attività elettrica dei neuroni nell’aria, in altri atomi e molecole che se solo volessi potrei toccare con le punte delle mie antenne da marziana, di radar volto a monitorare angosce e note stonate fuori sintonia con la vita che consuma la vita.
Con le mani giunte come in preghiera mi perdo nel labirinto dei miei pensieri veloci, vorticosi, la testa china in avanti, la fronte sugli indici uniti e gli occhi chiusi volti a dissezionare i ricordi passati con precisione, meticolosità e un’ombra di accanimento. Assorbo il mio odore con tutti i sensi e mi riparo al mio stesso calore, l’unico possibile, l’unico confortante: come home baby.
E lo sguardo inchiodato al muro davanti ai miei occhi acquosi, il vecchio quadro vecchio come la storia del mio dolore inchiodato come Cristo -mio fratello morto per me, hanno detto- ma solo io ho il diritto di morire per me stessa portandomi dietro i nodi non sciolti di un primo pomeriggio piovoso ma pieno di speranza di fronte al mare di Alassio. I primi freddi, le barche, il dedalo di viuzze ed io e lui ancora convinti della nostra solidità, roccia opposta alle burrasche della vita, alle onde bianche di spuma. La ragazza bruna dai corti capelli arruffati si avvicinò: acquerello o carboncino?
Nel mondo, nelle strade del mondo che ho percorso ci sarà sempre un po’ di me, anima tornata a stillare gocce di lacrime e sangue, liquidi persi diluiti nei mari solcati sotto il sole di un ottobre lontano. Due corpi vicini ma le essenze si cercavano ancora, impresa ardua, codici sbagliati, incompatibili prodromi di un decennio di recite future ma inconsapevoli: sinceri propositi di solidità costruttiva, ma non avevamo fatto i conti con il tornado che ci ha spazzati via come tetti di paglia.
Quieto e irruento insieme, sballotante come il mare all’improvviso, una descrizione minuta e allo stesso tempo immensa dell’interiore umano… davvero coinvolgente! Ben fatto!
Uno stile di scrittura da grande autore!
Grazie
Francesco
tracce di fragilità perduta negli immensi suoni della Vita…
…un racconto molto intenso, Dyo…
Un bel racconto di riflessioni sul destino e sull’umana vicenda.
Chi siamo? “Siamo atomi, molecole, parole di una canzone…”
Siamo poesia, siamo pura melodia. Siamo creature per le strade del mondo.
Un caro saluto
Bel racconto di intense riflessioni sul destino delle umane cose. Complimenti
Daniela Quieti
Dici che siamo atomi,molecole, note musicali. Un vecchio quadro inchiodato come il dolore…
Siamo alberi in balia dei venti!
Toccante e travolgente come il tornado del tuo racconto!
Complimenti!
marinella (nonnamery)
Molto bello, veramente, questo tuo racconto. Ottimo stile, e bellissime sono le tue considerazioni. Chi siamo? Atomi, particelle…note musicali, mare in tempesta, passione?Di sicuro un vento impetuoso ci può spazzare via come tetti di paglia. Bravissima, Lenio.