Si può dipingere il mondo con le parole?

Ad una lettrice che mi ha domandato se si può dipingere il mondo con le parole, come fa un pittore con un quadro, ho risposto di sì. Lo scrittore fa della sua pagina scritta la tavolozza delle proprie idee, dei sentimenti, ma anche delle proprie tinte e dei propri toni. E dà pennellate di luce al cielo, mette sfumature d’oro sugli alberi, accende di luce lampioni sul far della sera. Ritrae nella mente messaggi e metafore. Si muovono luci e ed ombre nei paesaggi sospesi dell’anima. L’emozione d’amore descritta emana caldi colori e il rosso si fonde al giallo, all’arancione, al paesaggio circostante. La sensazione di tristezza inonda di tinte grige e scure anche il lettore, così come il timore, la paura, il dolore. Tutto ha voce e dà voce. Tutto ha melodia, ritmo, suono, ma soprattutto colore. Come in un quadro. Il quadro più bello: quello della vita.

Nicla Morletti

***

Immagine: Garden Path di Richard S. Johnson, particolare

4 Commenti

  1. Gentile Nicla, colori e parole, suoni e sensazioni, come la carezza dell’aria, il calore del sole, il tremolio delle stelle, la forza di un abbraccio, sono il nostro mondo, che ci avvolge e ci comunica tutta la sua immensa ricchezza e che noi, in piccola parte, contribuiamo a completare.
    a seguire posto per l’argomento il racconto:

    BLU COME LA TERRA NEGLI OCCHI

    Era la penultima ora. Il professore tossiva e si era accostato alla finestra socchiusa. A intervalli respirava profondamente. Le mani si torcevano davanti alla bocca per attutire il rumore sordo, la destra rigirava l’anello d’oro che gli era rimasto infilato all’altro anulare. Era l’unica prova che gli restava di non essere passato come un’inutile meteora. Poi, quietata la crisi, lentamente si riavvicinò alla scrivania, si aggiustò gli occhiali e si mise a sedere dietro la cattedra, abbozzando un sorriso smozzicato.

    – Cosa stavo spiegando? – la voce era tornata pacata, seppure flebile, e guardò gli alunni con dolcezza.
    – Il Big Bang – accennò Giacomo dalla quarta fila, sporgendosi per farsi riconoscere.
    – No, eravamo già al sistema solare – intervenne Maddalena con la mano alzata.
    – Sì, cinque miliardi di anni fa. Avevo già iniziato a parlare del sistema solare, di come una nebulosa di gas e povere cosmica ha formato il sole e i pianeti – ormai Rondella poteva proseguire, – la terra è nata allora, una palla blu vicino al sole, e il sole era inizialmente una stella azzurra. Anche acque e cielo, quando apparvero, prima mescolati, erano blu. Una massa unica, meravigliosa.
    – Dev’essere stato uno spettacolo! – accennò Chiara – Avrei voluto essere presente in quei momenti. È vero che gli astronauti adesso, quando sono in orbita, dallo spazio, vedono la terra grigia? L’hanno detto in TV.
    – Io quella notizia in televisione, Chiara, non l’ho sentita. Spero che non sia vero. Sarebbe una conseguenza dell’inquinamento. Potresti fare una ricerca. Ma a volte, per stupire, si esagera un po’. Il grigio è il colore della mediocrità e della vecchiaia. Il blu è il colore della nascita. In astratto è anche quello della spiritualità– Rondella, quando poteva, faceva sfoggio di cultura con i bambini. Era tutto quello che gli era rimasto, tra poco avrebbe dovuto abbandonare l’incarico.
    – Quando sono nata io però c’era il fiocco rosa – protestò Samantha.
    – Lo sai che il rosa e il blu stanno benissimo vicini? – Rondella continuò infervorato – Poi i colori sono cambiati, sono apparsi il verde, con i primi vegetali, il giallo, con i fiori, il rosso, con il sangue degli animali. Milioni e milioni di anni dopo. Ma il più bello è sempre il blu.
    – Vicino al nero è bellissimo – Luca a volte portava anche in classe la casacca da interista.
    – Per me il rosa è più bello, e anche il viola, – ribattè Samantha parlando tra sé – a lui il mio dolcevita non piace di sicuro. Per fortuna.

