So far from my arms – amarena

SilviuSSa

Sono Giulia, ho ventotto anni, un lavoro precario in un call center e una laurea appesa al muro… in caso dovesse venire qualche ospite.

Oggi devo proprio fare la spesa, la dieta “forzata” dal mio magro stipendio, non mi calza.

E’ una bella giornata, ho voglia di vedere viali alberati e afferrare aria pulita. Dovrei ricomprare anche questo occhiali da sole, sono davvero troppo grossi… o troppo pesanti da incatenare il corpo alla mente… chi lo sa, forse più in là… andrò in quel nuovo centro commerciale in via Giusti.

Appena entrata, ho come la sensazione di stare nel paese dei balocchi, gli scaffali sono pieni, anche delle cose più inutili…

Giulia, torna sulla terra… non puoi permetterti grossi sfizi !!

Concreti, bisogna essere concreti.

Mi avvicino al frigo dei latticini, devo prendere dello yoghurt all’amarena.

Sono Carlo, ho trent’anni, sono un magazziniere… da poco mi sono trasferito in una piccola mansarda nella periferia della città.

A 3 km da qui c’è un centro commerciale. Ho bisogno dello zucchero, del pane e del latte… e di un film.

Uno di quei film che ti liberano dalle corde che strozzano il cuore con la loro… demenza.

Ne ho bisogno.

E potrei prendere dello yoghurt all’ananas.

All’amarena, no… il suo retrogusto mi fa stare male.

Un gomito invade la mia schiena.

“Scus…i ”

“Giulia… ciao”

“Ah ciao…”

Due anni di convivenza, lui se ne va, lascia solo un biglietto con scritto “Scusami”, lei non l’ha mai più cercato.

LE PAROLE DELL’ORGOGLIO E… LE PAROLE DEL CUORE

“Come va?”

“Come sei bella… sei sempre bella… hai gli occhiali che ti ho regalato… ero geloso del sole che baciava i tuoi occhi”

“Bene”

” Come vuoi che stia? Puoi mettere lo scocht al cartone e nascondere gli strappi, ma quando ci sono, se guardi attentamente puoi seguire con le dita il loro percorso ”

“Sono contento, e il lavoro?”

“Ah… stai bene… ed io probabilmente non ti manco…del resto, quand’ è estate, ai bagnanti non manca la pioggia. Sicuramente la tua laurea avrà dato i suoi frutti… sei troppo intelligente… ”

“Benissimo. Ora insegno”

“Lavoro in un call center, non so neanche come arrivo alla fine del mese… ricordi quando parlavamo dei nostri sogni, sul divano di casa nostra e le spade taglienti del futuro non ci facevano paura?”

“Hai raggiunto i tuoi obiettivi”

“Forse ero solo una zavorra per te, t’avrei trascinata nel fondo del lago con me…”

“Già, e tu?”

” Il solito, ma si sta muovendo qualcosa, sto per cambiare lavoro… presto, sì presto” ” Il pendolo dell’orologio è fermo senza di te… sei tu che giri le lancette… creperò in quella fabbrica probabilmente”

“Beh, era quello che volevi…

Francesco… come sta?”

“Almeno uno dei due si è realizzato, ero io il mattone che ti impediva di volare allora…”

“Bene,usciamo sempre… stiamo frequentando un sacco di locali nuovi, abbiamo conosciuto tanta bella gente”

” Passiamo tante serate al bar di Pino a giocare a biliardo e ad ubriacarci…”

“Sì, anche noi, pensa che l’altra sera sono tornata alle 7… mi stavo divertendo troppo per tornare a casa! ”

“Senza di te, ogni luogo è riempito solo dall’odore della tua assenza… sono tornata alle 7 perchè ho parlato tutta la notte di te”

“Ah e sicuramente frequenterai qualcuno…”

“Io so che non puoi essere sola, chi non vorrebbe avere le notti della tua vita?”

“Sì, ho conosciuto tanti ragazzi interessanti ultimamente, diciamo che sto vagliando delle proposte diciamo…”

” Posso stringere mani, rispondere al telefono, ricevere abbracci, ma non toccare altre labbra… non ancora.”

“Sì anch’io, c’è una ragazza, Elena, fa la modella, mi piace”

“Gambe che riposano nel mio letto, e non sono nel mio, che sono solo gambe che si attorcigliano frettolosamente a me, falsa piega delle mie lenzuola. Tu, sei la piega della mia anima”

“Bene… ora scusa, devo andare… devo correggere i compiti in classe”

“Perchè te ne sei andato? Perchè? Devo andarmene adesso, altrimenti non riuscirò a lasciarti andare di nuovo”

“Anch’io ho da fare… ci vediamo in giro”

“Chiamami..”

“S…ì.”

“Chiamami”

Passo dopo passo, un piede dopo l’altro, uscirono… l’uno a destra, l’altro a sinistra.

Le porte scorrevoli si aprirono. E poi si richiusero dietro di loro.

Non si videro mai più.

6 Commenti

  1. Maria martina : sai non so se dovrei rinviarla per correggerla.. cmq in futuro sarò più attenta ( e sveglia magari 😛 ) prometto, in ogni caso, se volessi rileggerla più chiaramente, è anche nel mio blog.
    Robert : grazie 🙂

  2. In effetti nel mio blog avevo messo i colori per distinguere le parole 🙂 Qui ho dimenticato di farlo.. che scema!! Forse perchè ho postato di notte e il sonno ha preso il sopravvento.. mi scuso !!

  3. Le parole del cuore e le parole dell’orgoglio… interessante confronto.
    A dire il vero ho fatto un po’ fatica a seguire il discorso (forse avresti potuto mettere il nome prima di ogni frase e “le frasi del cuore” magari scriverle in corsivo per distinguerle…) Però mi è piaciuto: l’ho trovato molto vero, pervaso dal dolore per una storia finita, senza un reale perché. Cos’è che trattiene il cuore? Paura di star male ancora? Orgoglio per il rifiuto subito? Sento solo che anche così, celando cioè i veri sentimenti, non è che lo stato d’animo migliori poi tanto…

  4. .. ho fatto un pò fatica a seguire: forse le parole del cuore andavano scritte in rosso 😉

    .. treni che se ne vanno e non torneranno mai più… Guarda che danni fa l’orgoglio! …

    Ars

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