Le stazioni del vento di Nicoletta Vinciguerra

Milena ha avuto ragione. E’ stato fin troppo facile trovare la casa, tra poche centinaia di abitazioni.
Il paese è attraversato da un’unica strada, la quale è intersecata da viuzze che si inerpicano sopra i pendii al suo interno e verso gli orti.
La strada principale conduce fino a una chiesetta, situata al centro dell’unica piazza, corredata di alcune vecchie panchine di ferro battuto ingrigito dal tempo e adornata dal soffio di insopprimibile vita e intenso profumo degli alberi di oleandro rosa.
Fa molto caldo, un calore di assoluto silenzio, interrotto dai ronzii e dalle voci degli animali che giungono dalla campagna distante.
Milena e Fabio decidono di lasciarmi. Hanno intenzione di scendere al fiume per uno dei loro giri di perlustrazione nei pressi dell’antico ponte.
Il luogo è appartato e quieto, ma la casa è abitata.
“Torneremo tra qualche ora, Vittoria, così avrete il tempo per parlare”.
E io mi aggiro sola e indecisa, misurando, tre passi avanti e tre indietro e poi daccapo, la larghezza del cancelletto di legno dipinto dal quale intravedo l’ampio e lindo cortile lastricato e coperto dal pergolato dell’uva nera, con i minuscoli acini asprigni, e la fontana antica, e in fondo il portone d’ingresso in legno scuro, socchiuso.
La casa della mia prozia, che fu dei miei bisnonni, dove mia madre nacque e visse fino all’età di diciotto anni, non è molto grande, ma situata su due piani, completamente dipinta di bianco e con la soletta ricoperta di tegole marrone.
Dalla facciata mi osservano le persiane socchiuse delle quattro finestre a balcone, con ringhiere di ferro battuto dipinte di vernice rosso scuro e abbellite con vasi di gerani rosa e bianchi, disposti in un preciso e mai sovvertito ordine: due rosa ai lati e uno bianco al centro. Per quattro. I petali e le larghe foglie verdi sembrano ancora umidi e freschi dalla quotidiana annaffiatura del mattino.
E io non mi decido a bussare. Ci provo esitando, due, tre volte, ma la mano mi ricade sulla tasca chiusa della mia borsa di tela, attraverso la quale, per farmi coraggio, accarezzo il solito quadernetto.
Mi sento come fossi giunta dinnanzi al cancello di vecchio legno dipinto dopo un estenuante viaggio a ritroso nel tempo e come se non avessi un vero motivo per essere qui e come se fossi capitata per caso in un’epoca a me sconosciuta.
Fuori tempo e luogo. Mi volto indietro sperando infantilmente che Milena e Fabio siano ancora a portata del mio sguardo.
Che c’entro io con questo posto? Cosa cerco…cosa cerco? E, in primo luogo, perché non smetto di cercare?

La vecchina apre il portone in legno scuro dell’ingresso, mi nota prima ancora che io possa farle un cenno.
Inutile voltarmi, non ho scampo.
Perché credo che mi riconosca, inoltre, prima ancora che io abbia il tempo per dirle chi sono.
Avanza nella mia direzione e mi osserva in viso con attenzione, quasi nella speranza di incontrare qualcuno che ha aspettato da sempre.
Le sorrido e sollevo la mano a mo’ di saluto e anche lei mi sorride e prosegue verso di me, mentre curiosità e stupore crescono sul suo viso man mano che si avvicina.
E’ una donna alta ed esile, i lineamenti del viso sottili, il mento appena sporgente, il naso piccolo e leggermente aquilino, gli occhi verdi allungati e grandi, incredibilmente vivi e penetranti per la sua
età. Tra i lunghi e ondulati capelli raccolti a crocchia, solcano il colore grigio della chioma bellissimi, brillanti, indomabili fili di nero corvino.
E’ vestita di lutto da una intera vita. Camicia, gonna pieghettata, calze, scarpe nere, ma capo scoperto, porta il fazzoletto morbidamente avvolto attorno al collo lungo e delicato.
Non so riconoscere somiglianze dovute alla parentela. Solo alcuni particolari. Il disegno delle labbra sottili, la fila avorio dei piccoli denti distanti, il sorriso raro e luminoso: sono quelli di mia madre.
Mentre mi apre il cancello per invitarmi ad entrare, non posso fare altro che mettere fuori dalla borsa il mio quaderno.
Lei mi tiene per le braccia e seguita a scrutare minuziosamente ogni millimetro del mio viso.
Vede le mie lacrime, e così cade il suo ultimo dubbio: “Sei Vittoria, vero? Tu sei la figlia di Marianna?”.

