
O forse sì, si sarebbe anche potuta chiudere lì, se io non fossi come ringiovanita tutta d’un colpo. Se la voglia, non di nuove esperienze, ma di riprendere storie passate non si fosse prepotentemente fatta strada in me.
Certo Roma-Napoli non era una distanza impossibile. Piuttosto, era impossibile la nostra disponibilità di tempo.
Io avevo due figli e lui, anche se sposato senza figli, aveva invece un lavoro che non gli lasciava molta libertà o, perlomeno, così mi piaceva credere perché lui, forse, non voleva neppure cercarsele le occasioni per raggiungermi a Roma.
Fu così che cominciò la mia spola tra Roma e Napoli. E con essa le bugie, i sotterfugi, i sensi di colpa, lo stress di trovare sempre una copertura attendibile. Ma tutto era giustificato da quei momenti da passare insieme. Quelle ore, i nostri pranzi davanti al Golfo, le chiacchiere, le confidenze, i regalini ricordo, le musiche, i caffé preparati in casa.
Eh sì, perché nel frattempo Giuseppe aveva ottenuto in prestito da un amico una casetta al mare, per incontrarci più comodamente.
Momenti bellissimi, dolci, intimi, carezzevoli ma che mi lasciavano sempre molta insoddisfazione; perché non appena ripartivo con il treno per Roma, sentivo già che mi mancava la sua presenza.
Non ero però riuscita a capire se mi amasse o no. Sfuggiva, sgusciava quasi, di fronte a tutte le mie timide richieste di spiegazione.
Ed io ne ero invece sempre più perdutamente innamorata. Come una ventenne.
Non riuscivo però a razionalizzare se avrei mai potuto lasciare mio marito per lui. Non mi fidavo? O forse non credevo nella durata del rapporto? O più probabilmente era proprio lui che non ci credeva, che non credeva in “noi”?
Comunque ogni dubbio veniva fugato ogni volta che mi accoglieva nel suo abbraccio e mi baciava, ad ogni mio nuovo arrivo.
Il bacio di Giuseppe era per me un’oasi di conforto e riposo.
Adoravo accoccolarmi nelle sue braccia e leggere le pagine dei libri che ci piacevano, ascoltare musica, scherzare. Ci coccolavamo e, certo, facevamo anche sesso; ma come se questo fosse un gioco. Il nostro gioco; anche se eravamo ormai adulti.
Un giorno, però, non resistetti e glielo dissi. Sì che glielo dissi, tutto d’un fiato, quasi a brutto muso. Non potevo più trattenerlo dentro di me, nel corpo e nell’anima: “Giuseppe credo di essere innamorata di te”.
Lo vidi irrigidirsi, sbiancare, quasi infastidito.
Pensai: ma cosa gli ho avrò mai detto? Potevo lasciar perdere?
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“Stoppino bagnato” di Catluc è un racconto a puntate pubblicato nell’ambito dell’Iniziativa “E giunse Amore” lanciata dal Blog degli Autori insieme a Zenzerocandito. Per maggiori informazioni e partecipare segui questo link.


