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L’uomo-onda.

  Diego ripensava spesso alla sua stanza da bimbo. A quel mare disegnato sulla parete di lato al letto, modellata sulla traccia di un’onda di risacca, che aveva la capacità di indurgli il sonno più profondo e prodigo di riposo. Ma le notti adulte, ormai, si susseguivano dense di sogni agitati. Al suo fianco, Ester non si voltava più verso di lui, cercando di rifugiarsi in chissà quale altro mondo lontano. Da qualche anno, però, un pensiero lo salvava, come cima di salvataggio che lo traeva dai marosi di tempesta della sua mente inquieta. Ripercorreva le immersioni più affascinanti che era riuscito a strappare alla quotidiana ventura: il tonfo nell’acqua appesantito dall’attrezzatura vestita e la dolce sensazione di leggerezza che provava non appena si trovava ad essere sospeso su quegli abissi insondabili; la vertiginosa discesa verso il blu cupo, dove sembrava nascondersi il suo più autentico sé stesso, là dove si dischiudono i tesori incantati di vite nascoste che, ignare dell’uomo e dei suoi avversi destini, conducono una vita millenaria scandita e plasmata soltanto dalla mano di Dio.
  Lo chiamavano uomo-onda, per la passione che infondeva in tutto questo. Accettò bonariamente quel nomignolo, in ricordo di quella parete lontana nella memoria, così impregnata di sogni e ricordi delle onde marine. In tale maniera, quell’onda disegnata continuava ancora a guidare i suoi sonni più belli, sotto forma degli splendidi scenari che la sua memoria evocava ogni notte. Ester non lo chiamava più, invece.

(…continua su "Fiorisuisassi"…)

Vinicio Pasquali

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