***

Dal libro Le stazioni del vento di Nicoletta Vinciguerra

35 Commenti

  1. In effetti, ho usato l’affermazione “strada in discesa” per esorcizzare un po’ l’incognita della vita futura: potendo immaginare un qualcosa di ignoto, si pensa sempre al meglio. Poi però, nella maggior parte dei casi, non funziona proprio così.
    Anche quando sogno, quando raggiungo il mio pied-à-terre sulle nuvole, un elemento negativo è sempre presente, che poi io riesca BRILLANTEMENTE a superarlo, è tutta un’altra storia.
    Nella realtà concreta, nello specifico in amore, credo, anzi ne son profondamente convinta, che io debba fare ancora molta strada: fortunatamente ho davanti a me il profondo sentimento che lega i miei genitori e quello che ha legato i miei nonni. Ho potuto, in questo modo, constatare che tutto si affronta INSIEME, nel bene e nel male.
    Ma oggi, è ancora così? Si può sperare di trovare qualcuno che ti resti accanto, nonostante tutto?

  2. Cara Maria Grazia: terreni minati per attraversare i quali nessuno di noi possiede metodi infallibili.
    Nessuno conosce i giusti percorsi e le strade in discesa. Io di certo no, e non posseggo ricette.
    Posseggo l’esperienza segnata sulla mia pelle, come su quella di tutti noi, credo.
    Non esistono strade in discesa nell’amore quanto nell’amicizia, ma impegno profondo e faticoso da esercitare per costruire giorno dopo giorno e conquistarsi i propri attimi di felicità.
    Non si tratta di ideali o persone idealizzate. Qualcuno ha detto che in amore non si passeggia, non si scherza e non si fa retorica. L’amore ti toglie il respiro, ti spezza i fianchi, le braccia e le gambe, altro che strada in discesa! Ti ruba a te stessa in cambio della sua esistenza. Non si può uscirne indenni e questo è il prezzo da pagare in ogni caso, bello o brutto che sia. Non sono una che crede all’amore come tormento dell’anima e non mi piacciono affatto tali esaltazioni. Ma vedo e tocco e constato che l’amore “è” soltanto quando capisci che sei disposta a metterci e lasciarci e anche perderci la parte migliore di te, in ogni caso.
    Ho il triste dubbio che l’epoca in cui viviamo sia tanto complessa e difficile da avere reso tutto ciò soltanto un lusso che pochi si possono concedere. Non ci vengono risparmiate energie, sopravviviamo e basta. Questa è l’amara verità dimostrata dal fatto che più l’amore si allontana dalla nostra esistenza, più diventa struggente il nostro rimpianto. La strada in discesa esiste per me solo nei miei sogni, quando spero che prima o poi qualcosa di importante cambierà. Ciao carissima.

