Al cambio di luna di Paola Merolli

Luna del miele. Luna degli amanti.
La vita è nel pieno rigoglio: gonfia di succhi e linfa, può assumere imprevedibili aspetti.
***
Che giornata fantastica!
Inspiro ed espiro con forza: l’aria è tiepida.
Con le ginocchia ancora molli di sonno mi incammino per la solita strada. Ogni giorno lo stesso percorso da casa al lavoro e ogni volta mi riempie di gioia: alla fine del viaggio c’è la mia pentola colma d’oro.
Sollevo lo sguardo.
Il cielo, sopra i tetti color ruggine, è di un blu puro che si riflette sulle pietre della strada. Una vite americana dalle foglie vermiglie si arrampica con movenze sinuose su pareti ocra e miele. Un raggio di sole si rompe in mille colori tra gli zampilli d’acqua di una fontanella.
Anche le ombre si colorano in questa giornata di luce.
Un lieve venticello mi accarezza il viso, le narici fremono di piacere: dal bar all’angolo mi arriva il profumo dei cornetti appena sfornati. Forse, potrei… uno solo! Piccolo. Mignon. No! Mangio troppo, lo so. Ho una fame implacabile per qualunque cosa mi faccia sentire viva. Accelero il passo.
“Per questa volta ce l’ho fatta!” e sorrido alla mia immagine riflessa nell’azzurro cristallo di una vetrina.
Una foca tra i ghiacci dell’Antartide, un rimorchiatore che fende la nebbia. Una donna grassa, la pelle colore del latte. L’unica cosa che ho di dimensioni normali è il naso: un grazioso naso all’insù.
Grassa fin dalla nascita e, purtroppo, felice. La mia maledizione.
Da allora, dai quei primi sorrisi sdentati lanciati dalla culla ornata da un disegno di tondi cherubini, il mondo ha iniziato a cospirare contro di me. Sarei stata molto più aiutata, confortata e vezzeggiata se fossi stata una grassa infelice: sulla terra la felicità non si addice ad una persona grassa quanto una pulce ad una saponetta.
Il cellulare, rinchiuso nella borsa, inizia a suonare con sempre maggiore intensità, impaziente di uscire allo scoperto.
È sicuramente mia madre.
“Ciao, amore mio. Spero tu sia ben coperta…”
Mi chiama ogni mattina per informarmi su eventi familiari o internazionali, sempre e solo però a sfondo tragico.
Un aereo precipitato, zia Marta in preda a convulsioni…
“… il tempo sembra bello, ma è in arrivo un temporale!” Lei era stata il primo scoglio contro cui avrei potuto naufragare.
Ossessionata dal grasso, mi misurava, a giorni alterni, la circonferenza della vita, cercando di capire se ero una “mela” – grasso localizzato sulla pancia e sul petto – o una “pera” – grasso addossato intorno ai fianchi, alle cosce e al sedere.
“Non può essere!” ripeteva sconsolata “Sei tutte e due!”.
Passava ore a calcolare il mio peso forma ideale, a dividere i miei chili per i centimetri della mia altezza, portandoli al quadrato. Con lei ho provato qualsiasi dieta: era arrivata a farmi mangiare con i bastoncini… ma in poco tempo divenni più brava di un cinese. Il capezzolo che ci ha nutrito può anche affamarci!
Mio padre, sobillato da mia madre, affrontava il problema da uomo; decise che con il mio fisico sarei diventata una campionessa mondiale nel lancio del peso: ore interminabili per capire come bilanciarlo, come piegare il corpo all’indietro, roteare il braccio e lasciarlo andare al momento giusto.
E così ho passato la mia adolescenza con il cuore che mi batteva disordinatamente, ma senza arrendermi… e senza piangere.
Per protezione, sul comodino tenevo un sasso.
Era un sasso magico, grigio con delle venature simili a fiamme verdi; me lo aveva regalato la nonna e custodiva il segreto della mia immagine.
È vero, ogni tanto sbatto ancora contro gli spigoli e a volte, la sera, mi rigiro nel letto perché vorrei trovare un uomo esuberante, carnale, cordiale e rumoroso come me. Ma chissà? Forse un giorno…
Un uomo con una sciarpa giallo canarino svolazzante, accompagnato da un piccolo cane nero senza coda, mi sorpassa veloce lanciandomi un’occhiata d’apprezzamento.
Sorrido soddisfatta. Tutto quello che ricopre la mia carne burrosa è studiato per attirare l’attenzione, fin nei minimi dettagli. Io odio l’indifferenza:
posso resistere a tutto, ma non all’indifferenza. Così indosso vestiti leggeri, dai colori sgargianti. Sui miei capelli, lunghi e ricci, appoggio cappelli tempestati di strass. Le braccia rotondette sono ricoperte da centinaia di braccialetti, e spille vistose, a forma di mosca, scorpione, lupo o serpente, si aggrappano al collo e sul petto.
Quella che porto oggi, a forma di piovra, protende i tentacoli verso i ripiani ricolmi di dolci, tondi e soffici, allineati dietro la vetrina della pasticceria: la seconda tentazione sul mio cammino.
“Aspetta. Entra. Vorrei il tuo consiglio su un nuovo dolce di mia invenzione” mi saluta il pasticciere, tenendo aperta la porta.
