In un tempo remoto del mio cuore scrissi questa poesia
Profumo di essenza di latte.
Ricordi d’infanzia. Ricordi di sogni.
Infuso che stordisce e riporta indietro con la memoria.
Ma non tanto indietro.
Pianoforte quasi in sordina suona per te.
La mente immagina bolle di sapone che si alzano in cielo.
Sogni d’infanzia. Sogni lieti e gentili.
Ma cresci e continui a sognare.
Si fanno sogni pericolosi. Sogni ad occhi aperti.
Sogni così reali da confonderli con quelli irreali.
Cosa sia meglio fare non lo sai.
Ti appigli a parole dette nella notte.
La differenza tra reale e fantastico è attaccata alla memoria.
Memoria artificiale del nostro contatto.
"In quest’anno sono cambiata e anche tu è normale"
"…"
"Quello che provi per me è diverso dall’anno scorso è diminuito, lo so"
"Non è diminuito"
Appigliata a qualche parola detta nella notte.
"Mi sei mancata…"
Appigliata a qualche parola detta nella notte.
Lì nasce l’attesa.