  3. Salve!
    Scrivo solo ora perché ultimamente ogni mia energia è convogliata nella ricerca di un lavoro…epoca orrenda per noi laureati-alla-ricerca-del-posto-a-tempo-INDETERMINATO. Ormai di indeterminato c’è rimasto solo il futuro. Ma noi siamo positivi, quindi, pazienza e perseveranza!
    Per tornare al discorso dei rapporti umani sempre più deteriorati dall’incertezza e anche dalla paura di mettersi in discussione, mi è tornato in mente un particolare.
    Son sempre stata una persona socievole, pronta a entrare in contatto con nuovi amici, MA non ho mai seguito la massa, ho sempre cercato di plasmare una mia propria personalità, di ragionare con la mia testa.
    Mi spiego meglio: tutti, nel mio gruppo, fumavano sigarette? Io no. Perchè mai avrei dovuto crearmi una dipendenza tossica? Per farmi accettare? Ma non se ne parla proprio, piuttosto cambio amici.
    Oppure, se il sabato sera devo uscire con persone con cui ho in comune solo la città di residenza, ma chissenefrega, resto a casa.
    Forse questo ha molto influito sulla ricerca del ragazzo “ideale”: non posso stare con uno che ha la spina dorsale di un calamaro…
    L’amore, così come l’amicizia, sono dei terreni minati, pericolosissmi da attraversare, PERO’, quando, con fatica, riesci a definire il giusto percorso, la strada è tutta in discesa e la soddisfazione è tangibile!

  4. Cara Maria Grazia, leggere le tue parole mi ha fatto sentire come se stessi ascoltando Vittoria in persona, credimi, anche io non riesco a dire molto se non sento davvero ciò che affermo.
    E’ una sensazione che non si può dire, sentire di essere riusciti a esprimere e comunicare in modo quasi “fotografico” problematiche sentimentali ed esistenziali così diffuse nelle nostra epoca e in particolare tra le ultime due o tre generazioni di adulti.
    Io mi sono ritrovata spesso a fare le tue stesse considerazioni. Ora sono giunta alla conclusione che, non per sminuire le responsabilità individuali in quanto non rientra proprio nel mio modo di pensare, ma obiettivamente, viviamo immersi in un oceano di precarietà, confusione, incertezza verso il futuro: come si può sperare che tale situazione produca individui impeccabili nell’autodecisione, autodeterminazione, auto-definizione? A volte mi sembra di far parte di un mondo di funamboli continuamente afflitti da instabili equilibri sopra una rete di fili aggrovigliati e fragili. Quanti fili si spezzano di tanto in tanto facendoci precipitare! E quanti resistono? Pochi, pochi…sempre meno.
    Il mio è un discorso molto generale, ma credo che investa in pieno e drammaticamente la qualità dei rapporti umani e delle relazioni affettive. Basta così, altrimenti vado troppo lontana.
    E’ sempre molto avvincente leggerti. Ciao, a presto.

  5. Sono contenta che ti sia piaciuto il mio commento! Del resto, il romanzo mi ha molto appassionata: non lo dico per piaggeria, infatti, se c’è una cosa che mi riesce malissimo, è proprio esprimere un giudizio positivo su un qualcosa che non mi ha per niente coinvolta in prima persona.
    Anche io ho paura della solitudine, intesa però come “mancanza dell’altro nei momenti di difficoltà”.
    Sola con me stessa, sto bene. Le relazioni troppo soffocanti, mi fanno scappare.
    Così, di primo acchito, potrei sembrare una persona egoista, e forse un po’ lo sono, però per sentirmi realizzata, non necessariamente devo essere fidanzata. Mi spiego meglio: IO CREDO NELL’AMORE, E SONO ANCHE ROMANTICA FINO ALL’ECCESSO! Vorrei trovare quell’unico ragazzo esistente nell’universo che vada a completare il mio mosaico della felicità (e che ovviamente, mi lasci i miei spazi)…PERO’, mi son resa conto che questo è molto difficile.
    I ragazzi di oggi (o meglio quelli che ho incontrato io) non hanno spina dorsale, non parliamo poi di personalità. Non fanno mai il primo passo, non ti fanno sentire protetta.
    Ora, mi domando e dico, la vita è tanto complicata, perché peggiorare la situazione? Perche devo farmi carico di uno che nel momento in cui deve prendere una decisione, prende e scappa?
    Forse parlo così perché l’amore vero non ha ancora bussato alla mia porta: se è così, spero tanto che si decida a farlo al più presto!
    Mai smettere di esser positivi.
    Sarei onorata di poter ricevere il tuo prossimo romanzo!
    A presto.

