Conversando con Federico Garcia Lorca di Rita Parodi Pizzorno

Conversando con Federico Garcia Lorca di Rita Parodi Pizzorno

La poetica di Federico Garcia Lorca

La sua voce poetica è fra le più libere, intelligenti ed autentiche non
solo della letteratura spagnola, ma della letteratura europea del  Novecento.  I primi anni sino al 1936 sono stati per la lirica spagnola un momento  di grazia,interrotto dall’inizio della guerra civile.
Ci sono tre grandi nomi: Federico Garcia Lorca, Antonio Machado e Juan Ramon Jiménez, però diversi altri poeti hanno contribuito a questo rinascimento poetico spagnolo.
Lorca è un poeta cosciente dei suoi mezzi e proprio per questo sa sfruttare le sollecitazioni provenienti dal mondo della cultura, dalla società, da tutti gli aspetti della vita che via via incontra. Inizia dalla sua terra d’origine, l’Andalusia, per passare all’esperienza di Madrid sino al viaggio a New York e l’America del Sud.
Natura e cultura hanno già avuto inizio a Granata. La scuola e l’insegnamento di alcuni maestri hanno influenzato la sua personalità e la sua evoluzione intellettuale, però sono soprattutto l’istinto e la libertà poetica a predominare.
Lorca, prima di tutto, vive la sua poesia come la sua vita, la sua persona poetica ha il senso della sorpresa, è un sentimento di gioia che alimenta ogni suo interesse.
La poesia di Lorca ha il suo elemento principale, dapprima, nella terra dell’Andalusia, nelle sue leggende, nelle tradizioni popolari, nella sua ricerca delle origini, nell’amore per la natura che lui vivifica in immagini di una fantasia sbrigliata, libera come l’aria.
Il sigillo della sua poesia esercita una seduzione immediata su chi la legge, con uno sfondo oscuro che ne aumenta la seduzione.
Nell’evoluzione poetica di Lorca vi è un  passaggio dal “gitano” al “negro”, e, ancora, dal mondo nostalgico di Granada, al mondo industriale e moderno di New York, mentre il libro del  ‘Divan’ diviene l’elemento equilibratore, dove vi è una maggiore compostezza delle due precedenti visioni.
Lorca vive un rapporto supremo tra poesia popolare e poesia d’arte personale e interiore, tra un contenuto sentimentale-popolare e una stilizzazione estetica e artistica, dove emerge la sua interpretazione del destino dell’uomo e la voce della sua anima.
Il gitano e il negro sono l’uomo non avvelenato dalla società e rappresentano l’espressione genuina di ciò che intende Lorca per poesia: il rapporto tra l’uomo puro e il mondo della natura e solo su questo rapporto può nascere la catarsi poetica. La sua fantasia è travolgente, la vive impregnandola del suo fascino personale.
La poesia in Lorca si fa verso, teatro, musica e pittura a conferma della sua esigenza di esprimersi in un canto vivificante, a volte doloroso e malinconico.
(…)

Versi liberamente estratti dalle poesie di Lorca, scelte dall’autrice. Il colloquio consiste nelle sue risposte (in corsivo nel libro) in poesia al poeta, in commenti o libere divagazioni.

L’ombra dell’anima mia (da “Libro de poemas”)

L’ombra dell’anima mia
fugge in un tramonto di alfabeti,
nebbia di libri
e di parole.

Il tuo è tormento di poeta
in sublimi meditazioni,
rincorri ombre e illusioni
assorto nella tua anima.

Sono giunto alla linea dove cessa
la nostalgia
e la goccia di pianto si trasforma
alabastro di spirito.

Chino su te stesso
duelli con libri e parole
tra nostalgia e pianto.

Un torbido labirinto
di stelle affumicate
imprigiona le mie illusioni
quasi appassite.

T’infrangi nel labirinto
dall’ascesa impervia
mentre la Musa velata
si cela di mistero.

***

Romance de la luna, luna (da Romancero gitano)

La luna venne alla fucina
col suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, la guarda.
Il bambino la sta guardando.

