L’Uomo Onda Costante

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    Non v’era istante che non somigliasse all’incedere della marea.

    Marea che saliva e scendeva, nella vita dei giorni lieti, e di quelli che puntavano di stelle meno vivide l’orizzonte dei tramonti.

    Saliva e scendeva come il respiro.

    Costante. Il suo nome, la filosofia di un’esistenza. Curva che costante avvolgeva Costante, quella del suo Mare.

    Arrivava quieto, nell’ora in cui il gabbiano corso planava incurante per sfiorare la rena, disegnata dai passi del mondo.

    Si sedeva su un piccolo scoglio. Onda su onda, fotografava le sue sensazioni con audace chiarezza, di quelle che spezzano. E che spiazzano, come i suoi occhi.

    Carezza d’onda.

    -Come poter abbracciare il mare? Come poterlo far mio?

    Nodo, implacabile arcano.

    Luce dei suoi occhi, quei pensieri ardenti, ed ostinati.

    -Cerca Costante. Cerca altrove, cerca a fondo!

    Poi partì, per andar nell’altrove.

    Lontano, da quel suo cielo azzurro, e quelle onde di lapislazzuli, forse avrebbe compreso.

    Morire.Ben poca cosa. Amor lontano, lasciava un sapore di non vita e di non morte, che non dava scampo.

    E lui lo era, innamorato, ma cercava la chiave di una grande serratura.

    Un dì, sorseggiò un caffè in un cafè. Una sorsata illuminante.

    Nel locale, un bambino di cinque anni circa, con occhi di giada brillante, tra il grigio fumo di una strada di città. Un bambino ed una barchetta di carta. Giocava beato, disegnando nell’aria con l’incedere della sua piccola mano tutto uno scenario conosciuto, mentre era vicino alla sua mamma.

    Onde perfette sgorgavano da quella piccola mente. La barchetta come un solido battello solcava i flutti, li carezzava, ed il vento la sospingeva lontano, le dava un andatura reale e regale. Il blu s’accese tra la melodia di un mare immenso, tutto in quello sguardo innocente, che aveva toccato l’ineffabile. Ma il mare non c’era. Era lontano. Eppure lo aveva visto chiaramente. Era in lui.

    Il bimbo sorrise a Costante.

    Si avvicinò e gli donò la preziosa barchetta di carta rossa, e poi veloce scappò via.

    Strinse tra le mani la consapevolezza, che ciò che si ama è già nel cuore, sin dal principio.

    E per stringere a sè il mare, gli sarebbe bastato chiudere gli occhi.

    Chiuse gli occhi, e lo vide, era suo.

    Costante cercò nell’altrove, ciò che già possedeva, impresso nel suo animo.

    Nell’eterno, gli carezzavano tutto l’essere, quelle onde, che ora poteva abbracciare intensamente.

    **

    *

    Psiche

    13 Commenti

    1. Uno dei racconti piu’ belli che ho letto finora dell’iniziativa UOMO ONDA. In realtà è difficile discernere il piu’ bello, perché mi hanno impressionato tutti moltissimo quelli che ho letto. La parte finale è quella che mi ha colpito maggiormente. Ti faccio tanti complimenti

    2. Raffinato scrivere! Evocazione magica di un destino compiuto:

      -Cerca Costante. Cerca altrove, cerca a fondo! –

      Tanti significati nascosti che si palesano tra i segreti del mondo, arcani che si svelano solo a chi sa porre le giuste domande.

      Il tuo uomo-onda lo ha fatto. Ed ha ottenuto risposta…

      Storia per crescere!

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