Eccomi – Diario di una bisex di Zoe

Era la prima volta in 34 anni che mi dimenticavo di mio padre.
Mi svegliai con il pensiero immediato di chiamarlo per fargli gli auguri con tre giorni di ritardo.
Sembrava quasi che si aspettasse una telefonata di scuse. Aveva sempre detto che non faceva attenzione a questo genere di cose ma, in realtà, ci era rimasto male e mi rendevo conto che stavo trascurando la mia famiglia più del solito.
Qualche giorno prima mio padre era venuto a trovarmi durante la mia pausa da febbre apatica e, portandomi il solito panierino SOS preparato da una madre che continuava ciecamente a coccolare una figlia ormai adulta, mi confidò quanto fosse innamorato di una sua collega.
Quella donna lo stava facendo uscire fuori di testa, giocava con la sua paziente tendenza a vivere nel suo cammino mono-direzionale, senza vie di uscita parallele che gli dessero alternative valide da percorrere.
Non aveva mai cercato l’Altra parte di sé… almeno fino ad allora.
Mi accorgevo che avevo sottovalutato per tutti quegli anni un uomo che, oltre a essere mio padre, era anche un essere umano con le sue debolezze e la sua voglia, da sempre soppressa dal macigno familiare, di uscire dal guscio di una lumaca gigante che fino ad allora aveva dettato i ritmi del suo percorso.
Era un momento importante, di ricongiunzione.
Io rallentavo per la prima volta la mia vita in un cammino delirante, verso la stabilità.
Lui andava per la prima volta controcorrente, alla ricerca di un cambiamento radicale.
In realtà era soltanto una velleità che non si sarebbe mai concretizzata… almeno così mi convinsi… sicura che la tipa in questione non gliela avrebbe mai data o, più sinceramente, sperando che fosse così.
In fondo ero sempre stata la sua migliore amica e attivare la mia predisposizione da blu con mio padre, in quel momento tragico della mia vita, sarebbe stato un dovere inevitabilmente doloroso.
Avevo sempre desiderato che lasciasse mia madre, che si rifacesse una vita con una donna che lo capisse e lo coccolasse come si meritava, ma mi dicevo:
“Cazzo è troppo tardi adesso…”.
E cadevo inesorabilmente anch’io nei cliché da “non ho più l’età”.
Da bambina avevo assistito a troppe liti, da grande avevo detestato troppe volte il modo angosciante e insensibile con cui mia madre riversava le sue frustrazioni su un uomo che non era capace di gestire il suo temperamento irrazionale ma che, nonostante tutto, aveva sposato e, a modo suo, aveva amato.
Troppe volte mi ero chiesta perché, e troppe volte avevo sperato disperatamente che entrambi cercassero l’altra parte di sé in un altro percorso, avrei voluto due famiglie sane piuttosto che una lacerata da ferite aperte e che mai si sarebbero rimarginate.
“Non sarà mai così per me” mi ero sempre ripetuta, “non cadrò mai nel peso del macigno”.
Lo avevo appena fatto.
Andreas era diventato un chiodo fisso, una sorta di condanna mentale che mi obbligava a pensare e ripensare e… ancora incessantemente a pensare.
Tutto mi diceva che, tra mille viottoli alberati e dipinti di fiori dello stesso colore, stavo scegliendo di percorrere l’unico fatto di pietre umide e maleodoranti in una palude illuminata da un forte raggio di sole accecante.
Aspettavo con ansia il fine settimana, convinta che mi sarei ricaricata e che mi sarei lasciata coccolare dalle attenzioni dei miei più cari amici, che mi sarei distratta, che stavolta avrei dimenticato.
Puntualmente vivevo quei giorni chiusa a casa con il telefono che squillava a vuoto, aspettando che tornasse il lunedì, nell’ansiogena attesa di vederlo, almeno per un paio di giorni, un paio di ore… qualche minuto.
Il percorso dall’auto a casa mia era diventato faticosissimo, quello dalla stanza da letto al bagno era un’impresa titanica. Andavo avanti a forza di patatine e noccioline, ogni tanto una canna, nella speranza che il mio cervello volasse verso altri orizzonti.
La mia forza reattiva stava sparendo e la cosa che mi faceva incazzare di più era che si trattasse solo e banalmente di… un uomo.
Al tempo stesso mi dimostravo felice che ero finalmente capace di provare un’emozione forte.