    n.b. Maurizio Pollini è semplicemente eccezionale nell’esecuzione de “I notturni”. Non è facile far scaturire da ogni nota i sentimenti di dolcezza, maliconia, drammaticità, passione che Chopin deve aver provato nel momento della composizione dell’opera. Ma lui ci è riuscito. In modo imperccabile.

  6. Gentile Nicoletta,
    Ho terminato la lettura del libro.
    Fin da quel “A te” che compare nelle dediche, avevo intuito che il fil rouge del racconto fosse una storia d’amore importante e, in qualche modo, indissolubile.
    Ma, procediamo con ordine. Le descrizioni delle situazioni vissute in passato da Vittoria, sono ricche di dettagli e raccontate talmente bene, che mi ci sono immersa completamente (gli indimenticabili pomeriggi invernali conditi di succo d’arancia e torta di mele…insuperabili!).
    Il mare mi ha accompagnato mentre la storia della protagonista veniva narrata e proprio questa meraviglia del Creato fa da sfondo all’intrecciarsi di passato e presente, di rimorsi e rimpianti, di alcune frasi mai dette e di altre appena accennate.
    Uno stato d’animo presente in tutto il libro, infatti, è proprio l’incomunicabilità e i danni che essa provoca: Marianna ha questo male interiore che pian piano la logora, l’anziana zia prova sentimenti di odio verso sua madre che, a sua volta, è totalmente imprigionata nell’amore nei confronti del defunto marito; a tutto ciò aggiungiamo anche Vittoria, che non riesce ad aprirsi completamente nei confronti di Cristiano (che resterà in eterno il Vero amore).
    Son queste tutte espressioni di un forte amore che invade completamente l’animo e da’ adito a comportamenti autolesionisti.
    La protagonista, in realtà, ama il suo mondo, la sua casa e il tran tran quotidinano che si svolge intorno ad essa, così come ama la sua solitudine, ecco perchè il rapporto con Cristiano è diventato così forte: le dava la possibilità di rimanere nel suo mondo e di fare periodiche incursioni nella “pace dei sensi”.
    Proprio per questo non sono poi così convinta che si trasferirà da marco…
    OTTIMA STORIA, RACCONTATA IN MODO IMPECCABILE.
    Grazie ancora per avermi inviato il libro!
    Alla prossima!
    Un caro saluto,
    Maria Grazia P.

    • Cara Maria Grazia…e io allora posso replicare in tutta sincerità che fin dalle tue prime impressioni sull’anteprima avevo intuito che le tue parole mi avrebbero commosso. E così infatti è avvenuto.
      Ti ringrazio per il tuo commento, ma in modo particolare per il tuo modo di “sentire” la storia, così vero e vicino alla realtà, prima di tutto di Vittoria, ma in una parte molto significativa anche a quella della sua autrice.
      Avrai presto il mio prossimo romanzo. E devo ringraziarti già da un po’ anche per un altro motivo, non l’ho fatto prima e adesso mi pare appropriato approfittare di questo spazio. Mi hai ricordato un Notturno…famoso…che non ascoltavo da tempo, ne ho riascoltato le note suonate al piano dal grande Pollini, e mi sono resa conto che ancora oggi rimango convinta di come sia tra le opere, ma tra le cose in senso universale, direi, più belle esistenti al mondo. Se dappertutto risiedesse anche solo una parte infima, un’inezia, della sua grazia e della sua bellezza credo davvero che tutti noi potremmo dirci sicuri di essere salvi dai peggiori mali.
      Spero di poter continuare a leggerti spesso. A presto, Nicoletta.