Riuscirò a resistere? La mia volontà sarà più forte del desiderio? Ma, soprattutto, perché non cambio strada? L’ho fatto. Ma l’altra, con quell’odore pungente di amido ed ammoniaca di una lavanderia a secco e le lacrime che trasudano dai muri del negozio di serpenti esotici, imprigionati in teche di vetro in compagnia di topolini tremebondi, è così deprimente!
Arrivo al lavoro senza lo spirito giusto per premere il piccolo pulsante di lucido metallo, a lato della porta.
Prima un piede, poi l’altro e sono all’interno del mio castello, circondata da mura di mattoni dipinti di bianco, scale di pietra e lunghi corridoi.
Spazi aperti illuminati dal caldo splendore che si irradia dalle decine e decine di quadri appesi alle pareti, uno sull’altro, rinchiusi dentro le loro cornici: la vita esplode e il corpo, senza più peso, fluttua tra le pennellate sature di colori, vividi come banchi di pesce tropicali. Questa è la mia galleria d’arte.
“Hai uno sbruffo di crema sul mento!” la voce squillante di Mimma, la mia infaticabile e preziosa assistente e soprattutto amica, mi riporta alla realtà.
“E guarda le tue scarpe!” esclama accasciandosi su una poltroncina, mentre i capelli, colore del grano maturo e acconciati sulla sommità del capo, vibrano pericolosamente.
“Lo so ho due scarpe diverse. L’altra non ho fatto in tempo a ritirarla dal calzolaio.”
Quel brav’uomo è stato lasciato dalla moglie che ha preferito alle sue le mani del fisioterapista: ha ricevuto la notizia mentre inchiodava una suola. Da allora è diventato superstizioso: gira per il negozio in perizoma e indossa solo babbucce di stoffa. Come il genio della lampada di Aladino.
“E oggi hai anche appuntamento con quel commerciante d’arte tedesco.”
Mimma è una perfezionista, mentre io non sono sicura che la proporzione e la simmetria siano gli attributi della bellezza.
Per questa ragione ho sempre odiato il Principe Azzurro: mai un bottone mancante, una ciocca di capelli fuori posto o una staffa persa; rigido e perfetto sul suo cavallo bianco, anche lui mai sporco di fango. Che noia! Fin da piccola mi incuriosivano molto di più i rospi legati da incantesimi.
“Io amo le cose disordinate e selvagge!”
“Come puoi dire questo?” sospira, mentre io starnutisco: una sottile corrente d’aria, un rumore strano ha attraversato il pavimento.
“Hai sentito? ”
“Cosa?”
“Uno sbuffo d’aria… un suono per metà umano e per metà soprannaturale…”
“È il campanello. Vado io.”
E si allontana scuotendo la testa: è convinta che per me sarebbe di estrema importanza imparare a giocare a scacchi, o trascorrere un periodo dietro uno sportello di banca a dividere banconote di vari tagli.
Sostiene che la mia esistenza trascorsa quasi esclusivamente in una realtà fatta di colori e immagini mi provochi quella che lei chiama la ‘sindrome dell’albero’, cioè la perdita di ogni contatto con la realtà.
Io le rispondo, calma e sorridente, che restare appollaiati su di un albero è simbolo di rinascita spirituale. Non posso però dilungarmi perché ogni volta Mimma, dalla rabbia, si gonfia come una rana e le viene la bava alla bocca.
D’altra parte la scoperta di un mondo parallelo, di una diversa realtà, mi ha permesso di rimanere a galla: in un pomeriggio piovoso, rinchiusa in casa in preda ai primi dolori mestruali, è nata la mia unica, vera passione, violenta come il morso di un serpente. Sfogliavo distratta una rivista di moda, quando fui attratta da un articolo sul concetto di bellezza nel corso dei secoli: ‘…concetto complesso, nel quale convivono armonia e caos, in cui i canoni estetici non sono mai qualcosa di assoluto e immutabile…’ scriveva l’illuminata giornalista ‘dove la rarità di un carattere è particolarmente importante per definire ciò che è bello, dove l’esaltazione del volume è bellezza e sensualità…’
Da quel momento, incuriosita e preda di una crescente eccitazione, presi a seguire con attenzione il corso di storia dell’arte a scuola, a partecipare a convegni e a visitare mostre.
Con gli occhi sempre più sbarrati dallo stupore, il mio mondo fino ad allora scarno iniziò a popolarsi di donne.
Veneri paleolitiche obese con la pancia abbondante, i seni pesanti, i fianchi enormi; donne greche, scolpite nel marmo, eleganti ed opulente; dame formose dipinte da Goya, Velasquez, Tiziano, Tintoretto, Rubens, Botticelli.
Tutte loro erano come me: un trionfo di sensualità, di carne, un inno alla cellulite.
Finalmente avevo trovato la mia famiglia, la specie alla quale appartenevo, lo scopo della mia vita.
Un leggero, impercettibile scricchiolio si insinua tra i miei pensieri. Tendo l’orecchio come un cane da caccia.