    Tra quell’uomo stanco e i ragazzini si era instaurato un buon rapporto, riconoscevano in lui un nonno istruito, affabile e leggermente eccentrico con quell’insistenza su mondi a loro estranei, e qualcuno si era appassionato alle materie e qualche minuto lo stava a ascoltare. Anche se non vedevano l’ora di toglierselo di dosso, come una cimice, per ritornare a cose più importanti. Per Rondella invece la mattina era il centro della giornata e dell’esistenza. Come avrebbe trascorso i prossimi anni adesso che era solo?

    – E se è il colore più bello perché allora noi non siamo blu ? – Giulia, certa di mettere in crisi il professore, si scrollò i capelli sorridendo e girandosi intorno.
    – Bella domanda, Giulia. Perché pensi che l’essere umano dovrebbe eccellere nella bellezza del cosmo? La ammiriamo, intorno a noi, ma non siamo al centro dell’universo – Rondella finì la frase in calando, poi ricominciò a tossire e strinse le mani al petto. I ragazzini si guardavano l’un l’altro – La bellezza è ovunque.
    – Cosa c’è al centro dell’universo? – replicò ancora Giulia in piedi, scodinzolando, indifferente al calo di voce di Rondella – si sa almeno dov’è? Sarà blu, ancora blu, il centro?
    – La bellezza ovunque? Quando entriamo c’è quel varano della bidella … – sussurrava intanto Luca dal fondo dell’aula.

    Il professore non rispose, si sentiva mancare. Rimase alcuni istanti impettito, vagando con lo sguardo sopra i ragazzini che lo scrutavano in un inusitato silenzio. Fece un lungo sospiro. Poi improvvisamente si piegò in avanti e reclinò il capo sulla cattedra – Ehi, professore, si sente bene ? Prof ! – Antonella si alzò dalla prima fila di banchi e si avvicinò per osservarlo – Stiamo lontani. Marco, chi va a cercare la bidella? Corri tu?
    Rondella si era fatto immobile, il volto bluastro. La bocca era rimasta aperta. Dietro gli occhiali, scivolati sul tavolo, si intravedevano, spalancati e ancora nitidi, i suoi occhi azzurri.

  2. Certo, cara Nicla, le parole si dipingono, perchè le vere Liriche sono tele, come quelle che Lei e Robert avete scelto per corredare i nostri testi; le parole possono essere anche note, che creano spartiti di velluto da recitare…
    Le parole sono ‘tasti di Dio’, se si impara a suonarli, a dar loro i colori e la musica giuste.
    Se imparassimo a usare solo ‘certe’ parole esisterebbe molta più armonia… perchè, purtroppo, le parole sanno essere anche pugnali.
    Grazie per questa risposta d’Amore!

  3. “…Come in un quadro. Il quadro più bello: quello della vita.” che i poeti hanno scoperto nel profondo del loro cuore e che non possono fare a meno di indicare al mondo.
    Così i poeti vanno in cerca delle parole come temerari con l’ingrato compito di mostrare il colore verde a un cieco dalla nascita,
    ll mondo di solito tira dritto senza curarsi di loro e dei loro scorci di verità, ma capita talvolta di fermarsi ad ascoltare e di riuscire a vedere, oltre il velo grigio della propria esistenza, la magica successione di albe e tramonti, il profondo nero degli abissi e il chiarore sconfinato delle stelle nell’universo e in se stessi.
    Grazie Nicla e grazie alla Redazione per aver saputo convolgere ancora una volta tanti autori, per aver saputo raccogliere i loro frammenti di luce per formare un nuovo splendido mosaico. Antonio ds .

  4. Gentile Nicla,
    sì, credo anch’io che si possa dipingere il mondo con le parole, e con i sogni. A me, soprattutto i versi, danno l’illusione di riappropriarmi del tempo e, quasi, di proteggermi dalle paure, riconsegnando luce e colore a emozioni, memorie e ideali.
    Complimenti vivissimi per il prestigioso premio conseguito e un caro saluto

    Daniela Quieti

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