La nostra gioventù di Vittorio Casali

Gli anni del liceo

Come ho detto, i costumi, i comportamenti, il modo di vivere di molte persone stava cambiando profondamente e rapidamente a quei tempi.
Durante il liceo, infatti, certi compagni di classe diventavano ogni giorno più indifferenti nei confronti degli altri, pensavano prevalentemente a se stessi, ai propri vantaggi come pure facevano i loro genitori.
Non tutti per fortuna!
La maggior parte dei miei compagni, avendo ricevuto la stessa nostra educazione, si comportava come noi e continuava a nutrire interesse ed affetto per gli altri.
Quando frequentavamo gli ultimi anni del liceo, alcuni studenti stranieri iniziarono pian piano ad iscriversi alla nostra scuola. Sorprendeva vedere come, solo dopo poco tempo, riuscivano ad inserirsi in determinati gruppi di studenti e, sebbene avessero un modo differente di pensare, cercavano di farsi ben volere ed apprezzare per le loro qualità.
Era arrivato da pochi giorni nella nostra classe il figlio di un diplomatico francese, un ragazzo sicuramente intelligente, che si comportava però come se non gli interessasse più di tanto utilizzare la sua intelligenza. Era, infatti, costantemente svogliato e poco partecipe a tutto ciò che lo circondava. Forse la causa, pensavamo, poteva essere attribuita al dispiacere della separazione dei genitori e alla lontananza dalla Francia. Questo studente viveva con la madre, anche lei francese, mentre suo padre continuava a viaggiare per il mondo e, solo rare volte, veniva a trovarli.
Lui era distinto, ben vestito e si vedeva che non gli mancava certamente il denaro, né una bella casa poiché abitava in un magnifico attico ai Parioli.
Credo che lui non fosse particolarmente interessato ai soldi e neppure ai lunghi viaggi fatti durante l’estate, ma che avrebbe preferito avere una famiglia unita e felice.
Non parlava mai della sua situazione familiare tuttavia si capiva, dallo scarso interesse per lo studio e dal profitto, che frequentava la scuola soltanto perché non poteva fare altrimenti. Con il passare dei giorni era diventato nostro amico oltre che compagno di classe. Alcune volte ci ha invitati nella sua casa come pure noi lo abbiamo ospitato nelle nostre.
Aveva fatto amicizia con una bella e graziosa ragazza inglese, la quale abitava nel suo stesso palazzo, anche lei figlia di genitori separati. Si frequentavano spesso e sembravano, di giorno in giorno, sempre più inseparabili.
Un pomeriggio, insieme alla sua amica, volle invitarci in un caratteristico locale francese dove si sentiva, a basso volume, della melodiosa musica con cantanti di madrelingua. Sebbene piccolo, quel locale riscosse il nostro interesse.
C’era un’atmosfera piacevole, un po’ romantica dovuta forse a quelle canzoni e alla presenza di simpatici tavoli apparecchiati con tovaglie a quadretti rossi e bianchi. La proprietaria del locale, sua conoscente, ci portò una buona birra fresca con alcuni appetitosi panini ripieni con ottimi formaggi e salumi provenienti dalla Francia.
Scambiarono tante parole tra loro, in francese, ed entrambi sembravano felici di essersi incontrati nuovamente. Anche Jean, questo è il suo nome, aveva un umore diverso dal solito quel pomeriggio.
Si vedeva che gli faceva piacere trovarsi in quel posto a parlare con quella signora; forse gli ricordava i giorni belli trascorsi alcuni anni prima a Parigi insieme ai suoi genitori. Noi capivamo pochissime parole di ciò che dicevano ma, più parlavano e più la conversazione diventava animata e piena di fervore trasmettendo gioia ed entusiasmo ad ambedue. Era una delizia ascoltare quella lingua così musicale. Jean ci presentò alla proprietaria come suoi compagni di scuola e lei fu felice di fare la nostra conoscenza dicendo
delle simpatiche ed affettuose parole. Suo marito, da dietro un bancone, si interessava delle cose da bere facendolo in modo sorridente e cordiale come la moglie.
