E finalmente… piove di Mario De Rosa

Madre

Il tuo sorriso d’aranci mi squadra.
Silenziosi i tuoi occhi restano
agganciati al mio respiro, mentre io
contemplo dubbioso l’universo.

Ansimando, tutte le perplessità
del tristo mondo accorrono alla mente
mia, angolo di meditazioni semplici
e di ossessionanti interrogativi.

Tu mi guardi preoccupata, madre,
credendo di avvertire in me il dolore
o lo sconforto, ma io respingo ogni
aiuto, bisognoso di silenzio.

Non preoccuparti vanamente, madre.
Rifletto scetticamente sul cosmo
spudorato. Ma tra pochi minuti
tornerò a pensare all’immanente:

sul capo, allora, una muta carezza
mi accompagnerà, scevro da paure
che non mi spettano. E sorriderò
di nuovo nel tuo sorriso, madre.

***

Mio caro amico

Mio caro amico
che a leggere t’appresti
i miei versi scevri o adorni…
non lasciarti ingannar dalle parole
che scritte vedi in superficie!
Scava, scava affondo tra i punti e le rime,
sotto le virgole e dietro gli spazi
che là, dove più periglioso si fa il cammino,
dove non osano metter piede
color che non amano lo scorrere dolce
della voce del cuore,
tu solo mi troverai.
E da quel momento in poi
sarò pronto a guidarti,
ad accompagnarti sulla via
che, fra le amarezze e le gioie della vita,
dritta conduce ai sogni di quest’uomo.

***

Poesie tratte dal libro “E finalmente… piove” di Mario De Rosa, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.

19 Commenti

  1. Caro Mario,
    dove più periglioso si fa il cammino e la vita scava spazi di amarezze e gioie, le tue parole sanno tracciare una via scevra da paure, che conduce ai sogni, a una carezza, a un inalienabile sorriso. Complimenti per i tuoi versi e sentimenti belli.
    Con affetto

    Daniela

  2. Magnifici versi , che hanno letto oggi il mio cuore
    come ispirazione si sono presentati a me
    mentre per due volte mi fermavo davanti
    alla bancarella delle azalee

    Il mio cuore oggi…
    non è riuscito a raccogliere un’azalea..
    e nella profondità del cielo … …
    mi sono apparsi queti versi

    Ti ringrazio Mario De Rosa.

  3. Ringrazio ancora vivamente coloro che hanno dedicato qualche minuto della loro giornata a commentare questi stralci di poesia.
    Mi sento lusingato per ogni considerazione, essendo tutte mirate ad individuare il reale intento del mio scrivere che, a quanto ho avuto piacere di constatare, riesce comprensibile alle anime attente.

    Un universo sempre nuovo e policromo aspetta ogni giorno di essere compreso, di essere commentato.
    Ma ogni glossa al margine della vita vuole esser sostanziata dall’autenticità del sentire e del vedere.
    A questo tendiamo quando siamo sereni; a questo dovremmo tendere quando siamo irrequieti.

    Vi ringrazio sentitamente, con la speranza di ricevere ancora i vostri preziosi consigli e di ascoltare le vostre interessanti considerazioni…

    Mario De Rosa

  4. Poesie dolci e carezzevoli, soprattutto la prima, gonfia di emozione: il figlio si rivolge alla madre, preoccupata per lui che sta maturando la sua visione del mondo e solo una dolce carezza riporta i protagonisti a contatto con la realtà, con i sentimenti più veri. La poesia nasce da un’emozione autentica e poi si libra leggera verso tutti i figli e tutte le madri del mondo. Complimenti.

