Le stagioni della vita –
Il tiepido vento primaverile
dona a noi, creature viventi,
la più lieta e rigogliosa stagione
nunzia di attese, gioia e spensieratezza,
di soavi sogni e dolci amori.
O uomo, come sono alti i tuoi ideali,
il vigore, l’energia e il possente impeto
nell’affrontare dolori e avversità
che ti regala la torrida estate
col suo rovente e luminoso sole!
Ma l’ombroso e malinconico autunno
a quale decadenza condanna noi,
che prima di sprofondare nell’inverno
veniamo spesso tormentati e vinti
dal triste declino della vecchiaia?
Fortunato è colui che mai proverà
i patimenti, gli affanni e le atroci agonie
di quel tempo di rimpianti e nostalgie,
di quell’infame seconda giovinezza
così straziante, desolata e struggente,
infausta e cupa stagione senza
più chimere, aneliti e speranze,
mesto periodo dell’esistenza,
preludio del fatale e implacabile
abbraccio glaciale della morte.
***
Tempesta
È l’alba:
la tempesta è passata.
Un pallido sole
riscalda
quell’ambiente ormai distrutto
e d’improvviso
sprofondato in un gelo invernale.
Ma nulla
è più straziante
della mia tempesta,
che solo l’occhio dell’animo
vede e piange lacrime amare.
***
Solitudine
Timidi raggi di sole
penetrano nell’oscurità della stanza,
scaldandola con un dolce tepore.
O amato sole, quanto somigli
alla calda luce della felicità,
che rischiara le tenebre della vita!
Nel profondo silenzio della camera
solitaria e pensosa
ricordo il passato.
Passeggiavo su un ponte
ascoltando volentieri
la voce del fiume;
poi mi soffermavo
a guardare graziose anatre
che lì, scherzando tra loro,
sguazzavano felici.
Osservavo i ragazzi
che tutti insieme
gridavano di gioia,
vivendo quel caro tempo
chiamato gioventù.
E tu, solitudine,
mi accompagnavi sempre
ovunque andassi!
O solitudine
opprimente amica
della mia più fresca età,
solo tu sei stata capace
di invecchiare la mia giovinezza!
***
Foglie
Nell’assoluta pace della sera
passeggio nel mio giardino
e osservo con malinconia
il volteggiare delle foglie.
Il vento fresco d’autunno
le strappa dai rami,
le rapisce e le trasporta
nel suo impetuoso turbinio.
Misere foglie,
quanto ricordate
i giorni felici,
gli anni della nostra gioventù
portati via per sempre
dal vento della vita!
Ora, nulla è più triste della vista
di quell’albero nudo
che ha perso la sua ultima foglia
e desolato attende ormai
la gelida coperta dell’inverno.
***
Dal libro Gocce di tristezza di Sara Ciampi.