  7. Qual è il romanziere che in qualche modo non racconti di un viaggio?
    Sono anche io molto curiosa di conoscere il parere della tua compagna, che chiamo così perché non conosco il suo nome. Spero che mi farete sapere appena avrà terminato la lettura. Mi diverte questo tuo approccio perché in effetti è un libro di cui ho potuto constatare che ha un rapporto “particolare” col mondo femminile. Un po’ me lo aspettavo. Mentre è stata una piacevole sorpresa scoprire che riesce a coinvolgere anche un discreto pubblico maschile, evidentemente molto ben preparato ad accogliere anche quanto nella trama riguardi in modo peculiare temi esistenziali di solito considerati, ma io non ne sono del tutto convinta, prettamente femminili.
    Non sono una navigatrice e sarebbe complicato e troppo lungo parlare qui del mio simbiotico rapporto con il mare, spero che avremo altre occasioni. Dico solo che il mar Mediterraneo lo porto dentro di me. Ho il mare dentro, giusto per sintetizzare sfruttando il titolo di un grandissimo film.
    Tu hai esperienza di incontri e rapporti umani e sono sicura che sarai d’accordo sul fatto che tra le persone un dialogo vero non si stabilisce mai per caso. Il caso non esiste nelle interazioni umane, ma è solo apparente, spesso una illusione dovuta solo alla nostra distrazione e frenesia.
    Ti farò avere il mio indirizzo tramite la redazione. Leggerò e commenterò il tuo libro con grande piacere. Naturalmente ti ringrazio per il bel pensiero e saluto cordialmente sia te che la tua compagna. A presto. Nicoletta.

  8. Ringrazio per aver ricevuto in lettura il libro.
    Romanzo scritto con uno stile originale e piacevole.
    La parte che più ho apprezzato è stata quella in cui la protagonista va alla ricerca delle origini della sua famiglia, la descrizione degli ambienti, il profilo dei personaggi evocati o realmente incontrati, le emozioni evocate, sono tratteggiati con partecipazione e perizia restituendo al lettore immagini vere ed emozionanti

    • Ti ringrazio. Devo dirti che non è la prima volta che mi sento rivolgere analoghe considerazioni a proposito di questo romanzo. Sembra quasi che i lettori davvero si “dividano” tra chi apprezza maggiormente questa, e altri che vengono attratti invece dalla prima o dall’ultima parte. Non potrebbe mai essere mia intenzione sminuire una parte o l’altra della storia. Ma in tutta onestà mi sento di dire che: ho cercato in qualche modo, attraverso l’organizzazione dell’intreccio, di “trattare” il tempo della narrazione con un andamento che definisco a “U”, forma corrispondente in senso spaziale alla valle che la protagonista esplora in quanto luogo fisico e fulcro di significati affettivi e psicologici centrali nella sua storia personale. Vi si racconta di una “discesa” e di una “risalita”, in tutti i sensi.
      “Eccomi alfine giunta alla mia verde valle”…eccetera.
      Di conseguenza, quella parte che tu indichi sicuramente deve rappresentare il nucleo centrale dell’intero testo, il tema principale e il motivo fondante di tutta la storia. Cambia il registro stilistico, la velocità del testo, l’uso del linguaggio, lo stile descrittivo e così via dicendo. Non so dire quanto il risultato sia valido, spero che lo sia; ma, di fatto, così è. Quasi come fosse un racconto nel racconto. Devo comunque rintracciare un discreto livello di efficacia nella scelta di tale soluzione, considerato che i lettori immancabilmente notano, più o meno gradevolmente, questo scarto presente nella struttura generale del testo.
      Mi interessa molto capire cosa intendi dire quando parli di “stile originale”.
      Ho scoperto che sei anche tu uno scrittore e, naturalmente, voglio leggere il tuo libro.
      Mi fa comunque piacere che tu abbia letto volentieri il mio, e ti anticipo che il mio prossimo romanzo, di prossima pubblicazione, tratta di altri temi, ma segue proprio quel filo che tu hai individuato e preferito. Grazie ancora. A presto. Nicoletta.