Si respirava un’aria diversa in quel posto, sembrava di non essere in Italia bensì in una località d’oltralpe. Soltanto un altro tavolo era occupato da due allegre coppie di francesi. Questo locale non rassomigliava a quelli che noi amici cominciavamo a frequentare. Non conoscevamo luoghi di ritrovo stranieri, nessuno aveva ancora fatto viaggi all’estero.
La simpatica compagnia, il buon boccale di birra, la cordialità dei gestori, ci indussero a tornare altre volte.
Susan, l’amica di Jean, rimase soddisfatta del gradevole pomeriggio trascorso insieme in un piccolo angolo di Roma dal sapore parigino.
L’averci voluto portare in quel locale per Jean significava, con molta probabilità, farci capire quanto sentisse la nostalgia della Patria, oltre a quella del padre. Quindi avevamo esattamente percepito che lo scarso interesse per lo studio derivava dal suo disagio familiare.
Noi, da parte nostra, potevamo ritenerci fortunati per avere una famiglia unita, non come quelle di Jean e di Susan.
Quanto avranno sofferto per quella brutta situazione non voluta certamente da loro!
La madre di Jean aveva scelto di vivere a Roma aprendo una boutique nei pressi di piazza di Spagna. Aveva un ottimo gusto e la sua attività andava molto bene tanto da farle decidere di restare a vivere in questa città. Era alta, magra e particolarmente distinta. Quando la vedevamo era contenta perché aveva capito che suo figlio era stato fortunato a trovare un gruppo di amici diligenti e leali che si interessava a lui per aiutarlo, un gruppo ben diverso da quello sregolato ed eccessivo che prima frequentava.
Lei viveva soltanto per il figlio e per il lavoro. Sebbene bella ed ancora giovane, non voleva pensare ad un altro uomo, preferiva restare da sola. Aveva fatto delle buone amicizie a Roma e frequentemente andava con queste persone al teatro, ai concerti, al cinema, a riunioni culturali.
Quando veniva a Roma suo marito restava soltanto poche ore e poi ripartiva.
La mamma di Jean, il cui nome era Catherine, aveva stretto buona amicizia con quella di Susan e spesso cenavano insieme. Si erano accorte che tra i loro figli era nato un sentimento ben più forte di una semplice simpatia e ne erano particolarmente contente.
La mamma di Susan, Mary, cercava di non far mancare nulla a sua figlia, donandole tanto affetto, anche quello del padre. Mary aveva una lontana cugina che viveva a Roma, poiché aveva sposato un italiano, con la quale a volte s’incontravano e si scambiavano gli inviti a pranzo.
Mary era una donna sensibile, gentile e quando la incontravamo ci ringraziava per la sincera amicizia ed il nostro affetto nei confronti di Susan. Voleva bene a Jean e credo che anche lei, insieme a Susan, lo abbiano aiutato a reagire, a fargli vedere la vita con occhi diversi, in modo positivo.
Loro, come noi amici, e forse ancor meglio di noi, avevano compreso quale fosse la causa del disinteresse di Jean e si erano prese cura di lui. Era comprensibile e da giustificare la sua iniziale indifferenza per le cose che aveva intorno a sé, la sua apatia di fronte alla vita ed allo studio. Con il tempo, però, dimostrò anche lui di possedere delle buone qualità morali come l’affetto, la solidarietà, il rispetto e la considerazione per l’amicizia.
Voleva molto bene a Susan e teneva alla nostra amicizia.
La sua particolare condizione familiare mi faceva maggiormente apprezzare la mia famiglia dove esisteva un corretto rapporto tra noi figli ed i nostri genitori, dove c’è sempre stata e sempre ci sarà un’atmosfera di convivialità adottata come regola di vita. Non sono i beni materiali che possono rendere felici i figli. Loro hanno bisogno di una famiglia per vivere una vita pienamente serena, famiglia che ha bisogno di esempi concreti ben riusciti, famiglia che costituisce la cellula fondamentale della vita e della società umana.

