
Attraversami nel brulichio del mondo
quando la quiete vince la tempesta
Disperditi nel crepitio del cuore
che palpita e distrai pensieri erranti.
Barlumi che furono fiume per speranze ormai avvizzite
Intanto ch’io mi afferro al pugno di rimpianti
Reminiscenze sterili divengono mordaci
Agogna un spasimo silente come un caparbio carnefice
Attacca le caviglie e ferisce la normalità.
E c’è una donna oscura sempre a sottrarsi
Mentre mi vivo aggrovigliata al sogno
nel mercato della vita
in cerca di uno scampolo di baci
tuona e scroscia nelle mie poche certezze
quelle che ho riposto nel cassetto schiuso
del tempo acerbo e infante
Sono i miei resti queste quattro briciole di svigorita donna
che conserva audaci ricordi e frastuoni vigorosi
La pace è figlia generata dal silenzio
mentre incateno l’eco che si perde e soffoco il dolore
di al vento che l’amo…