Tu mi narri una leggenda:
la luna viene da lontano
dallo spazio siderale,
a rapire alla fucina
un bambino gitano.

Bambino lasciami ballare.
Quando verranno i gitani,
ti troveranno sull’incudine
con gli occhietti chiusi.
Fuggi luna, luna, luna
che già sento i loro cavalli.
Bambino, lasciami, non calpestare
Il mio albore inamidato.

Arrivano i gitani
in una nube di polvere,
sento il loro galoppo
e la terra tramare.
Fuggi luna, fuggi…

Il bambino gitano
s’incanta al fascino
della luna danzante
carica di mistero
nel lucente splendore.

Come canta il gufo,
ah, come canta sull’albero!
Nel cielo va la luna
con un bimbo per mano.

Nella fucina piangono,
gridando, i gitani.

I gitani osservano il cielo:
il bimbo incontra il mito,
lascia il mondo Andaluso
e trascende il sublime.

***
Conversando con Federico Garcia Lorca di Rita Parodi Pizzorno – 2012, Fratelli Frilli Editori

Il commento di NICLA MORLETTI

Instaurare un colloquio con uno dei più grandi autori di tutti i tempi come Federico García Lorca e farlo con persuadente poesia, è cosa più che lodevole. Rita Parodi Pizzorno riesce bene in questo, dando vita ad un libro estremamente poetico e armonioso.
“L’incontro con la poesia di Lorca – scrive l’autrice – avviene molti anni fa e la mia ammirazione accresce con il passare del tempo. Questo mio immaginario colloquio poetico non ha la pretesa di essere un saggio critico sul lavoro del poeta, è soltanto un voler comunicare ad un amico i miei pensieri, il mio entusiasmo, parlandogli con l’affetto che lo studio della sua vita e delle sue opere ha impresso nel mio animo.”
Leggendo tra le righe si ha quasi l’impressione che ci sia una fusione, un legame psichico tra La Parodi e Lorca, senza scissione tra passato e presente, ma un unico filo conduttore che varca la soglia del tempo nel tracciare versi e parole. Ed anche nelle confidenze, se così si può definire quel legame, quella passione per ogni forma d’arte che regna sovrana nell’animo dei due poeti insieme all’elemento narrativo fuso con l’elemento lirico, che dà fascino alla fisionomia poetica.
Ne emerge una musicalità profonda proveniente dal mondo gitano – andaluso. Affascina quella struggente malinconia che porta con sé il mistero delle notti lunari e di antiche leggende. Del silenzio delle stelle e degli spazi siderali. E dei fuochi e dei riflessi di luce, mentre le parole volano via col vento. Un libro appassionante e appassionato. Da non perdere.

3 Commenti

  1. Poetare un poeta non e’ cosa da poco
    e Rita Parodi ne fa’ quasi un gioco.
    Sceglie ben le sue composizioni
    e trasmette al lettore sublimi emozioni.
    Di Garcia Lorca ci schiude il cuore,
    zeppo di idee, di stravanganze, d’ amore.
    Ci mancava una guida a profondissime righe,
    sbocciate nel capo come frumose spighe.
    Federico era un vagabondo della cultura,
    non aveva metri, nessuna misura.
    E allora Rita e’ un provvidenziale
    cicerone nostro, senza eguale.
    Complimenti dunque alla signora
    e da noi che ad ogni ora
    vorremmo vivere di poesia
    s’ alza un brindisi in allegria.

    Gaetano

  2. Be mi si lasci dire che per Garcia Lorca ogni commento è superfluo ma non posso non lasciarmi trasportare dai versi sublimi di L’ombra dell’anima mia (da “Libro de poemas”), un viaggio interiore che attraversa i sensi e tocca l’anima…

  3. I versi di Garcia Lorca sono tra i più belli che ho letto, fra tanti autori..
    credo che l’autrice abbia fatto una scelta davvero importante instaurando una conversazione con l’autore, così da farlo rivivere nel presente..
    Mi piacerebbe tanto leggere il libro e inebriarmi tra questi versi..

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