35 anni da bancario di Vittorio Sartarelli

35 anni da bancario di Vittorio Sartarelli

Dal Capitolo I – Rimembranze

Finalmente, il giorno del “colloquio” arrivò, a Mauro sembrava di essere ritornato a scuola, avvertiva lo stesso disagio dell’ ”Esame”, con la differenza che, agli Esami di Stato sapeva bene cosa gli avrebbero chiesto e si era preparato apposta, quella volta invece, non sapeva assolutamente dove sarebbero andati a parare gli esaminatori. Era, allo stesso tempo, timoroso e impaziente, sapeva bene che da quel colloquio dipendeva il suo avvenire; aveva un po’ studiato su un testo di tecnica bancaria, lui che proveniva dal liceo classico, materia che gli risultava assolutamente nuova e per certi versi incomprensibile. I titoli di credito e, sommariamente, tutte le operazioni di credito che esistevano all’epoca dei veri e propri oggetti misteriosi ma, in ogni modo era pronto e in preda ad una comprensibile ansia.
Appena entrato nei locali della Banca Mauro scoprì che non era il solo a dover sostenere quel colloquio, infatti, li contò tutti ad uno ad uno erano in undici e la cosa, chissà perché, lo rincuorò alquanto. Quando toccò a lui, fece un grosso respiro scaccia pensieri, si sistemò la cravatta, si fece il segno della croce ed entrò.
Nella stanza, molto grande ed illuminata da un’ampia vetrata, dietro un’enorme scrivania erano seduti: al centro, il Direttore Generale che poneva le domande, a latere, da una parte il Segretario e dall’altra un Funzionario dell’Istituto.
Mauro si rese conto, subito, che il colloquio che gli aveva procurato notti insonni e molte paure, si rivelò ben presto soltanto una formalità. Fu messo a suo agio e le domande furono molto generiche e centrate su argomenti d’attualità, in sintesi, quella specie di test attitudinale, più che su una preparazione specifica e tecnica che, in effetti, non poteva esserci, era incentrato sulle caratteristiche dell’esaminato, sulla sua cultura generale, sul modo di presentarsi, esprimersi e relazionarsi con gli altri.
Al termine il Direttore, mostrandosi molto soddisfatto, gli strinse cordialmente la mano, si complimentò per l’esito del colloquio e gli disse alcune parole sulle quali Mauro, poi, si fermò a riflettere a lungo: “ So che scrivi con successo su alcuni giornali, ho letto alcune tue cose, bravo mi hanno interessato, vedrai che queste tue qualità ti serviranno nel tuo lavoro!”. Porgendogli, infine gli auguri, lo pregò di portare i suoi saluti all’Onorevole e gli anticipò che, al più presto avrebbe ricevuto la lettera d’assunzione, congedandolo con un ampio sorriso.
Mauro uscì da quella stanza come un automa, doveva sentirsi l’uomo più felice della Terra in quella circostanza, considerato quello che aveva passato negli anni precedenti, sempre alla ricerca vana di un posto di lavoro che non si trovava. E, ora, lo attendeva una vita nuova eppure, era come irretito, aveva la sensazione che il tempo si fosse fermato, non riusciva ancora a realizzare quello che gli era stato appena detto. Rimase così immobile per qualche minuto, appoggiato ad un tavolo assorto in quel suo stordimento emozionale, non se ne rendeva conto ma, il suo cervello aveva subito uno shock : un commesso della Banca che l’osservava si preoccupò e, avvicinandosi, gli chiese se stesse bene, al che Mauro si scosse, ringraziò ed uscì quasi di corsa dall’ingresso principale.
Una volta fuori, salì in macchina e scoppiò in un pianto, dirotto e irrefrenabile, la tensione si era, improvvisamente, dissolta ora che era tornato in sé, poteva dare sfogo a  quel pianto liberatorio che saliva dall’anima, a lungo represso per tutto il periodo delle sue sofferenze durante gli anni precedenti. Ormai non riusciva più a frenare la sua gioia, finalmente l’incantesimo si era rotto ce l’aveva fatta e avrebbe voluto gridarlo a tutto il mondo.
La prima persona alla quale Mauro comunicò l’esito del colloquio, ovviamente, fu la sua fidanzata, il suo amore trepidante, che raggiante e felice lo abbracciò così forte come se lo avesse rivisto, in quel momento, dopo molti anni di separazione. Infine, andò a dirlo ai suoi genitori che tanto si erano sacrificati per lui durante la sua esistenza e che meritavano questa ricompensa sentimentale da parte sua. Era finalmente arrivata per lui la fine di un incubo che sembrava non dovesse finire mai.
Si era alla fine di dicembre del 1962, nei primi giorni di Gennaio del 1963, gli giunse la tanto attesa lettera d’assunzione in banca, era una raccomandata che Mauro conserva ancora, gelosamente come un cimelio, tra le sue vecchie carte. Il testo recitava che era stato assunto con la qualifica di Cassiere, che avrebbe dovuto prendere servizio il giorno quindici dello stesso mese, nella sede in una cittadina rivierasca della provincia e, cosa molto importante per allora e per la disastrata condizione economica di Mauro, che il suo trattamento economico mensile, come impiegato di prima categoria, sarebbe stato di Lire ottantaquattromila e per quindici mensilità all’anno. Il 1963 iniziava sotto i migliori auspici, non c’erano dubbi ormai, ma solo certezze.
Egli era felice come non lo era stato mai, sembrava finito per lui finalmente quell’odioso periodo caratterizzato dalla ricerca affannosa e continua di un posto di lavoro, lasciava la sua attuale situazione di precariato lavorativo per entrare, con un contratto a tempo indeterminato, in un mondo lavorativo nuovo, tutto da scoprire, il mondo della finanza e delle Banche che ora lo affascinava molto, tuttavia, la conquista più importante della sua vita era costituita dal fatto di aver raggiunto la tranquillità e l’indipendenza economica. Nel giro di qualche anno, avrebbe potuto sposare la donna della sua vita che con fede ed amore lo aveva atteso per molti anni. Poteva crearsi una famiglia alla quale dedicare la sua vita senza avere più le paure e le angosce per il futuro.
Mauro aveva da poco preso servizio e si stava godendo quella sua nuova esperienza lavorativa quando, improvvisamente, si materializzò nella sua mente un problema che, nel giro di qualche mese, per le conseguenze che avrebbe potuto arrecargli, rischiava di compromettere l’acquisizione del suo posto di lavoro. Il problema, in effetti, esisteva già prima, solo che egli se n’era, assolutamente, dimenticato: doveva ancora compiere il servizio militare di Leva.
Ogni anno, si era preoccupato di presentare la documentazione attestante la frequenza all’Università, ora purtroppo, nel mese di febbraio di quell’anno avrebbe compiuto ventisei anni e con essi avrebbe esaurito la possibilità di un ulteriore rinvio. Se fosse partito, infatti, in seguito al ricevimento della cartolina di precetto, alla fine di febbraio, non avrebbe neppure, potuto completare il periodo di prova in banca che era fissato in tre mesi e, di conseguenza, non avrebbe neppure potuto chiedere la conservazione del posto di lavoro.

Il commento di Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari

***
35 anni da bancario
di Vittorio Sartarelli
2014, pag. 200
Ilmiolibro.it

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