Mimma non si è accorta di niente. La sua attenzione in questo momento è concentrata solo sul suo spasimante, un giovane biondo e sbarbato che arriva ogni mattina, con una pila di giornali. Addossato alla parete vicino alla porta, mi lancia un timido gesto di saluto.
Non so cosa trovi di così interessante in lui Mimma: io, se lo incontrassi svenuto per strada, con un gesto sontuoso solleverei la gonna e lo scavalcherei come un lampione abbattuto.
Ed ecco di nuovo quel suono leggero, dai toni maligni, che vorrebbe passare inosservato: una nube scura che copre per un attimo il sole.
“Noi andiamo un attimo al bar.”
“Per favore portami un pacchetto di patatine, uno di noccioline, uno di pistacchi e… e una centrifuga di latte e banana.”
“Ti prendo un succo di pompelmo.”
“Ma perché?” piagnucolo.
“Vuoi finire il resto dei tuoi giorni rinchiusa in una tuta di plastica?”
“No, lo sai che soffro di claustrofobia.”
“Bene” mi risponde, allontanandosi con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra, seguita dal suo limone rinsecchito.
Ed io apro, premendo un pulsante nascosto sotto il piano della mia scrivania, lo sportello di un piccolo frigorifero segreto, ricolmo di cibo per i casi di emergenza.
Ma chi se ne frega! Si dice che dentro una persona grassa c’è una persona magra che lotta per uscire: dentro di me non c’è! Non c’è mai stata e mai ci sarà. Ho intenzione di comprarmi l’ultimo ritrovato della scienza: un carrello per la spesa versione fitness che mentre giri tra gli scaffali e lungo le corsie ti misura i battiti del cuore, ti conta le calorie perse, la velocità e la potenza con cui lo spingi… mai, comunque, con più forza di chi, in questo momento, sta bussando contro la porta della galleria.
“Chi è?” chiedo, avvicinandomi.
L’ombra tremolante al di là del vetro non risponde e continua a bussare con insistenza.
“Perché non suona il campanello?” gli urlo indispettita.
“Mi faccia entrare” un timbro di voce basso, possente, da uomo selvaggio.
Gli apro e davanti a me ecco apparire l’uomo con la sciarpa gialla. Il cane non c’è.
Mi fissa in silenzio e ho l’impressione di essere sfiorata da una bacchetta magica, mentre le narici fremono e si dilatano per la fragranza di legno di sandalo che emana dalla sua persona.
‘E la foresta di spine che circondava la torre svanì…’: se fosse una favola questo sarebbe l’inizio.
“L’ho spaventata. Mi dispiace, ma non amo suonare i campanelli: ho paura di rimanerci attaccato… una scossa elettrica… preferisco i vecchi batacchi di ferro o di legno.”
“Io” rispondo con aria sognante “ho paura delle porte automatiche degli ascensori: mi aspetto da un momento all’altro di rimanere schiacciata come una lumaca.” “Lei si domanderà perché sono qui: sono un pittore…” Mi piace sempre di più!
Un suono forte e impertinente senza un luogo preciso di origine e senza un posto di arrivo accompagna il mio pensiero come uno sberleffo.
Ma lui non sembra accorgersene, continua a parlare con il suo tono suadente.
Mi sta dicendo che gli è bastato uno sguardo al mio corpo voluttuoso per desiderare di poterlo dipingere, il biancore della mia pelle sconfigge il buio più spesso, le pieghe burrose del mio corpo annientano lo spazio e il tempo.
“Sto preparando una mostra personale al Museo di Arte Erotica di Amburgo. La prego… so che può sembrarle una richiesta un po’ stravagante, ma io ho bisogno di lei.” “Diamoci del tu.”
Sento le formiche corrermi tra le dita dei piedi, risucchiata indietro all’alba dei tempi, quando tutto quello che esisteva non aveva ancora assunto contorni reali e le parole dovevano ancora acquistare significato. E lui continua a parlare.
Mi vuole con veli di mussola bianca trasparente e con un gran cappello di paglia guarnito da un nastro arancio.
In mano un grosso e bitorzoluto marron glacé con la glassa sciropposa che cola lungo le cosce e cade in piccole gocce sul pavimento, dove c’è un uccello, ricoperto di piume morbide e leggere, con un becco lungo e appuntito come uno spillo: un uccello dispettoso e intrigante che ubbidisce solo a me.
“Ti voglio nuda.” e rimane in silenzio, imbronciato.
Un altro insolito scricchiolio serpeggia nei muri, tra le tavole del pavimento e mi penetra nelle ossa come una doccia fredda.
“Nuda? Non ho problemi!” gli rispondo guardandolo dritto negli occhi. È la verità. Può sembrare irreale, ma io nuda mi sento completamente a mio agio come una capra tra le rocce.
Chiudo gli occhi e allungo una mano: vorrei toccargli il viso, le guance tonde, i folti capelli ondulati, la leggera ombreggiatura della barba, ma qualcosa mi blocca, non lui, ma il solito sinistro scricchiolio; questa volta, però, molto più forte e accompagnato da tremiti e oscillazioni dei muri che fanno ondeggiare i quadri l’uno contro l’altro.