      • Debbo schernirmi quando mi definisci “scrittore”, sono semplicemente un viaggiatore – per mare – che ama raccontare il proprio viaggio attraverso gli incontri umani fatti. Scrittore è altra cosa, è chi come te, sappia costruire un racconto complesso con diversi livelli di lettura.
        Ho trovato originale, perché leggero e veloce il tuo stile di scrittura che non cade mai in periodi lunghi e pesanti. In effetti vi è una diversità tra la prima e la seconda parte – che mi sembrano più simili – e quella centrale che io ho preferito.
        Per inciso, il vento ed il mare che sono il mio pane quotidiano, sono molto presenti nella parte centrale, forse anche questo elemento ha contribuito a farmela apprezzare maggiormente
        Sto aspettando che legga il tuo romanzo la mia compagna – di vita e di viaggi – sono curioso di vedere se vi è una valutazione differente da un punto di vista femminile piuttosto che maschile.
        Ti farò sapere.
        Complimenti ed un caloroso augurio di buon lavoro!

        P.s.
        se tramite la Redazione mi fai avere il tuo indirizzo ti invio una copia del mio libro

  9. Gentile Nicoletta,

    Son due settimane che il postino non passa da casa mia (problemi all’ufficio centrale), PERO’, questa mattina, ho avuto una bellissima sorpresa: il Suo libro!
    Grazie mille e a presto per il commento post-lettura!
    Un caro saluto e UN BUON FERRAGOSTO!
    M.Grazia P.

    p.s. grazie anche alla redazione per aver scelto il mio commento!

  10. Gentilissima autrice. Normalmente non mi faccio condizionare dai pareri degli altri lettori: se un libro mi cattura, mi cattura e basta e potrebbe anche piacermi un testo che altri trovino insignificante. Il tuo stralcio mi ha molto interessata già nel titolo. Concordo con te sulla riflessione sul titolo. Io stessa quando scrivo non penso mai al titolo da dare all’opera. Poi, strada facendo, mi riesce più facile. E’ bello leggerti, spero di poter continuare comodamente seduta in poltrona o al riparo dell’ombrellone.
    La redazione ha già il mio indirizzo. Grazie per la piacevole virtuale conversazione. Maria

    • Lo spero anche io, e anche per me è bellissimo leggervi, soprattutto perché attraverso di voi ” leggo” tanto di più di me stessa e del romanzo. Spero di sentire ancora i vostri commenti anche dopo che lo avrete letto. A presto. Nicoletta.

  11. Un titolo bellissimo per una storia che mi ha affascinato e incuriosito. Il piccolo brano tratto dal romanzo delinea una buona storia, corposa e commovente. Bellissima la descrizione del paesino, mi sembra di sentirlo il profumo dell’oleandro rosa…
    Inutile dirle che la mia curiosità e soprattutto l’avere la conferma di ciò che ho intuito mi spinge alla lettura.
    Spero di poter ricevere una copia del libro e vivere appieno le emozioni che già so che mi susciterà la lettura.
    A presto e complimenti!

    Stefania C.

    • Un titolo nato da una lunga riflessione, durante le ultime fasi della pubblicazione, come se si fosse sentito il bisogno di conoscere a fondo la nuova creatura prima di deciderne il nome.
      Sottolineo volentieri il fatto che interi e approfonditi interventi sono stati incentrati da parte di più relatori, durante le varie presentazioni del romanzo, proprio sulla funzione potentemente sintetica del suo titolo, che contrappone due elementi apparentemente contraddittori e inconciliabili: l’idea di sospensione del tempo, di stasi, rappresentata dalla parola “stazione”, e l’instabilità, il movimento sovversivo e incessante evocati dall’idea del “vento”.
      Colgo proprio l’occasione data da questo spazio offertomi dal tuo commento per dire che lo scambio di riflessioni avvenuto su questo blog è una delle esperienze più piacevoli che la pubblicazione del mio romanzo mi abbia riservato fino ad ora. Grazie, di cuore, a te e a tutti voi. A presto, Nicoletta.

