Tutto ebbe inizio all’età di 10 anni, quando frequentavo la quarta elementare; rimasi rapito dal cartellone pubblicitario di un film che si proiettava al cinema (La foresta di smeraldo). All’inizio fu come un gioco, scrivere racconti dove io ero il protagonista, dove potevo sognare di avventure ed imprese folli e fare l’eroe, poi però divenne una parte essenziale della mia vita, una necessita, un bisogno, un modo incredibile per liberare la mia grande fantasia.
Una carrozza sfrecciava fra gli alberi come se i cavalli fossero impazziti; lo schiocco ripetuto e sconsiderato di una frusta irrompeva nel tramestio di zoccoli e clangori metallici come il
susseguirsi dei tuoni di una tempesta troppo vicina. Quattro criniere al vento, con scintillanti borchie d’argento nei finimenti, quattro ombre nere lanciate nella notte in corsa contro
il tempo, incalzavano il sentiero con impeto crescente.
Fiancheggiavano il...