Anche il pavimento ha iniziato a tremare e, all’improv viso, sotto di noi si apre una profonda voragine che ci inghiotte.
Precipitiamo nel buio, il respiro bloccato in gola, gli occhi aperti sul niente. Precipitiamo senza inizio né fine.
Buio.
Silenzio.
Un mondo di tenebre, un senso di oppressione.
Sono morta e mi trovo nell’anticamera dell’aldilà.
Mi accorgo di avere gli occhi chiusi.
Li apro con fatica. Sono viva…
Una luce fioca cade dall’alto, da un grosso buco proprio sopra di me, e nell’aria veleggiano fogli colorati come stormi di uccelli; e fiocchi di calce bianchi come angeli scendono lentamente in una sorta di nebbia.
Mi sento come un vascello naufragato sul fondo del mare circondato da migliaia di molluschi e conchiglie schiacciati.
Pensieri polverosi. Forse c’è poco ossigeno qua sotto.
Devo stare tranquilla, non farmi prendere dal panico: dopotutto ho frequentato la “scuola del grasso”! Ero tra le allieve migliori. In nessun altra scuola si impara così bene ad avere padronanza del proprio corpo e delle proprie emozioni, a vivere senza niente di definito intorno a se, a restare per ore senza fare nulla, studiando le crepe nel soffitto, il volo delle mosche, i granelli di polvere illuminati dal sole. Non c’è maestra migliore per apprendere il rasserenante oblio di se
stessi. Io lo so.
Il respiro riprende il giusto ritmo, e ricordo: non sono sola!
Giro la testa di lato, lentamente, e lo vedo. È disteso poco lontano con la sciarpa gialla ancora morbidamente legata intorno al collo. Non si muove.
Lo chiamo con sussurri, versi di uccelli, miagolii e schiocchi di lingua. Niente. Continua a rimanere immobile, le gambe accavallate in una stramba posizione.
No, mio Dio, ti prego, fa che non sia morto. Ti prego. Non pretendo la felicità eterna ma ci siamo appena conosciuti… almeno qualche ora in più, qualche giorno, qualche mese.
Lo so che per te il tempo non esiste, ma per me potrebbe essere essenziale, attraverso i suoi quadri potrei diventare immortale come la Venere del Botticelli.
Ma che dico? È orribile! Sono un essere disgustoso, egoista ed egocentrico.
La verità è che potrei innamorarmi di lui: qualcosa nel suo sguardo mi ricorda il mio sasso magico, forse è il colore e sono quasi sicura che vicino a lui non avrei più
paura di passare attraverso le porte automatiche degli ascensori. Potrei amare questo canarino disteso poco lontano da me. Mi viene da piangere e non ho neanche il conforto di qualcosa da sbocconcellare.
Da qualche parte arriva il suono insistente di sirene, il rombo di motori e uno scalpiccio di passi che rimbombano come un esercito invasore e la luce si oscura.
“Mi senti?” è Mimma che chiama affacciata al buco del pavimento.
“Sì, tranquilla. Sto bene.”
“Non ti preoccupare, tra un attimo ti tiriamo su. Il pavimento ha ceduto, solo qui, però, niente di grave, lo sai
com’è in queste case vecchie.”
Niente di grave? Sarei stata d’accordo con lei se il pavimento avesse ceduto solo pochi minuti prima e proprio
dove si trovava il suo improbabile fidanzato… un altro pensiero di cui vergognarmi!
“Mimma, non sono sola.”
“Cosa?”
“C’è un uomo con me… era appena entrato in galleria.” “Un cliente?”
“No.”
Non risponde, ma ho la netta impressione che dalle sue labbra esca un sospiro di sollievo: è ossessionata dal buon andamento finanziario e la perdita di un cliente per lei sarebbe peggio di qualsiasi disastro.
“È morto?” mi chiede con un filo di voce.
Non posso risponderle. L’angoscia mi serra la gola. Non si muove, non apre gli occhi: e se fosse rimasto paralizzato? Devo fare qualcosa.
Striscio con fatica, un poco alla volta, verso di lui, allungo il braccio e lo tocco.
La sua mano è calda, dovrebbe essere un buon segno, forse è svenuto o forse ha una leggerissima commozione cerebrale. Lo guardo. Mi piace anche così disteso, inerme e impolverato.
Ti prego mio caro compagno di caduta, fammi sentire che sei ancora qui con me: alza un sopracciglio, increspa un labbro, muovi un orecchio, sbatti una palpebra. Qualunque segnale tu voglia mandare per quanto piccolo, infinitesimale io lo vedrò: tu sei la cellula ed io il microscopio. Se il caso ci ha fatto incontrare ci sarà pure uno scopo. Abbiamo così tanto da scoprire, da esplorare, da scavare insieme.
Ti prego, non farlo, non te ne andare: sei appena arrivato.
Ancora non hai assaggiato il mio piatto forte e ti prometto che rimarrò per sempre così: calda, burrosa, invitante e pronta ad accoglierti dentro di me.
Cos’è? Ho sentito un tremito… muove le dita… sta stringendo le mie.
Ho voglia di cantare e piangere allo stesso tempo.
“È vivo” urlo, con quanto fiato ho in gola.

