Ho chiuso gli occhi

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Ho preso le tue mani
Le ho poggiate sul mio viso
E ho chiuso gli occhi
Non voglio più
Non ho mai cercato di meglio
Sento
Le tue mani
Sul mio viso
Le tue mani
Mi dicono
Che non si può
Che non sbaglio
Perchè
Le tue mani
Sono quello
Sono tutto
E non ho mai cercato di meglio


3 agosto 2006

Se ti penso, sai, sento il mare, sento il vento. Posso ascoltare il frangere di un’onda sulla battigia. Scorre e trascorre, frange e rifrange, questa onda, con la pazienza che solo il mare conosce. Senza sosta, senza mai arrendersi, tocca con la leggerezza delle tue dita la rena umida e si ritira con la tua stessa dolcezza. Gioca un rimpiattino gentile con le conchiglie di questa immensa spiaggia che ho di fronte. Gabbiani felici volano alti lanciando grida querule, un vento leggero spazza la sabbia bianca mulinando intorno le mie gambe. L’odore di questo vento, il sapore di questo mare che sa di spezie d’oriente mi lascia attonito a guardare lontano. Spazio con lo sguardo, seguo l’andamento lento di una barca che scompare in un sole a pelo d’acqua. Penso a Te, vorrei averti a fianco, mentre un’onda mi accarezza le caviglie, sento scorrere la tua mano sul mio collo. Ho la sensazione di essere fermo qui da ore, eppure il sole è salito solo qualche dito oltre l’orizzonte; un cane venuto da chissà dove si avvicina festoso, i suoi grandi occhi marroni mi scrutano curiosi, allungo la mano, gli carezzo il muso bagnato, felice mi ricambia. Ho mille pensieri per la testa, milioni di racconti da farti, milione di parole che ancora non ti ho detto. Cammino lentamente godendomi i raggi caldi del sole, gli occhi colmi di lacrime, con una voglia disperata di Te. Avrei bisogno di Te, qui al mio fianco. Prenderei la tua mano, intreccerei le mie dita con le tue. Cingerei la tua vita e ti stringerei a me, appoggeresti la tua testa alla mia spalla ed io potrei finalmente risentire il profumo dei tuoi capelli; voltandomi indietro le orme dei tupoi piedi si confonderebbero con le mie, diventando un tutt’uno non appena un’onda dispettosa si divertisse a ricoprirle con la sua spuma bianca. Ti accarezzo il viso e sollevi lo sguardo verso me, vedo la tua bocca avvicinarsi alla mia alla ricerca di un bacio. Prendo il tuo viso tra le mani, i tuoi occhi sono socchiusi, sento il tuo respiro leggero confondersi con il mio. Incontro le tue labbra calde, morbide, le sento schiudersi con la dolcezza di un bocciolo di rosa. Voliamo insieme, inesauribile carica d’Amore, di gioia, di voglia di vivere che nessuno sarà in grado di comprendere mai. Qualunque cosa potrà accadere, questi saranno stati i nostri attimi, i nostri giorni. Uno, due, trecentosessantacinque, duemila, cinque milioni, non importa. Mi basta averti incontrata. Ora so che ci sei, che anche per un solo giorno mi hai voluto bene, mi hai amato, perchè così è stato.

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JetStream

Chi sono… saperlo! Davvero arrivo alla veneranda età di 40 anni e mi comincio a chiedere chi sono. Forse per la prima volta comincio a chiedermi cosa voglio fare da grande, proprio quando dovrei cominciarlo a chiedere ai miei figli. E’ la crisi di questi anni, mi dicono gli amici, è normale, mi dico io. Poi però passo le notti in piedi, complice una vita di lavoro giornaliero che non appaga, amori sconclusionati, una testa che non ne vuole sapere di tornare… al solito posto, cioè sulle spalle (grazie Totò e Peppino). Lo scrivere è una vecchia malattia, sin dall’infanzia… adoro scrivere, adoro vedere quei miseri pezzetti di carta bianca che prendono vita al suono di quei disegnini che chiamiamo lettere. Una lettera dopo l’altra che diventano frasi, una frase dopo l’altra che diventa paragrafo…
Non c’è sinfonia più bella! Poi una notte scopri, dimenticato, un libro di Neruda, lo guardi di sottecchi e pensi: “Ma che mò me metto a legge le poesie…” e da quel momento non smetti più. Un autore dopo l’altro, una notte dopo l’altra. Che meraviglia e poi da cialtrone quale sono, da Capitan Fracassa quale mi sento mi butto giù a scriver versi senza vergogna. Ma tanto li leggerò solo io, poi scopri che vuoi anche condividerli con gli altri e quindi un giorno li leggi ad un’amica (e dai lo sanno tutti che le donne hanno un animo più sensibile, e poi sono anche più dolci nel giudicare!), poi ci provi con un blog tutto tuo, che tanto non legge nessuno e alla fine scopri un posto dove qualcuno dall’animo gentile, ha deciso di dare voce a quanti al pari di me non vogliono altro che giocare con la propria anima e le parole più colorate che riesci a dipingere.

7 Commenti

  1. Mi piace molto il racconto, Jet. E’ una cosa che forse ho scritto altre volte. Ciò che ci piace, ci piace perché lo sentiamo nostro. Così è stato per questo tuo racconto. Il mare, le immagini che fai scorrere dinnanzi ai miei occhi le ho sentite e le ho vissute.
    Hai ragione, non conta quanto dura. Conta sapere che c’è quel Tu, quel Tu che si differenzia da tutti i tu che costellano la nostra esistenza. L’importante è sapere che, al di là di tutto, c’è.

    Un abbraccio
    marilena

    PS: Ti segnalo!

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