Alidada –
Brividi sento
e ansia, quando
la luna cela
lo sguardo furbo
alla speranza,
traboccante in
ogni omèga.
***
Segmenti 1
Segmenti
sfiorano
liuti
Silenzi
invadono
chiostri
Anime
pregano
Dio
Segmenti
collanti
di suoni
silenzi
tormenti
universi
struggenti
ammantati
di nulla
***
Ma le parole
restano sospese,
se penso
alle accennate
dune,
divise
da una valle
che anelo
di sfiorare
con le dita.
Ed al campo
levigato
da carezzare,
lambendo
l’erica
intricata,
avamposto
di nicchie
profumate.
Vorrei dirti…
Ma le parole
restano
nel cosmo,
avviluppate
da galassie
indefinite.
***
Dopo
Il vento
ha sradicato
l’abete,
disperdendo
le foglie,
collanti
di momenti discordi
Giorno dopo giorno
a raccattare
le foglie
abbandonate,
sul suolo pregno
di neve,
a macerare.
Solo le zolle,
sconvolte,
trattengono
rivoli
degli attimi
dispersi
nel nulla.
***
Alidada di Giuseppe Romano – Tipografia Editrice Terni, 2012 – pag. 53
Il commento di NICLA MORLETTI
Un libro limpido, vibrante, emozionante, questo di Giuseppe Romano. Le suadenti poesie dell’autore si aprono ad una visione nuova, lontana dai vecchi schemi, sorrette da un’acuta ed estrema sensibilità indispensabile a far vibrare le corde del sentimento. Una tematica sempre più aderente allo spirito dei tempi, il tutto trae ispirazione dal palpitante mondo interiore e dalle emozioni che sgorgano dal suo animo. Il suo canto è improntato generalmente alla malinconia, ma non privo tuttavia di una nota di speranza e profondo pathos, mentre “segmenti sfiorano liuti, silenzi invadono chiostri e anime pregano Dio.” Bellissimi versi. Le poesie di Giuseppe Romano raggiungono una dimensione più umana, che stupisce e affascina, destando ammirazione e consensi per la loro intensità strutturale e per quella concezione tonale raggiungendo una ricchezza artistica di alto livello.
Splendido questo poetare asciutto, pure, suzzo d’intimo, copioso sentire. Versi che intonano un canto lieve che è eco allo stupore del vivere, alla meraviglia della natura, all’amplesso inevitabile di luce e tenebra. Poesie queste, che non hanno bisogno d’orpelli per mostrarsi nella loro alta e fulgida bellezza. Gaia