***

Luna di fragola, racconto tratto dal libro Al cambio di luna di Paola Merolli, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.

67 Commenti

  1. Cara Paola,
    ho letto con piacere le righe inserite e spero di poter leggere in futuro il tuo libro
    mi è piaciuto molto il senso di stupore quando il pittore le chiede di posare per lui e lei anche se è grassa non ha vergogna a mostrarsi e accetta.
    In un mondo in cui tante ragazzine prendono come esempio modelle dalla vita super light un po’ di consapevolezza che la salute è una cosa di cui avere cura preziosa come un gioiello è l’ideale.
    La cura per la scrittura e la ricchezza di particolari lo rendono un libro adatto a tutte le età e spero di leggerlo presto.
    Un abbraccio
    Carolina

    • Cara Carolina, grazie per le tue parole. Hai ragione: ci sarebbero molte cose di cui vergognarsi e non certo di qualche chilo in più! Buona estate e Buona luna. Un abbraccio. Paola

  2. Ciao Paola, complimenti questo brano del libro incoraggia chi purtroppo, è grassa per svariati motivi a sorridere alla vita e non è detto che non ci sia un cambio di luna positivo per loro in futuro. Bello l’incontro tra il pittore e la ragazza grassa a cui offre il lavoro da modella che all’inizio rimane stupefatta poi accetta subito. La comparsa di quel pittore sta iniziando a far dipingere la vita di quella ragazza in un altro modo inaspettato. Saluti Alba

  3. non avevo ancora letto le righe sul blog del suo libro e ora sono molto contenta di averlo fatto, sono rimasta colpita ed interessata dalla protagonista del racconto che muove ogni suo senso per percepire il bello della vita senza alcuna vanita’ fisica ovvero utilizzando il suo corpo in modo cosi’ forte e interessante in un mondo come quello di oggi dove l’apparire conta sopra ogni altra valutazione e questo mi ha fatto riflettere perche’ anche io in prima persona , prima di andare al lavoro ad una cena o altro mi guardo troppo fuori per cercare approvazione prima da me stessa e poi dagli altri sottovalutando il parere degli altri che sono miei amici per il mio modo di essere
    Se tutte le protagoniste dei suoi racconti sono come la prima , devo conoscerle tutte perche’ sono sicura che nei vari racconti trovero’ qualcosa da riscoprire che e’ anche dentro di me come in tutte noi donne
    Le auguro tanto successo e tanta buona luna Paola

    • Grazie per il tuo commento. In effetti tutte le protagoniste sono donne completamente diverse le une dalle altre e che fanno parte della nostra esperienza comune. Spero riuscirai a leggere il libro. Mi farebbe piacere sapere che ne pensi. Buona estate e buona luna anche a te. Paola

  4. Ho ricevuto il suo libro con somma gioia, grazie anche per la dedica.
    Le farò sapere le mie impressioni e sensazioni quanto prima.
    Saluti.

    Stefania C.

  5. Gentile Paola,
    grazie mille per i complimenti riguardo la mia scrittura!!
    Hai proprio ragione: “lottare ridendo”, questa potrebbe essere la formula magica per superare serenamente tutte le avversità che inevitabilmente si presentano nel corso della vita, tenendo sempre presente però, che a volte, possiamo ricorrere alla nostra via di fuga preferita: un salto sulla luna ed ecco risolto il problema!!!
    buona luna anche a te!!

      • Grazie del consiglio!!
        Son già alla ricerca di questo libro, non appena lo leggerò ti farò sapere che ne penso!!!
        A presto e che la luna sia con noi!!
        m.g.

  6. Questo racconto invoglia sicuramente ad accettarsi per quello che si è..senza dover a tutti i costi “raggiungere” i canoni di bellezza imposti dalla nostra società.La protagonista ha compreso che l’unico modo per stare bene con gli altri è stare bene con se stessa. Ma quello che mi ha maggiormente colpito è l’utilizzo dei vari sensi della protagonista ..il lasciarsi trasportare da altro e non essenzialmente dalla ragione.Vivere tramite le percezioni ,i segnali che il mondo ci invia, i colori….Non tutti sono attenti a queste piccole cose e così si perdono molte opportunità di vivere la vita intensamente.

  7. Serenità è quello che mi ispira il tuo libro, e poi allgria e gioia di vivere…in queste poche righe che ho letto hai saputo far affiorare un sorriso in me che mi sono rispecchiata nella protagonista.

