La mano trema alla luce di questa candela. Fuori, è notte. E domani un nuovo giorno nascerà, il sole illuminerà le spighe di grano nei campi e le grida festose di Marie riecheggeranno nella valle. Tutto nella normalità. Mancherò solo io all’appello. Forse una presenza inutile, ma io non ci sarò. Sto morendo. Ho sentito la fredda mano della morte poggiarsi lapidaria sul mio capo, prima, mentre mi versavo una tazza di tè. È stato un attimo. Un colpo fulmineo mi ha attraversato il cuore e l’ha fermato. Così, senza preavviso, ha smesso di battere. Ho chinato la testa in avanti per assecondare l’immenso dolore che si è propagato fino alla più lontana estremità ed ho incontrato i miei occhi riflessi nel cucchiaino d’argento appoggiato nella zuccheriera. Lo sguardo che ho visto era vuoto, vuoto come vuota è stata la mia vita. Ho faticato per arrivare allo scrittoio, ma il foglio era lì da molto tempo in paziente attesa di questo momento e non potevo deluderlo.
Ora le ciocche bianche che arrivano alla vita abbracciano il mio corpo sofferente. Romualdo, come avrei voluto che tu avessi accarezzato la mia chioma quando aveva ancora i riflessi ramati… quando era soffice come la seta… quando oscillava armoniosa ad ogni mio passo. Le tue dita passarmi fra i capelli, fermarsi sulla nuca per trascinarmi a te in un bacio senza fine.
Ma è stata la mia stessa vita a finire quando è nato il mio amore per te. Ti ho amato. Ti ho odiato.
E proprio in nome di questo amore sono morta lentamente. Domani passerai di qui al levar del sole e mi vedrai bella come mai mi hai visto prima. Leggerai questa lettera e piangerai, così che le tue lacrime inonderanno questo foglio, la scrivania, la stanza intera. E griderai il tuo dolore a un Dio che ti ha guardato sbagliare in silenzio, che ti ha perdonato per ogni carezza non data, per quella promessa d’amore fatta e mai mantenuta.
Da lassù riderò guardandoti… e piangerò con te… e unirò la mia voce alla tua contro l’ingiustizia di una vita sorda e assurda. Poi ti dirò “Vai, torna da Lei. Torna in quella casa che ti ha dato rifugio in mille occasioni, che ti ha protetto, che mi ha escluso dalla tua vita!”
Sono stanca adesso. Stranamente questo fiume di parole è scivolato fuori dal mio cuore che l’ha custodito per anni e ha riempito l’intero spazio bianco che agognava giustizia. Però Romualdo, neanche puoi immaginare quanto ti ho amato.
Domitilla