Foto immagine by Psiche/Queen Ishtar
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Lo sguardo sfiora colline lievi di pensiero. Plana come un airone oltre il fiume, per ritrovarsi a volare, felice.
Si posa nella notte sull’ombra del cuore, mentre cade la tristezza, senza far rumore.
E stringo il petalo d’un ciclamino rosso…strappato in un sogno sradicato alle tenebre.
Ascolto il respiro, che piano si ripete, mentre gli occhi sono chiusi.
E la musica sale lieve, ed i piedi nudi carezzano l’erba verde intinta nella rugiada, o in lacrime perdute.
Lanciare un sasso verso lo specchio chiaro d’un sentimento, e lasciare che s’increspi naturalmente, disegnando cerchi concentrici, irradianti come la luce.
Correre veloce, tra rovi di spine, per farsi meno male, sentire meno dolore, questa l’illusione, l’anodino che placa.
Perdere mentre il passo è folle e sicuro, veli e trasparenze intessute nel proprio io, che rimane nudo, fresco.
E’ un’esile figura che si muove dentro un piccolo anfratto di speranza.
Senza difese, gli occhi roteano verso le stelle, affamati di calore, digiuni di luna…
Cercano le mani altre mani da stringere, per fermare se stesse in un angolo di vita.
Chiara, pulita, figlia del novizio albeggiare, la vita si lascia cullare dal vento odoroso di malva e lavanda.
Un profondo respiro allontana ogni turbare di foglie autunnali. Vestita la pelle di sola anima, si lascia sfiorare leggermente da una nuvola vezzosa, mentre il lontano azzurro non canta e non si dimena ancora nell’intreccio del momento.
Nella mente il desiderio assopito è nei meandri d’un bocciolo di bosco. Le orecchie non ascoltano il richiamo del sole, non brama l’Io il risveglio, non additano le ali del sorriso nuove correnti. Non ora.
Ma piano qualcosa nasce, un sottile brivido sfiora e raggruma una goccia di luce, e scalda l’essere vestito di niente, e le spine affondano nella carne tremula, tratteggiando il profilo d’un’intera esistenza.
L’essenza delle cose intorno mi brama, mi rapisce, ed accende in me ancora emozioni d’amore.


