L’amato riverbero

Nel mio scrigno conservo intatti
i giorni della dolcezza.
Struggente è il ricordo
di un sogno interrotto brutalmente.
Questa storia che non conosce fine
ha sprangato le porte del mio avvenire.

Perché hai lasciato che scavalcassi
il recinto dell’incertezza?

Perché hai piantato bulbi di speranza
nel mio giardino?

 

Sono albero che mai maturerà i suoi frutti;
resteranno appesi ai miei rami
come le tue indelebili promesse.
Il mio cuore scalfito,
adesso, non sa più amare. 
La mia anima  forgiata e dannata
fugge e rifugge ogni approccio.
Hai rapito i miei desideri
e infranto i miei pensieri.
Sei sempre presente nella tua assenza,
e non v’è altra presenza
che distragga la mia coscienza.
Sciogli queste catene,
liberami da questo tormento.
Lucida lo specchio dove scorgo solamente
l’ombra dell’amato riverbero.
Restituiscimi alla vita ormai smarrita,
poiché sento che sto perdendo ogni sentimento.

6 Commenti

  1. Grazie a tutti: commenti che fanno piacere, perchè vedo -comprensione-.

    Sì, è vero, è difficile dimenticare certi tormenti, e chi li ha provati sa cosa significano. 😉

  2. L’ecronimo tra natura ed amore, nelle tue parole sebrano quasi essere sinonimo. Mi piace molto quest’associazione di idee, fa sorgere alla mente un giardino fatato dove le essenze delle anime si trasmutano in piante, dove i frutti hanno volti e gli aggettivi hanno materializzazione. Complimenti.

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