***

Dal libro La nostra gioventù di Vittorio Casali, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.

11 Commenti

  1. complimenti… è una bella storia che ci riporta alla realtà, a quello spaccato di vita reale che è sempre più attuale.
    da quel poco che posso leggere sembra un libro veramente ben scritto.

  2. una prosa semplice ma allo stesso tempo ricercata, si vede che ogni frase è pensata e cesellata.
    una storia concreta che sa di vita reale e vissuta.
    Mi piacerebbe proseguirne la lettura, se possibile.

  3. Da questo brano si evince quanto sia importante, soprattutto al giorno d’oggi, l’unità famigliare. I soldi, certo, sono importanti, ma non educano e non fanno crescere: la figura del genitore è fondamentale.
    complimenti,ilaria

  4. Non potrei dire, leggendo queste poche righe, che questo sia un libro pedagogico ma siccome sono molto attirata da libri che trasmettono messaggi educativi sarei curiosa di leggerlo fino in fondo. La descrizione risulta molto reale e piena di significati che ti fanno capire comportamenti dei ragazzi vittime della società…
    Lia

  5. Ho letto questo che per me è un bel racconto di storie di ragazzi, di alcune loro problematiche e che ci fa capire l’importanza dell’amicizia e della famiglia come base educativa e morale per la vita intera.
    La parte finale di questo racconto a mio parere è molto bella ed esplicita infatti vedendo la particolare condizione familiare di Jean si ci rende conto che apprezzare maggiormente la propria famiglia se vi esiste un corretto rapporto tra noi figli ed i genitori, dove c’è un’atmosfera di convivialità adottata come regola di vita.
    “Non sono i beni materiali che possono rendere felici i figli. Loro hanno bisogno di una famiglia per vivere una vita pienamente serena, famiglia che ha bisogno di esempi concreti ben riusciti, famiglia che costituisce la cellula fondamentale della vita e della società umana”, questa frase è stupenda per il contenuto ricco e significativo che esprime.
    Credo che Vittorio Casali con questo libro abbia fatto un buon lavoro e credo che anche il prosieguo sarà ricco e significativo.

  6. Non si capisce dalle poche righe il periodo storico in cui il romanzo è collocato ma credo che per tante cose tutto ciò vale sia ai giorni nostri che cinquantanni fa.
    Un tema sempre attuale, e ottima la morale che già si intravede…. Non sono i beni materiali che possono rendere felici i figli … Ma credo che con la lettura completa ce ne siano altre.
    Molto buono lo stile narrativo, semplice e diretto.
    Da un libro cerco l’evasione, la fantasia, la descrizione dei personaggi ma anche la morale. Un racconto che sembra dare ai propri lettori.
    Complimenti all’autore.

    Stefania C.

  7. Inizio coinvolgente, quasi cinematografico… bella storia scritta bene.. situazioni reali tratteggiate con penna lieve ma acuta.
    Tantissimi complimenti, mi piacerebbe moltissimo leggere l’intero libro…

  8. Ciao Vittorio, complimenti il brano di questo libro rispecchia la vera realtà. Infatti, non è facile l’integrazione in qualunque ambiente per gli stranieri ed inoltre, una famiglia è tale se è presente anche fisicamente e non soltanto con i beni materiali. E’ proprio così, mettendosi a confronto con questi giovani abbandonati a sè stessi da genitori egoisti, che si apprezza ancora di più la nostra famiglia unita. Saluti Alba

  9. Spaccato di gioventu’ , spaccato di saggezza.
    Non sono i soldi a rendere felici, ma l’ amore. Sopra tutto di coloro che dovrebbero trasmetterlo per primi : i genitori.
    Vittorio lo precisa con puntiglio.
    E da’ materia di riflessione per gli psicologi e i sociologi odierni, adoratori dell’individualismo di massa (un ossimoro tutt’altro che divertente) e assassini dell’ istituto famigliare.

    Gaetano

  10. buongiorno ho letto con piacere le righe riportate nel blog e volevo complimentarmi con lei. Sarei incuriosita dal terminare il racconto poiche’ non ho compreso gli anni di ambientazione, i ragazzi gli adolescenti in genere suscitano da sempre il mio interesse sono pronta ad osservarli ed ascoltarli perche’ dalle loro movenze e dai loro discorsi percepisco il disagio generazionale del momento, ma vedo anche l’entusiasmo che e’ lo stesso che avevo io con i miei amici e che non cambia in ogni epoca per la vita che si sta aprendo, per l’amore che nasce e per il futuro che seppur spaventa, deve essere affrontato per le migliaia di occasioni che ci presentera’!
    Complimenti soprattutto per l’argomento delicato trattato che mi ha sempre coinvolto nelle letture.

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