  12. Alla ricerca di qualcosa dentro se stessa, tra mille dubbi e incertezze, con minuziosità di particolari e descrizioni accurate dei luoghi, dei suoni e dei colori.
    Da leggere con calma ma da divorare ogni singola pagina

    • Sembra che tu lo abbia già letto. Ti ringrazio: mi hai ricordato che scrivere e dare la possibilità ad altri di leggere quanto si scrive vuol dire prima di tutto stabilire un dialogo profondo con i lettori, denso di significati, ricco di spunti estremamente proficui e costruttivi. E’ una sensazione meravigliosa, fonte di bellissime emozioni, ed è una delle mie principali motivazioni. Grazie ancora, Nicoletta.

  13. Vittoria – quaderno in mano – e’ alla ricerca della propria storia perche’ la cronaca (il presente)
    abbia un senso compiuto.
    Nella calda e dolce atmosfera del piccolo borgo, l’ investigazione si fa interessante. E commovente.
    Come l’ incontro che allieta queste pagine.
    Quali sorprese aspettano il lettore ? Mi piacerebbe assaporarle, gustando pagina su pagina.

    Gaetano

    • Commovente. Interiore. Introspettivo. Le sorprese si delineano lungo itinerari della memoria e dell’inconscio, tanto sconcertanti quanto attinenti ad aspetti reali e concreti dell’esistenza..
      Sono piacevolmente colpita nel constatare come la lettura di un breve stralcio sia in grado di suscitare interpretazioni così precise e attinenti da parte di lettori di tanto notevoli sensibilità e competenza. A presto, Nicoletta.

  14. Che bella la nitida descrizione della casa, e come sono ben tratteggiate le sensazione dell’esitante avvicinamento!
    L’anziana vestita di nero esce poi, con dimensioni precise e reali.
    Complimenti

    • Grazie! La descrizione accurata non è un fatto solo tecnico, ma probabilmente scaturisce dal fatto che sia in quanto spazi fisici che psicologici si tratta di “luoghi” densi di significato e che a me stanno particolarmente a cuore. Grazie per averlo colto in maniera tanto precisa. A presto, Nicoletta.

    • Sì, in un senso molto profondo e apparentemente misterioso anche ciò che non conosciamo del nostro passato appartiene in qualche modo alla nostra memoria mentale, psicologica, e si esprime negli eventi felici o drammatici, proprio in quelli più significativi, che segnano il trascorrere delle nostre vite.
      E’ un discorso su aspetti della nostra esistenza complesso e affascinante. Grazie, a presto.

  15. Sono di Terracina! Però conosco bene tutte le belle spiagge del litorale Laziale: da Foce Verde fino al mare cristallino di Sperlonga.
    E’ sempre un piacere scoprire nuovi scrittori, se sono conterranei, poi, il piacere è doppio!
    Anche io son quasi sempre fuori casa, ma ogni volta, quando ritorno, è sempre una grande emozione.
    Non si possono dimenticare le proprie radici: è un fatto fisiologico!
    Che bello incontrarsi con persone che hanno rappresentato una parte importante del nostro passato: in un’epoca dove tutto è “spostato in avanti”, fermarsi, fare un bel respiro e tornare indietro di qualche anno, è semplicemente meraviglioso.
    M.Grazia P.

