L’amore crea scintille, vibrazioni, esplosioni, fiamme… ma se poi alla fine tutto si affogasse nelle lacrime?
Questa storia è successa proprio a me. Proprio a me che ho sempre detto di non volermi innamorare. A me, che lotto per le battaglie comuni a tutte le donne. A me, madre di famiglia e moglie esemplare.
Ma, come si dice, mai dire mai.
Fu così che, un giorno come tutti gli altri, incrociai per caso un mio compagno di classe del liceo. Non lo vedevo da tanto tempo. Era decisamente cambiato, ma al momento non riuscii ad avere la piena cognizione se fosse in meglio o in peggio. Già all’epoca non era bellissimo, ma aveva sempre attorno a se tantissime donne che lo corteggiavano.
Ora aveva un viso più sottile, un mento aguzzo che sembrava scavato nella roccia. Due occhialini, sintomo della incalzante miopia, ed un’andatura dinoccolata come ai tempi giovanili.
Lo guardo, lo riconosco, lui riconosce me e ci salutiamo con un bacio “a distanza”, nel senso che mentre lo bacio tengo la mano tra me ed il suo corpo. Era per autodifesa. Ricordo infatti che aveva una insinuante sensualità, se ti avesse avvicinato ti avrebbe avviluppato nella sue spire come un’anaconda.
Dopo i soliti convenevoli finiamo in un bar a chiacchierare di matrimoni, amici comuni, vecchie glorie studentesche e professori cerberi.
Quindi mi accompagna a casa in auto. E… Mi bacia, dolcemente, quasi di nascosto, sfuggendo a qualsivoglia mio tentativo di replicare. Ci prendiamo le mani e scopriamo che “si” piacciono ancora. A questo punto sento che devo fare o dire qualcosa. “Sei bravo come al solito” è l’unica cosa che riesco a dire. E uscendo dalla macchina scappo via, come quando eravamo ragazzi.
Mi avvio verso casa e sento qualcosa che si muove nello stomaco. Il caffè, la fame per il pranzo saltato, l’emozione? Non lo so. Ma più mi avvicino a casa e più penso che devo chiarire con me stessa, ma soprattutto con i miei sensi che cosa provo. Prima di entrare in casa sento il mio cellulare che trilla e leggo: “Sei bellissima come quando eri giovane. Giuseppe”.
Rimango dolcemente interdetta e sicuramente lusingata. Non riesco nemmeno a ricompormi prima di entrare nella stessa casa “di allora”, dove ancora mi attendono i miei genitori. Infilo gli occhiali e giro le chiavi nella porta.
E’ ormai notte. Ci penserò tra le lenzuola.
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“Stoppino bagnato” di Catluc è un racconto a puntate pubblicato nell’ambito dell’Iniziativa “E giunse Amore” lanciata dal Blog degli Autori insieme a Zenzerocandito. Per maggiori informazioni e partecipare segui questo link.
Stoppino bagnato si riferisce all’infuocarsi della protagonista, che però come vedremo…si bagnerà. Chi non riesce ad infiammarsi è possibile che sia Giuseppe?
Mmmh… ho provato qualcosa di simile… la sensazione di autodifesa mista ai feromoni 😉 e poi lo stomaco che si accartoccia, l’inconscio che ci manda i segnali di fumo: “Oh, non cascarci ancora che dopo piangi!” 🙁
Mi mancano 2 cose: primo il messaggio “eri bellissima” che se fossi stata io glielo avrei fatto mangiare il cell… e poi questo titolo di stoppino bagnato… uno stoppino che non vuole accendersi, o non può? E bravi!
“..sento qualcosa che si muove nello stomaco…” già chissà cosa sarà! 😉
Intrigante fin da adesso il personaggio di Giuseppe, sento che non mollerà la presa! Aspetto anch’io!
L’amore per sua natura già divampa come fuoco se poi scoppia in una foresta di ricordi di gioventù allora diventa un incendio inarrestabile…
Avviluppato? Spire? .. wow ma che compagno di classe tenevi? 😀
Aspetto il resto!
Ars