  8. Molte volte (troppe volte mi ripete chi mi sta intorno), vorrei poter fare come l’omino della canzone di moby che, con una grande facilità prende una scala e sale sulla luna, su cui placidamente si siede e, con accanto solo il fido cagnolino, osserva il mondo da una “prospettiva” tutta sua…
    Se dovessi usare un aggettivo per definirmi, lunatica sarebbe perfetto (non foss’altro che sono del segno del cancro!). Abito in una città di mare e quando c’è la luna piena, il suo riflesso sull’acqua è da togliere il fiato: uno spettacolo meraviglioso che mi incanta ogni volta come fosse la prima…
    Veniamo al racconto: la protagonista è un mito: briosa, esuberante, ironica e anche un po’ matta!
    E’ riuscita a non farsi influenzare dalle paranoie di una mamma asfissiante, a non farsi abbattere dai perfidi compagni di scuola che la emarginavano e soprattutto a considerare il suo fisico come un “vestito perfetto cucito apposta per lei” (questa è la sensazione primaria che mi ha trasmesso).
    Chissà se, però, anche lei avrà dei momenti bui…non sarebbe umana…
    Comunque sia, è simpaticissima: mi ha fatto morir dal ridere (cit. “Mi viene da piangere e non ho neanche il conforto di qualcosa da sbocconcellare”) e mentre leggevo, scorrevo la pagina con il mouse, e, ad ogni “click” speravo che il racconto non terminasse…che sollievo quando l’artista ha dato segni di vita!
    Gentile Paola, spero tanto di poter leggere l’intero libro, scoprendo altri personaggi un po’ lunatici, proprio come me!!!
    Un caro saluto e COMPLIMENTI!!
    Maria Grazia

    • Ciao Maria Grazia! Nello scrivere sei piena di “grazia” come il tuo nome! Spero anche io di poterti mandare il mio libro e che le altre protagoniste ti entusiasmino altrettanto. Sono tutte donne che soffrono, ma non smettono mai di lottare e certe volte lottano anche ridendo. Ti auguro di avere sempre con te una buona luna! Grazie ancora. Paola

  9. Ho ricevuto il libro che ho letto tutto d’un fiato per i racconti ironici, garbati, profondamente realistici. Mi sono ritrovata nelle storie ordinarie di molte donne, piccole grandi eroine della quotidianità. Un caleidoscopio nel quale vale la pena d’infilare l’occhio, per scoprire le profonde ragioni di una femminilità, mai esibita, ma sempre vissuta con grande dignità e ironia e che sa essere, perciò, una lezione autorevole per tante giovani donne alla ricerca di modelli credibili: perchè l’adeguarsi a icone irraggiungibili non metta a repentaglio salute e equilibrio psichico
    Un grazie quindi per il dono graditissimo e per questa bella prova d’autore.
    Carmen

  10. La luna sempre e comunque, mi pare rivedere il bellissimo film “Stregata dalla luna”, ma Cher era magrissima, pensavo e penso sia una fortuna esserlo, io che non resisto mai davanti ad un bignè, mi consolo. Che passaggi! batti e ribatti, ci vuole un grande stile e tu l’hai con grande dimestichezza, BRAVA!
    Mariarosa che ama la luna, specialmente quella innamorata.

  11. Ho riletto il brano tratto dal libro e sono ancor più colpita da questa donna, mi attira, mi incuriosisce e vorrei conoscerla. Credo di vere dei punti in comune con lei ma al tempo spesso ho tanto da imparare.
    Infatti per me un libro deve non solo fare emozioni ma anche far riflettere, insegnare.
    Un saluto.

    Stefania C.

    • Ciao Stefania, grazie ancora delle tue parole e della “rilettura”! spero che il tuo entusiasmo continuerà anche con le altre protagoniste del libro.
      Gentilmente, per ricevere una copia omaggio del mio libro, compatibilmente con la disponibilità delle copie omaggio, ti prego di metterti in contatto esclusivamente via mail con la Redazione indicando il titolo del mio libro e il tuo indirizzo postale.
      Un caro saluto. Paola

      • Grazie, ho contattato la redazione e spero mi arrivi il suo libro, le farò poi sapere tutte le mie considerazioni a riguardo.
        Grazie ancora e buona giornata.

        Stefania C.

  12. HO LETTO IL LIBRO DI PAOLA MEROLLI CON ATTENZIONE E TRASPORTO, POSSO SINCERAMENTE AFFERMARE CHE E’ UN’OPERA DEGNA DI GRANDE RILIEVO SCRITTA CON GARBO, RAFFINATEZZA E GENIALE MAESTRIA COSE CHE POSSONO RIUSCIRE SOLTANTO A DONNE DI GRAN CLASSE COME LEI.
    UN SALUTO DI CUORE E UN FORTE ABBRACCIO A TE PAOLA

    • Ciao Roberto, grazie di cuore per le tue parole e il tuo sostegno! Mi dai una grande carica! Sto leggendo il tuo libro, devo dire con molto piacere e interesse, appena l’ho finito ti scrivo. Un saluto a te e alla tua famiglia. Buon lavoro. Paola

  13. questa si che e’ una donna- donna! una donna allegra , colorata, sicura’ di se’, passionale…cavolo, la donna che vorrei essere io!!!