  16. Gentile Vittoria,
    Sono nata in una piccola città sul mare, in provincia di Latina, la Sua città natale, quindi, chi Le scrive, è una conterranea 🙂
    Mentre leggevo l’estratto del Suo romanzo, mi accompagnava la soave melodia del Notturno n° 2 di Chopin; son sempre stata dell’idea che, ogni volta che lo si ascolta, non si può non provare un senso di ribellione contro lo stato attuale delle cose e una voglia di fare ordine nella propria vita.
    Credo che esso costituisca una perfetta colonna sonora per Vittoria e per il suo peregrinare. La ragazza cerca risposte e anche un po’ di pace. L’anziana prozia, in questo, le sarà di molto aiuto e chissà, se quel piccolo paesello possa trasformarsi da stazione di passaggio in un porto sicuro, dove approdare ogni volta che l’animo lo desidera.
    Le faccio i miei complimenti per lo stile narrativo: fortemente empatico e ricco di preziosi particolari.
    Spero tantissimo di poter leggere l’intero romanzo.
    Un caro saluto,
    M.Grazia P.

    • Cara Maria Grazia, ti ringrazio prima di tutto per la bella emozione (ho sempre provato tanto rimpianto e nostalgia indicibile) che mi regali facendomi sapere che sei di Latina, la mia città natale. Ci torno tutte le volte che posso e spero di ritornarci quanto prima. Dove sei nata? Ad Anzio, a Nettuno, lungo le spiagge che frequentavo da piccola e in particolare una che chiamavo Foce Verde?
      Amo molto viaggiare, anche perché la storia della mia vita mi ha un po’ costretta, volente o nolente, ad essere una specie di “pendolare del Mediterraneo”; però Latina resta la mia città e tu mi hai rievocato, come spesso mi succede in questi casi, tanti ricordi della mia infanzia. Pensa che ricordo ancora le mie compagne della scuola elementare e una di loro in particolare qualche tempo fa mi ha cercata per mari e per monti finché non è riuscita a rintracciarmi. Ci siamo risentite con grande affetto e lasciate con la promessa di incontrarci appena possibile. Grazie per avermi fatta sentire anche tu ancora parte della mia terra e abitante ideale della mia città di nascita. A presto, Nicoletta.

  17. complimenti, proprio bello.
    la descrizione , nei minimi dettagli della scena e dei personaggi, invoglia il lettore ad andare avanti, a non fermarsi, permette di vivere pienamente il racconto.
    Scritto molto bene.

    • Caro Francesco, la casa dove la protagonista è in procinto di fare il suo ingresso è un luogo fisico e reale; ma è, altrettanto concretamente, la rappresentazione di luoghi mentali e psicologici, quelli che io chiamo “le segrete stanze”, densi di significati personali, familiari e affettivi profondi, e a Vittoria quell’incontro dischiuderà universi di pensiero a lei completamente sconosciuti fino a quel momento, e di cui prima restava assolutamente inconsapevole, totalmente immersa com’era nella velocità e superficialità cui a volte ci costringe, ai nostri tempi attuali, la vita che conduciamo giorno dopo giorno, frettolosamente, senza avere il tempo di fermarci a riflettere e ad interrogarci su questioni fondamentali, sul nostro malessere e/o benessere, quasi per forza d’inerzia.
      Ti auguro una buona lettura. A presto. Nicoletta.

  18. Complimenti Nicoletta, questo stralcio del romanzo ti lascia con il fiato sospeso e la curiosità di capire come va a finire la storia, cosa “cerca” veramente la protagonista, perchè si porta dietro quel suo quadernetto, che ci può essere scritto di così importante, sarebbe proprio bello poterlo leggere per intero…..
    Natalia

    • Perfetto: si tratta infatti anche del racconto di un viaggio, nello spazio e nel tempo, e di una esplorazione dentro se stessi, attraversando e rivisitando lungo il percorso il senso più profondo di incancellabili dolori e di un grande amore altrettanto indimenticabile. Ciao e grazie. Nicoletta.

  19. Che tenerezza e che dejavu..il paesino la casetta la signora vestita di nero le perlustrazioni del luogo…è stato avvincente leggere questo pezzo del romanzo, con partecipazione assoluta.
    Complimenti Nicoletta

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