Quest’uomo
ha occhi d’ambra liquida
e un sorriso da satiro
che viene dal Tempo,
e da quella terra
ove Marsia rideva
e gli dei consumarono
le loro battaglie.
Sulla sua pelle
un dio fra i tanti
stampò un arcipelago
di piccole isole,
di giorni e di nomi
che egli già conosce,
e ha attraversato
prima di approdare
sul margine inesplorato
del mio abisso.
Quest’uomo
si aggira cauto
come forestiero
tra dedali ombrosi
che passi di donna soltanto
nell’alba ospitarono,
tra le macerie di qualche amore
e una galleria di stinti ritratti
requiem per sogni
appena sfiorati.
Quest’uomo,
che crede nel destino
tra le sue mani stasera
culla la mia vita
ed i frammenti aguzzi
ad uno ad uno compone,
su trame di cristallo levigate
da una beffa di venti
e da quell’onda,
che dono imperscrutabile
e insidiosa compagna
fu al mio andare.
Inatteso il suo nome tintinna
– moneta d’argento –
sul duro selciato dei miei giorni.
Ad A.