  14. Un libro dei contrasti. Tra quello che questa donna è, e come invece la vorrebbe la madre, tra come si sente lei e come la vedono gli altri. Anche la copertina sottolinea questa discrepanza. C’è un volto giovane, sensuale, ben definito, esattamente opposto rispetto alla decrizione della protagonista. Stupisce, è inaspettato. Mi piace poi il passaggio che fai sul sasso e su quel frigorifero segreto, due oggetti apparentemente banali, ma che con la protagonista hanno in comune un legame ben più forte. La accompagnano, sanno di lei e, forse, sono gli unici a non giudicarla. E’ come se tra queste pagine diventassero protagonisti anche loro.
    Infine, il riferimento alla giornalista. E’ anche il mio lavoro, mi sono sentita chiamata in causa. E per questo anche più coinvolta dal tuo libro. Complimenti. Da donna a donna.

  15. Un libro interessantissimo, ironico, che non ti stanca. Un libro divertente e sincero, il coraggio di prendersi in giro e di accettarsi per quello che si é. Ma che ne so io, non l’ho mica letto! Dico bene? A risentirci, Lenio.

    • L’ironia mi ha salvata in molte occasioni… spero riuscirai a leggere anche le altre storie. Grazie per il tuo commento: mi dà la carica! Buona luna! Paola

  16. Non ci posso credere… questo libro rispecchia completamente il mio modo di vedere le cose…
    Mi piacerebbe davvero leggerlo e spero che chi lo leggerà arrivi a capire che spesso le cose che contano sono quelle invisibili agli occhi.
    Grazie 🙂

    • tutto ciò che è velato, nascosto, misterioso come il nostro mondo femminile: così semplice, così complesso. Ciao Francesca, grazie e Buona luna!

  17. Ciao Paola,
    interessante approfondire questa tematiche,nell’attimo di black out è stato come rivivere il salto di Alice nella tana del coniglio bianco!
    Per oscuri motivi mi ritrovai ai piedi del tavolino che avevo bevuto dalla bottiglietta e non riuscivo più a prendere la chiave della famosa porta.
    Da un passato di Alice ad un presente di regina dei ghiacci, continuerei a leggere con piacere fosse anche solo per scoprire se alla fine ci ha preso gusto nel fare la modella che rappresenta l’autoconsapevolezza.

    • La luna della fragola è solo una delle 12 donne del libro. spero ti piaceranno anche le altre. Grazie per le tue parole e per l’immagine di Alice nel Paese delle Meraviglie: il paese delle donne! Buona luna! Paola

      • Cara PAola,
        sono ancora incredula dell’iniziativa, attendo trepidante, come nella notte della vigilia, che suoni il postino con la missiva.

        Grazie

  18. ” Tintarella di luna ” , cantava Mina negli anni Sessanta del Novecento.
    Quella che abbronza l’anima, non il corpo. E disegna confini personali di felicita’. Lascia le anoressiche modelle negli atelier oscuri e oscuranti dei guru della moda per assumere a campione le donne dipinte dal Ghirlandaio, dal Botticelli, dal Lippi. Si, proprio loro, le dame immortalate nei secoli d’oro della pittura, trasudanti erotica abbondanza. Le guardi, circondate
    da un desiderio insondabile di volutta’ , e vorresti subito catturarle nei tuoi sensi anelanti al piacere. Al chiaro di luna le rotondita’ assumono la circonferenza della libellula formosa. Conta, al fine, il piacere di piacersi. O, almeno, di accettarsi. L’importante e’ che i chili non pesino sulla psiche, da diventare un insopportabile peso. Guerra, dunque, al “dio grissino “.

    Gaetano

  19. Elogio dell’imperfezione: sarebbe questo un titolo da dare a questo libro, se non fosse stato già utilizzato, per un’opera molto nota. La protagonista, una ragazza oversize ,ci parla con ironia della società dalle “passioni tristi”, dove una pletora di uomini e donne infelici si agitano fra luoghi comuni, passivi esecutori di un Diktat estetico, imposto dai mass media e dalle multinazionali della fashion. La narrazione,caratterizzata dall’alternanza delle focalizzazioni esterna e interna, dà respiro alla dimensione caotica dell’esistente: le diverse voci narranti, malgrado la diversità di linguaggi e di sensibilità, esprimomo mimeticamente la condizione umana odierna di perenne, quanto frustrata, ricerca di senso e di felicità . L’ottica rovesciata, proposta dalla protagonista, una callipigica bella Otero, ci conduce in un “paradiso terrestre” dove essere felici è ancora possibile: se solo si è disposti a essere sè stessi.Finalmente senza complessi.

    • Ciao Carmen, complimenti per il tuo commento! e speriamo di riuscire prima o poi ad essere veramente noi stessi! Intanto Buona luna e grazie! Paola

  20. Perfetto nelle proporzioni, nell’essenziale e drammatico svolgimento.
    Romantico ed ironico, se qualcuno mi avesse visto mentre lo leggevo mi avrebbe visto sorridere…!