***

Dal libro Eccomi di Zoe

12 Commenti

  1. E’ arrivato qualche giorno fa, la ringrazio molto, e ieri l’ho letto tutto d’un fiato.
    Io, da divoratrice i libri, divorata dal suo.
    Mi ha colpito molto lo stile. Traspare comunque, nonostante gli si voglia dare un lessico colloquiale – da diario, appunto, la sua cultura, il suo approdondarsi nelle “res humanae”, fino a precipitarvi dentro, riemergendovi con grazia.
    Molte riflessioni mi hanno fatto sentire vicina a lei.
    Bellissime le foto che arricchiscono il libro, noncchè originale la foto di copertina…L’altra sè.
    Non è un libro che vuole fare scandalo, è un libro intelligente.
    E’ un raccontarsi intimo, spietato, vero. Sofferto.
    Meraviglia è l’aprirsi ad ogni possibilità della vita.
    Affettuosamente, la saluto,
    Maria Pia Dell’Omo

  2. Ringrazio per l’ omaggio del volume. Al dopo lettura. Quando condensero’ le mie emozioni su questo Blog.
    Cordiali saluti.

    Gaetano

  3. Un titolo e una copertina che colpiscono, una storia finalmente nuova e diversa dalle solite che scava nel rapporto con il genitore e con se stessi.
    Sono curiosa di sapere come evolve la trama e forse dentro di me spero di trovare un “consiglio”, un insegnamento di vita e di maturità. Non ci può certo fermare un solo “banale uomo” ma troppo spesso ci condiziona la vita.
    Spero di avere l’onore di riceverne una copia.

    Saluti.

    Stefania C.

  4. Sentimenti, incertezze, frustrazioni, grande forza d’animo che forse sta svanendo, rimane però il coraggio di aiutare il padre che sta vivendo un momento particolare di cambiamento, ma forse la protagonista non si rende conto che quella ad avere bisogno di aiuto è proprio lei.
    Passioni forti, libro interessante, mi piacerebbe leggere il finale.

  5. Mi ha colpito la partecipazione emotiva e allo stesso modo l’approccio quasi da terapeuta, in effetti.
    Ci si aspetta, o meglio.. si aspetta di vedere l’incontro tra i due….

  6. Vorrei ricevere una copia di questo libro.
    Sono anche io nella Fiera del libro per l’estate del nostro Manuale di Mari.
    Esprimo così la mia partecipazione ed i commenti letti su questo libro di Zoe mi motivano a richiederlo.GRAZIE
    Ernesto Maria Elona

  7. La tristezza per l’ infelicita’ paterna porta Zoe a desiderare la sua infedelta’ . Come scorciatoia per un benessere illusorio. Ma con ” Eccomi”, ella si propone a psicoterapeuta famigliare. Nel tentativo di rinsaldare un legame che se il tempo non ha disfatto, nulla potra’ la passione.

    Gaetano

  8. Sicuramente una gran bella storia con temi moderni ed affrontato in modo intelligente da poterlo raccontare. Non è facile scrivere di questi argomenti, brava. Inoltre volevo farLe anche i complimenti per la copertina del libro che mi ha colpito molto.

  9. un libro che porta a riflettere sulla “nuova”società in cui ci stiamo trovando forzatamente o no a dover vivere.
    bello

  10. Parole forti, dette con scioltezza, di una esperienza vissuta in una realtà consueta e insoddisfacente. Io ho sempre creduto che per ogni figlio, la prima volta che prende coscienza della sessualità dei propri genitori, sia un momento doloroso, per lo meno fastidioso. Questa no, non solo approva ma si augura che il padre trovi soddisfazione altrove, oltre la casa, oltre la famiglia. E questo è segno di maturità umana ma è anche parte di un disordine sociale, ormai diffuso ed accettato quasi da tutti.
    Dorella

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