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Alba


L’uomo con il cappello camminava a piedi nudi sul limite delle onde, là dove carezzano la rena sottile e chiara.
Aveva il capo coperto, ma sotto i suoi passi sentiva il respiro della vita.
Camminava ora veloce, ora più lento. Ora affondava nella sabbia bagnata, ora riaffiorava tra le piccole conchiglie rose e la spuma.
Aveva il volto sereno. I suoi occhi….
Erano occhi scuri ma pieni di luce. La luce del sole allo zenit.
Le sue mani, talmente grandi d’afferrare il cielo da angolo ad angolo…e le sue ali. Erano splendide le ali che aveva.Sogni e parapiglia di vita.
Procedeva passo dopo passo.Non volava.Ma sorrideva.
Si fermava ogni tanto scrutando gli sguardi della gente incuriosita. I loro volti, le maschere che portavano.
Pierrot che piangevano dinnanzi alla luna dei loro cuori, celati invece da splendide fattezze d’Arlecchino.
Ma lui no. Non portava maschere. E lasciava che la gioia come il dolore gli irrigassero il viso, disegnando magnifici astri lucenti.
Com’era bello. Ma lui non lo sapeva. Odiava guardare il suo riflesso in occhi che non fossero quelli dell’Amore.
E dovette imparare a camminare suo malgrado molto in fretta. Non dimenticò le lezioni di volo…
Non avrebbe mai scordato come aprire le ali per sentire quel vento.
Il suo cappello era intessuto di nuvole e petali di iris fiorenti.Si tirascinava dietro le sue ali grandi, imperfette e libere.
Ma sorrideva.
Aveva amato.
Aveva sentito il tutto del Kosmos entrargli nelle vene e trasalire sino al cervello, nel cuore pulsante.
Aveva sofferto.
Ma ora conosceva il sapore vero dell’esistenza. Non volava. Correva sereno sotto il sole calante del tramonto.
L’alba nuova non sarebbe tardata a venire.
 
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