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Padre

E ti rivedo, padre,
sicuro e dritto sull’impalcatura,
la mestola in mano,
sporche le vesti di calcina, o nei campi,
intento alla zappa o alla vanga
secondo le stagioni.

Adesso, padre,
c’è nebbia nei tuoi occhi
e melagrana amara a sgranare
é l’amarezza dei tuoi giorni a venire.
Un terribile morbo ti fiacca l’anima.

Ben lo sapevi, padre che non c’è premio al fine
in questa nostra umana avventura
e solo vecchiaia e morte saran la ricompensa.
E’ nel sogno l’unico senso della vita,
l’unica gioia che ci è data, quando la mente pensa
e la mano esegue il suo progetto, incurante della stanchezza.

Di te, padre, mi rimarrà il ricordo
di uomo forte e buono che realizzò molti sogni.
Di te parleranno le tue opere di mattoni e pietre.

C’è una crepa nel muro da riprendere, sai
e nell’orto l’ortica di nuovo insidia il solco.

Ma altre mani eseguiranno, padre,
ciò che la tua mente
ancora confusamente insegue.
Riposa adesso, e attendi
il meritato riposo fra le stelle.

Immagine: La raccolta delle olive di Andre Deymonaz

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