Non più vocio di fronde

11
372

Solitude di David Lorenz Winston

Oltre occidente sei,
fuggita come rondine nella notte
scomparsa per sempre
all’orizzonte.
Ricordi di primavera evanescente
ora che l’albero spoglio
è divenuto
custode del candido specchio
del passato.

***
Immagine: Solitude di David Lorenz Winston

Articolo precedenteVorrei che tu mi sentissi
Articolo successivoRitorno
Nicola Costantino

Nicola Costantino, nato a Patti, vive in Versilia. Laureato in lettere Classiche e Filosofia all’Università di Genova, vi è stato per alcuni anni professore.
Svolge la professione di giornalista, scrittore e critico letterario; ha realizzato e condotto rubriche televisive culturali di successo e organizzato incontri sul Novecento con la partecipazione di insigni studiosi. Autore di diverse opere di narrativa e di alcune raccolte poetiche, tra cui ricordiamo: DENTRO LE ANTICHE CASE (poesie), TEMPO DELL’ESSERE (poesie), IL VENTO DELLA SERA (poesie), NELL’UNIVERSO PLURIMO (poesie), IL PICCOLO PARTIGIANO (romanzo), PROFUMO DI ROSA (romanzo), AMORI PROIBITI (romanzo) e LUCE TRA LE MACERIE (romanzo -premio Bancarellino 1992-).

11 Commenti

  1. questa bellissima poesia,come altre di Nicola Costantino che ho letto, è un”sogno ad occhi aperti”, sprazzo di memoria che riaffiora alleggerita dalla lontananza di un tempo trascorso, ma allo stesso momento, nostalgia pungente e ancora viva di quello stesso tempo introvabile e incancellabile.

  2. Dolce malinconia di una primavera nel cuore ,che si trasforma in autunno quando l’amore non ha più voli, nè canti…

    Bellissima…

    Un saluto
    Annaluna

  3. La nostalgia la fa da padrona in questa struggente melodia, nostalgia per una primavera della vita che ha lasciato indelebili ricordi.

  4. Frammenti del passato tornano in questi incisivi versi che restano nella memoria.E’una poesia molto bella.Complimenti
    Daniela Quieti

  5. Noi, eterni custodi del nostro stesso passato… perdiamo una foglia ad ogni ricordo accumulato, e quando cadono non abbiamo più potere su di esse. Possiamo solo osservarle tristemente, come l’albero si piega nella solitudine d’autunno.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

 Togli la spunta se non vuoi ricevere un avviso ogni volta che c'è un commento in questo articolo
Aggiungi una immagine