Storia e memoria di Lino Bortolini

L’inseguimento

Avemmo notizia dell’arrivo di un carico in periferia di Ferrara, nelle vicinanze di un bar. Arrivati sul posto, in abito borghese, fermammo per accertamenti due giovani. Alla voce: “Siamo della G. di Finanza” uno si mise a ridere e tirando dalla tasca una mazzetta di soldi disse: “Spiacente ragazzi, oggi vi abbiamo fregato, già venduto e incassato”.
Tranquillo risposi: “Visto che vi è andata bene, dovreste pagare da bere”. E lui gentile: “Sicuro, andiamo tutti al bar”.
Entrati, ordinò da bere ed un bel piatto di prosciutto. Ci trattenemmo un’ora con loro, scherzando, ma con lo scopo di capire da dove fossero arrivati. Dopo un po’ ci presero per simpatici ingenui.
Dissero che non arrivavano né dal mare, né dall’autostrada, né da vie a noi conosciute.
Dissero: “Non ci prenderete mai” … ed io raccolsi la sfida.
La sera, guardando la mappa della provincia insieme a tutti i componenti della Sezione Anticontrabbando, arrivammo alla conclusione che la possibile strada usata da loro, e da noi mai frequentata, arrivava a Ferrara dal ponte sul Po sito a Ostiglia, provenienza Mantova. Ma il ponte era fuori della nostra circoscrizione di servizio e là non avremmo potuto intervenire.
Decidemmo ugualmente di appostarci ogni notte presso quel ponte con l’idea di intercettare l’eventuale macchina sospetta, lasciarla entrare in provincia di Ferrara e intervenire successivamente. Il mio collega Franceschini mi disse:
“Lino tu hai sequestrato diverse auto, questa volta voglio provare a prenderne una io”.
Si appostò là con l’Alfa da inseguimento tutte le notti per una settimana, ma non ebbe fortuna. La domenica venne sotto casa mia a chiedermi se potevo sostituirlo la notte perché aveva dei parenti a cena. Ero arrivato in quel momento da Ravenna.
Feci salire Lidia in casa con i bambini e, senza discussioni, salii sull’Alfa e partii. Dopo appena mezz’ora che eravamo mimetizzati dietro una siepe, nei pressi del ponte di Ostiglia, passò una grossa auto targata Genova.
Dissi all’autista: “Fermo, non mi sembra carica, forse quest’auto fa da lepre per controllare che non ci siano pattuglie sulla strada ed è in contatto radio con quella carica, che segue”.
Infatti, dopo due minuti, ecco un’altra auto targata Genova, molto carica: “Vai, seguiamoli” .
Ma appena l’autista accese i fari, il pilota dell’auto contrabbandiera, intuì da questi che si trattava dell’Alfa Romeo della G. di F. e subito accelerò.
L’inseguimento, con la complicazione delle strade bagnate dalla pioggia, proseguì per 20 km attraverso paesi di campagna e perfino sull’argine sterrato di un fiume, ma i contrabbandieri si allontanavano. Temevo un incidente.
Dissi all’autista: “Non rischiare più di tanto perché qui in macchina non ci siamo solo noi, ci sono anche le nostre mogli ed i nostri figli!”. Ma lui non mollava, non voleva ammettere che il contrabbandiere fosse più veloce di lui nella guida e ne faceva una questione personale.
Sbucati da una curva pericolosa, su un rettilineo di circa due chilometri, la macchina non c’era più. Scomparsa!
Dissi subito: “Non possono aver guadagnato tanto. Torna indietro”.
All’interno dell’ultima curva che avevamo lasciato c’era una casa di contadini. Alla luce dei fari intravidi, attraverso la siepe che circondava il giardino, un riflesso metallico. Entrammo nel cortile mentre un uomo stava aprendo una finestra del primo piano.
Al mio “Buonasera” l’uomo rispose: “Cosa succede? Chi siete?”.
“Siamo della Finanza. È sua questa macchina targata Genova?”.
“No, non è mia, è arrivata adesso”.
Mentre lui scendeva noi avevamo già appurato che la macchina, abbandonata con le portiere aperte, era piena di sigarette di contrabbando ed a pochi passi io trovai la patente di uno dei due ragazzi che ci avevano offerto da bere.
Tranquillizzai il contadino spiegandogli il fatto e gridai nel buio, verso quelli che scappavano: “Ci vediamo al bar!”.
Ci trovammo poco tempo dopo, in verità, ma in Tribunale.

***
Dal libro Storia e memoria di Lino Bortolini – ERA, 2011 – p. 192

Il commento di NICLA MORLETTI

Un libro completo, esauriente, scritto egregiamente e con un linguaggio scorrevole e snello. Ottimi lo stile ed i contenuti. Una storia personale insolita, ricca di brio e movimento. Un libro della memoria dove si susseguono fatti e avvenimenti. Lino Bortolini ci racconta la sua vita e la sua esperienza umana e lavorativa nella Guardia di Finanza, portando alla luce anche storie italiane sconosciute al lettore. Pubblico e privato si uniscono, si fondono nella narrazione passato e presente. Un racconto autentico e intrigante: l’infanzia, la gioventù e la singolare esperienza di lavoro del protagonista in un crescendo di carriera. A seguire l’avventura vissuta al Nucleo Regionale della Polizia Tributaria di Milano al tempo dello Scandalo Petroli, la P2, il terrorismo e la corruzione della classe politica. A voi care lettrici, a voi cari lettori la scoperta di queste pagine che racchiudono un mondo e tante curiosità.

5 Commenti

  1. Storie in divisa. Vere. .. Ma non per questo meno affascinanti. Lino Bortolini raccoglie i pui’ gustosi episodi della sua carriera di finanziere e ne fa partecipe il lettore.
    Da non perdere.

    Gaetano

  2. Molto bello, uno spaccato della Nostra Italia visto da chi ogni giorno lavora per la nostra sicurezza e il nostro benessere… grandi persone!!! Mi piacerebbe poter leggere questo libro, perche’ e’ davvero importante conoscere un punto di vista da addetto ai lavori in un periodo cosi’ importante della nostra storia!!

  3. A volte dimentichiamo che anche le Fiamme Gialle hanno …un’ anima!
    Il timore di un incidente e l’ accenno alla famiglia, la moglie e i figli, rende questo finanziere più umano e più accattivante la lettura di questo libro autobiografico.

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