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E l’Amore mi prese come un arciere con arco saettante
come una preda danzante nell’ingenuità dell’attimo fuggente.
Mi colse fanciulla, tra le membra d’incanto.
Giunse tra gli sterpi e le rose, tra le spine e le stelle,
fu aquila rapace e gentil verdone.
Mi rapì lo sguardo aquilone di nube e gioco di sole.
Ed arrivò freccia che affondò lenta,
nel cuore morbido
di lattea età.
Dolce strazio, amabil tentazione.
E poi l’Amore volò altrove, e pagai il dazio della libertà.
Si ruppe del filo l’aquilone,
e del senno la ragione,
e l’arciere mi uccise,
solo a metà.
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