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Alla ricerca di un sogno – II puntata

Harbor View de Paul Landry

La casa che più mi piaceva era un po’ in periferia, ma seguiva il corso del fiume. Si trovava dietro un’ansa a gomito, immersa nel verde di una collina. Una villetta con giardino, non molto grande, ma giusta per me. Il cancello era in comune con un’altra famiglia, ma la villetta sarebbe stata tutta mia. Un salotto con grande caminetto, perché amo restare la sera a fissare le scintille del fuoco che salgono verso l’alto. Un angolo cottura all’americana, in fondo faccio sempre colazione al bar e non solo per il cornetto, ma anche per scambiare due chiacchiere con il mio vicino. Va bene, ammetto che poi, alla fine, si tratta sempre di un uomo, ma mi piacciono quelle chiacchiere mattutine. Poi, una camera con letto matrimoniale e bagno. Sì, era perfetta. Era proprio ciò che desideravo. Da sempre. Anche il letto. Perché dormire in un lettuccio piccino anche se si è soli? È qualcosa che non ho mai capito e non capirò mai.
Mi sarei risvegliata col profumo della lavanda in un letto tutto per me. Avrei avuto gli amori della mia vita sul comodino: un po’ di Leopardi, l’amato D’Annunzio, e poi Sbarbaro, Montale, la mia cara Dickinson e l’impertinente Austen e con loro, immancabili, le sorelle Bronte. Sì, pure Prevert, ma rigorosamente in francese: chè un’altra cosa! Poi Hikmet ed Hesse a farmi compagnia. Avrei avuto anche io le mie foglie di betulla e le avrei raccolte in quelle grandi buste verdi che poi l’operatore avrebbe ritirato ogni mercoledì, al mattino quando ancora il cielo non sapeva dell’alba.
Un rito sacro, quello del mercoledì! Sentivi il borbottare di un automezzo nel silenzio della strada, ti stropicciavi gli occhi per guardare verso la finestra chiusa e ciò che vedevi nel buio era una piccola scia fumosa. “Bene, anche oggi, la nebbia!” – era presto per alzarsi. Ti rigiravi nel letto e ricominciavi a tessere i tuoi sogni.
Sarebbe stato così, certo, ma solo se le cose fossero andate diversamente. Voglio dire: se fosse dipeso da me, avrei preso quella villetta. Al diavolo la spesa e il costo! Sottrazioni e addizioni che ti riducono la vita ad un calcolo e hanno solo la capacità di complicartela! Ma, come al solito, non ho scelto io. Dovrei dire che scelgo mai qualcosa? Ebbene, non scelgo mai io! Non ho mai scelto per davvero. Le cose me le ritrovo davanti, sotto i piedi, magari ci vado a cadere sopra, ci inciampo e, allora, le raccolgo e sono quelle che poi mi toccano, quelle con cui divido la vita.
La verità?! E’ che non so scegliere per davvero perché mi faccio troppe domande. Così resto a guardare che siano gli altri a farlo al posto mio.

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