Mario e il “Folletto dispettoso” di Francesco Biacchi

Mario e il “Folletto dispettoso” di Francesco Biacchi

Breve Introduzione

Mario e il “Folletto dispettoso” vuole essere un racconto per ragazzi con lo scopo di aiutare i giovani lettori in quel momento di passaggio tra l’infanzia e la prima adolescenza, fase in cui per molti (per troppi purtroppo non lo è mai stato) il mondo finisce di essere un gioco, mutando in qualche cosa di diverso, di più complesso da capire e da affrontare.
Per i più fortunati nascono in quel periodo delle sensazioni nuove che prima non si percepivano, presi dalla scoperta di un universo tutto sconosciuto, in compagnia dei nostri eroi che quotidianamente ci accompagnavano: giocattoli, soldatini o bambole. Assieme a loro risultavamo invincibili, anche se spesso redarguiti per punizione a causa delle immancabili marachelle compiute.
Troppi invece sono i meno fortunati resi eroi essi stessi dalla malvagità, fin dai primi giorni di vita.
Molto lentamente o troppo velocemente, prima o poi quei gingilli si allontanano, cominciando a lasciare il posto a un mondo interiore che si affaccia alla realtà come un rigurgito di cui non se ne ha un controllo immediato, ma che tuttavia deve essere scoperto, affrontato, decifrato e in qualche misura dominato.
Nel libro sono presenti stereotipi di personaggi “positivi” e “negativi”, approcci educativi diversi messi in atto da questo e quel personaggio, fino a chi del ruolo di educatore proprio non si sente investito.
Per questo considero questo racconto una lettura utile, non soltanto per i più piccoli, ma anche, e forse soprattutto, per i più grandi, perché chiunque è chiamato a “educare”, a essere di esempio e a darne, anche al prossimo.
Gli errori educativi subiti, chi più chi meno, li abbiamo pagati tutti, portandoceli sempre appresso! Essi sono tra i nostri più “fedeli” compagni di vita.
Cerchiamo allora di riservare agli altri, per quanto possibile, compagnie migliori.
Quella che suggerisco quindi è una lettura congiunta tra “grandi” e “piccoli”.
Francesco Biacchi

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Prologo

L’ultima edizione de “L’Asterisco”, il giornalino pubblicato dalla scuola che usciva una volta al mese, riportava nei minimi dettagli “un’entusiasmante azione di polizia” allo scopo di celebrarne l’efficienza e lo spregio del pericolo.
In realtà, più che di un giornale vero e proprio, si trattava di una serie di fogli A4 puntati insieme.
Tuttavia per il paese in questione, che presto riconoscerete, costituiva un potente mezzo di informazione.
Fu fondato da Ilenia, una giovane e perspicace insegnante, che con l’ausilio di un computer, un programma e una stampante, ogni trenta giorni ne stampava un centinaio di copie che venivano distribuite dagli scolari nei principali punti di ritrovo, come il municipio, la biblioteca, i bar e le associazioni presso cui i cittadini potevano approvvigionarsene o leggere.
Quello che rendeva unico il rotocalco stava nel fatto che gli autori degli articoli erano gli alunni, ai quali un po’ per compito e un po’ per premio, veniva affidato l’incarico di scrivere su fatti, questioni, problematiche e curiosità inerenti la vita del paese.
Ciò costituiva un sagace metodo escogitato dall’insegnante per far partecipare i giovani cronisti alla loro stessa educazione civica.
Una copia dell’ultima edizione era finita nelle mani di Dario, baffuto e corpulento sergente di polizia, il quale scuro in volto nonostante la radiosa giornata primaverile, attendeva impaziente l’arrivo di Antonio, il suo attendente.
Vedendolo giungere sbirciando dalla finestra, si ricompose alla scrivania col giornale nelle mani e gli occhi catturati dall’articolo che, firmato in calce dal nipote del collega, lo riguardava direttamente.
L’attendente, alto e magro quanto uno scheletro, appena varcata la soglia dell’ufficio si dovette contorcere per evitare che quel giornale arrotolato, scagliato con rabbia e veemenza dal superiore, lo colpisse in piena fronte.
«Contento eh capo!» disse strizzando l’occhio e col pollice alzato.
“In una notte buia e tempestosa…”. Così iniziava l’articolo di glorificazione delle forze dell’ordine di quel comando, proseguiva narrando la missione dei due poliziotti presso la casa del signor Linderman, un produttore germanico di cuscini e materassi confezionati con “fera piuma t’oca tetesca”.
Egli, uditi alcuni rumori sospetti provenienti dal magazzino, chiamò la polizia.
Quando Dario e Antonio con passi felpati, tra le intemperie, arrivarono presso la porta del deposito, a una folata di vento più forte delle altre, seguì uno sbattere di finestre con i vetri di un’anta che andarono in frantumi.
Il sergente allora, rompendo gli indugi, aprì con una pedata il portone e intimò “l’altolà, chi va là?!?” con la pistola in pugno. L’articolo proseguiva spiegando che: “…tra la finestra aperta e l’uscio spalancato si creò una corrente d’aria che investì il sergente depositandogli sul mantello tutto bagnato gran parte delle piume. Sopraggiunto il signor Linderman, vedendo quell’enorme pennuto bianco là nel mezzo, illuminandolo con una torcia e puntandogli il fucile contro esclamò con accento tedesco: “Cosa tiafolo essere kvello?”.
Poi il “pezzo” asseriva che non furono rilevati segni di scasso e che tutto il subbuglio era stato causato da una finestra dimenticata aperta.