  5. Ciao Mario, ho notato in queste tue poesie un gran bisogno d’ascolto. ma non da chiunque. Infatti, metti in rilievo il soggetto materno che capisce suo figlio dagli sguardi e sente palpitare d’ansia anche il suo cuore perciò, tramite un semplice sorriso e una silenziosa carrezza gli restituisce serenità. Anche gli amici che sanno leggere tra le rime confortano perchè sanno percepire sentimenti ed hanno la sensibilità nel cuore come una madre. Complimenti Alba

  6. Ciao Mario,
    complimenti per le tue poesie. In quella della madre mi sembra di capire fra le righe… un bisogno di guardare l’universo solo con i tuoi occhi e, in silenzio. Per meglio coglierne i misteri,le forme, le essenze, che lo compongono.

    Bravo!…mi piace! Di certo non ti accontenti nemmeno tu delle apparenze, o mode, tendenze, m. media, che purtroppo invece come possiamo vedere hanno molta presa nei giovanissimi.

    Infatti, questo concetto lo dimostri palesemente nella seconda poesia. Invitando il tuo amico o lettore, di andare dentro le parole, siano semplici o complesse. Perchè giustamente e, sono d’accordo con te… oltre la forma, lo stile, la metrica, c’è L’ANIMA del Poeta che con le sue tre potenze: volonta, memoria, intelletto… stilla in maniera del tutto individuale ogni verso, messaggio!
    Io credo che, se un’opera a prima vista (anche agli occhi degli esperti) risulta forse troppo semplice, in un altro momento o, letta con altri occhi possa ottenere un risultato diverso. Come la storia ci insegna del resto no? Forse non è il tuo caso.

    Ma io prediligo l’arte della semplicità, essa è difficile e sottile quanto l’esercizio dell’intelligenza. L’una e l’altra richiede dono, impegno, pazienza, approfondimento, un’insaziabile curiosità, e una perenne coltivazione del dubbio. Per quanto chiara ed efficace possa essere una soluzione, dobbiamo continuare a chiederci se non ce ne sia un’altra ancora più funzionale, più lucida e più semplice. La semplicità a mio avviso non è solo una conquista intellettuale, ma anche una emozione divertente, poterla esprimere è una esperienza affascinante. Scoprire la chiave semplice di un problema complesso ha un intenso valore estetico, ci dà una chiara inconfondibile percezione di bellezza e armonia. Non trovi? Specialmente in un mondo come quello di oggi… più che mai complesso e disarmonico!
    Dove siamo costretti a seguire delle linee per stare al passo, “chi più chi meno” e, abituati alla sofisticazione anche delle cose più elementari, semplici, naturali.

    Spero di non averti annoiato e, di leggere ancora cose belle magari fra il dondolio di verdeggianti foglie al respiro di un vento leggero o, sopra una duna di sabbia dorata a gustare per quanto ci sia possibile l’armonia cosmica che ancora chiama e richiama, ma sempre meno la si ascolta. Cordialità Franca Fasolato.

  7. complimenti sinceri al poeta per quello che ha scritto:parole intrise di affetto per le persone care, emozioni per noi lettori.
    ilaria

  8. Caro Mario, leggerti è respirare un 900 che rimane in chi è alla continua ricerca di un lessico sinuoso e carezzevole. I tuoi versi non rimangono in superficie perchè dettati da uno studio profondo e rigoroso, complimenti! Mariarosa

  9. i versi di madre fanno riflettere su come diamo per scontato il nostro viscerale rapporto con questa figura così importante per tutti noi, nei versi di mio caro amico invece possiamo riflettere su quanto molto spesso, ci fermiamo alle apparenze senza pensare invece a quanto con le parole, in fondo, vogliamo comnicare

  10. L’opera attraversa diversi periodi della vita dell’autore, e si nota leggendola in toto. Restano però dei cardini saldi, che trattano argomenti sentimentali (sia chiaro che in essi comprendo anche l’amicizia e gli affetti familiari), ma anche di indagine universale, ad indicare un’innata epistemofilia che posso assicurare, conoscendo l’autore, viene dimostrata in ogni ambito in cui opera.
    Allora ci si dimentica che si stanno leggendo le liriche di un ragazzo, e ci si rende conto di assistere all’uomo che indaga sulla sua condizione in questo mondo.