      • carissima paola, ho ricevuto il tuo libro, ti ringrazio di cuore, intanto per il dono cartaceo, ma soprattutto per la gioia di aver vissuto le “lune” dei tuoi splendidi racconti. l’ho divorato, come mio solito, e mi è rimasto nel cuore il ricordo di tante emozioni.
        ho scoperto con piacere che il tuo stile di scrittura è molto simile al mio! spero di ricambiare regalandoti la lettura di mie opere, ancora inedite, purtroppo.
        un caloroso abbraccio.
        maria

  21. La bellezza ha un cuore speciale che è l’armonia…. e tutto indossa bellezza quando l’armonia del dentro e del fuori..si sfiorano…o si incontrano per sempre.
    Bel racconto..E che sia veramente un Cambio di Luna,di stile,per uscire fuori dagli schemi stereotipati, della donna bella perchè magra.

    Spero che a leggerlo siano sopratutto le giovanissime e che sappiano cogliere il vero messaggio che l’Autrice manda attraverso queste pagine.

    Straordinaria. Brava.

    Un saluto.
    Anna laura.

    • Straordinario per me il tuo commento. Grazie Anna Laura e spero riuscirai a leggereanche le altre storie di donne dddel libro. Intanto Buona luna anche a te! Paola

  22. Cara Paola,

    Attraverso il riassunto pubblicato nel blog degli autori, considero piacevole poter leggere completamente questo libro.
    È un mio desiderio e gradirei poter approfondire questo riassunto.
    La protagonista, una persona romantica, descrive in maniera lodevole il percorso per recarsi al lavoro: una stradina baciata dal sole e da un dolce venticello proveniente dal mare.
    Vive felicemente anche se ha qualche chilo di troppo, rispetto alla media. Ma la felicità, secondo i suoi pensieri, non è affatto legata al peso.
    “Forse, potrei… uno solo! Piccolo. Mignon. No! Mangio troppo, lo so. Ho una fame implacabile per qualunque cosa mi faccia sentire viva”
    Complimenti,
    sergio

    • Ciao Sergio e grazie per il tuo commento. Nel libro ci sono 12 storie di donne ognuna con il nome di una luna. Spero anche io che potrai leggerlo e che ti piacerà altrettanto. Intanto Buona luna! Paola

  23. Affascina il pensiero di questa donna … l’essere grassa con gioia e consapevolezza la rende più attraente di una modella … e poi è così dolce, come una splendida torta alla panna …
    La sua carica, la sua vivacità coinvolgono ed in curiosiscono … come finirà?
    Brava, è una bella storia. Marisa

  24. Sono affascinata da questa donna. L’essere al di là degli schemi le conferisce un fascino e un’ironia capace di superare i pregiudizi e gli affanni della gente comune…sarebbe divertente averla come amica una ragazza così!. Ora sono curiosa di conoscere il seguito…questo incidente a cosa porterà? Riuscirà a farsi ritrarre dall’ispirato pittore? E i suoi pensieri che cos’altro ci narreranno? Non lasciatemi in sospeso!

  25. un libro intenso, serrato, dal ritmo incalzante. Ci sono tutti gli ingredienti di una buona riuscita, l’amore innanzi tutto. E poi la bellezza, la gioia di vivere. Un libro di oggi con i problemi di una giovane donna di oggi. Mi ispira.

  26. In un mondo di taglie 42 viva chi è grassa e si sente felice! Questo libro è invitante come una di quelle paste con su una nuvola di panna montata e una corona di frutta fresca colorata che fa tanto estate e gioia di vivere. Ho divorato tutto d’un fiato il frammento, con i suoi repentini cambiamenti e il ritratto di questa protagonista che immagino di una bellezza rubensiana, tronfante nei suoi abiti ricchi di fiori e veli svolazzanti

  27. Delizioso spaccato di un altrettanto delizioso universo femminile, scansionato, analizzato, visto alla luce di una prospettiva diversa dal solito stereotipo della donna bella, intelligente e magra. Qua abbiano una bella e intelligente donna grassa e in carriera. Bellissima idea e libro da leggere assolutamente. Complimenti all’ autrice.

  28. Descrizioni in stile fiaba. Romantico, con un pizzico di ironia.
    Un personaggio pieno di carattere. Una madre che incuriosisce, piena di timori, quasi patologica. E il tanto atteso Amore, che forse arriva, in un maniera un pò stravagante. Davvero coinvolgente!Complimenti!

  29. sono entusiasta di questo libro! rispecchia moltissimo la vita reale, i problemi e le ossessioni di noi donne ma in una chiave molto vivace e molto simpatica. poi una donna grassa e felice è veramente un sogno, finalmente questo bel personaggio può riscattare noi donne che ossessionate dalla forma fisica ideale e dal cibo dietetico, diventiamo sempre più musone e tristi. brava paola merolli, grazie d’aver fatto nascere dall’inchiostro della tua penna una così gaia donna! sicuramente il tuo capolavoro sarà un successone.

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