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Riconoscimenti:
“Segnalazione di merito” alla xxxx edizione del premio “C’era una volta….” di Deruta (PG), organizzato dall’Associazione “Amici dell’Umbria – Agostino Pensa”, con assegnazione all’autore di diploma d’onore e medaglia.

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Mario e il “Folletto dispettoso”
di Francesco Biacchi
2014, 95 p., brossura
Gruppo Albatros Il Filo

Il commento di NICLA MORLETTI

Leggere un libro per ragazzi è sempre uno spasso, una meravigliosa favola per grandi e piccini, soprattutto quando non mancano allegorie, metafore e fatti che ci riportano al nostro quotidiano vivere. Ho trovato piacevole, frizzante e stimolante leggere questo volume dal titolo: Mario e il “Folletto dispettoso”, la cui copertina riporta un’illustrazione dell’autore stesso. E la serata si è accesa di colori, sfumature e tinte decisamente armoniose, mentre la serenità si faceva strada pian piano nell’anima mia, tra  mugnai, case imbiancate di verde, simpatici parroci di paese e rintocchi di campane nel bel mezzo della notte. Fatti straordinari e misteriosi sconvolgono improvvisamente una comunità abituata ad una tranquilla vita tipica dei borghi antichi. E poi cosa c’è di più bello di una splendida notte con la luna piena in cielo? In questa accattivante e intrigante atmosfera il giovane Mario esce di casa per ammirare il fantastico plenilunio, quando, all’improvviso, uno strano cappello abbellito da due piume di pavone, gli cade sulla testa ed un vortice di vento lo avvolge. Ma la cosa più interessante è che il vento parla, ebbene sì, ha una voce… Inizia così l’avventura in un mondo magico e incantato popolato da imprevedibili creature. Scriveva Aristotele:  “Esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la vera felicità.” E Francesco Biacchi nello scrivere un libro di favole così bello, dimostra tutto il suo ingegno, tutta la sua capacità, tutta la sua creatività nel narrare una storia che tiene con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, sia i grandi che i piccini, un racconto adatto a tutti, perché ciascuno di noi ha dentro di sé l’universo dell’infanzia e poi quello dell’adolescenza e vedere il mondo con gli occhi dei bambini, o meglio ancora rendere felici i bambini, è semplicemente meraviglioso, perché come diceva Charles Schulz: “La felicità è accarezzare un cucciolo caldo, è stare a letto mentre fuori piove, è passeggiare sull’erba a piedi nudi, è il singhiozzo dopo che è passato.” E questa meravigliosa fiaba che parla di folletti dispettosi mi ha reso felice.

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