  11. Ringrazio ognuno di voi, di tutto cuore, per i commenti profondi che ho potuto leggere. Una considerazione maturata con la riflessione, in particolar modo quando di sapore esistenziale, è il cardine che crea il rapporto tra il lettore e l’autore mediante quello strumento, il testo, che più non ci appartiene quando lo facciamo scorrere attraverso la penna sul bianco foglio.
    E’ un’opera nostra, ma che nella sua singolarità irripetibile appartiene all’umanità.

    “Mio caro amico”, come bene si è intuito, è una riflessione sull’esegesi del testo poetico. Una poesia presuppone motivazioni, premesse e dunque… significati sotterranei.

    “Madre” è un ritratto di me stesso, coi miei diciotto anni (al tempo che la scrissi tuttavia non ero ancora maggiorenne).
    E’ difficile non pensare, stare alla larga da quelle perplessità che una società del consumo e dello sperpero (oserei aggiungere, della presunta felicità) cerca di sottrarci, perchè in fondo (e non è vuota retorica) riflettere ha un peso e un prezzo, nemmeno troppo lieve.

    Ebbene ancora ritrovo negli occhi dei miei cari quella richiesta e quella risposta: andare avanti e non cessare di pensare.

    Ecco perchè scrivere poesie, dove per poesie intendo componimenti regolati al loro interno da precise dinamiche metrico-formali e contenutistiche (emblema di una coscienza), ha una motivazione, sempre.

  12. Il figlio perso nelle meditazioni sulla vita, preoccupa la madre. Ma e’ solo un attimo. Poi si ristabilisce naturalmente il legame d’affetto. E due sorrisi si incontrano, nell’ anima, perche’ li’ le mute parole e le mute carezze si sublimano.
    Ugual percorso vien proposto al “caro amico” . Che penetri l’anima dei versi : solo cosi’ potra’ gustarli. Leggere non basta. Occorre masticarli, assimilarli. E, infine, metabolizzarli. Affinche’ diventino vita.

  13. In questi versi, particolarmente profondi, si legge una velata malinconia, che prende il cuore. Questi versi ti portano a riflettere molto.

  14. “Scava, scava affondo tra i punti e le rime,
    sotto le virgole e dietro gli spazi
    che là, dove più periglioso si fa il cammino,
    dove non osano metter piede
    color che non amano lo scorrere dolce
    della voce del cuore…”
    Una esortazione molto incisiva e decisa in questi versi.
    Solo chi legge con il cuore può arrivare al nettare sublime che ci donano i versi confezionati con umili parole.
    Per la poesia “Madre” perdonate non è da commentare ma solo leggere e delicatamente assorbire tutto il suo amore, sono versi che toccano il cuore.

  15. E’ difficilissimo essere “poeti” oggi.Ed è ancor più difficile giudicare di poesia.E così difficile,in campo poetico,evitare accostamenti e paragoni.Ma è questione di un piccolo sforzo,è davvero tutto lì,lo scrivi in “mio caro amico”:
    “Scava, scava affondo tra i punti e le rime,
    sotto le virgole e dietro gli spazi”.
    Mi è piaciuta tantissimo.E’ un meraviglioso invito a vivere la poesia nel modo più giusto:una ricerca costante.E,mentre sei lì che cerchi tra le pieghe del cuore di qualcun altro,ecco che ti scopri al centro del tuo,in contatto con te stesso e il tuo sentire come mai prima.E questo forse è il grande dono della poesia:ti chiede lo sforzo di avvicinarti al sentire di altri per portarti un pò più vicino a te stesso.

  16. Versi dalle malinconie celate, ma forti nel sentimento più profondo.Per la madre, per se stessi, una profonda commozione nel ricercare attimi interminabili.”E finalmente…piove”, pioggia che porterà via il male, il dolore, purificherà l’animo.-E’ una mia sensazione,naturalmente.-
    Complimenti.

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