Nel bosco, sulle orme del pastore di Imperia Tognacci

Da “Nel bosco”

Risalgo a ritroso il sentiero
del tempo e mi smarrisco
nelle ombre senza confine
degli anni. Si arresta la memoria
in vicoli senza sole
e mi aggiogano mute pietre.
Da secolari mura il sospiro
del tempo si perde nel respiro
dei boschi e nei raggi di sole
che filtrano tra rami di tigli.
Nell’aria l’odore di ciocchi
che ardono tra gli alari di vecchi
camini dove, dalla brace
crepitante, si prevedeva
il tempo di un domani lungo
di silenzi e di incertezze.
La solitudine, che dall’innevata
vetta scende nella selva intricata
del mio cuore, si scioglie al calore
di fiaccole ardenti di nenie
e di speranze antiche.
Scorci di sensazioni sopite
si aprono in ogni antico borgo;
un flusso ininterrotto di parole
sgorga da mura gravate
di polvere secolare.
Si allunga l’ombra della dimora
antica e al vegliardo ricorda il tempo
in cui, in essa, leggeva le ore
dell’operoso giorno.
Ci ritroviamo in gesti ripetuti
come le petunie in colori rinnovati
di stagione in stagione.
Radicati in rocce di tufo
borghi e tradizioni, freschezza
di menta che si diffonde nell’aria
su altopiani remoti dove
sonnecchiano pievi.
E ritrovo un po’ del mio borgo
e risento la musica dell’onda
che mi formò come il maglio
e la mola forgiavano il ferro
in antiche fucine.
Orme dell’etrusco passaggio…
Il respiro che ci oltrepassa
si annida in case arroccate
su strapiombi vertiginosi
di lontananze, quando, furtiva,
la luce lunare sparge
incantesimi d’argento.
Le mura del “Corso di Mezzo”,
che molto hanno amalgamato
tra sassi e malta, sono state ornate
con feticci di un passato dissolto.
Del tempo bifronte, lo sguardo
si smarrisce sul tracciato
di prosciugati ruscelli.
Nostalgie di tepori.
Nel cuore si accendono chiarori
di domestici altari.
Luccichii di faville, nell’aria
dei ricordi: fiaccole rompono
il buio, canti sciolgono
il silenzio di un’aria fuggita
dall’oblio del tempo, come il calore
delle mani che stringevano le mie.
Lingue di fuoco, da crinale
a crinale, da valle a valle
ravvivavano l’antico messaggio,
che ci conduce fuori dei confini
dell’umano vivere,
conciliandoci col buio del tempo.
Braccia d’ombra mi avvolgono.
Striature d’inquietudine nel cielo
che si stinge. Un pianoforte
geme, accompagna il passo
ansioso del tempo. Immagini
accatastate si sollevano come
stormi di rondini in fuga.
Là, dove il ricordo stringe il volo,
tra l’allegro fiorire dei ciliegi,
la metamorfosi dei girini nello stagno,
la stretta di mano dei poderi,
immortale mi pareva il tempo
nell’abbraccio della sera per la corale
preghiera del ringraziamento.
Nel cuore, non l’indifferenza degli astri
per ciò che vive e muore sulla terra.
Sulla madia si aggiunge olio
alla lucerna che illumina fragili
interni, dove i silenzi sono
alchimie di gesti e di parole.
Su pilastri di giorni senza nome,
si erge l’altare dei Lari.
Nel residuo di antica luce
non rivolto lo sdrucito cappotto,
ma alimento il fuoco del ricordo
per avanzare nel rituale della vita.
Smaniosa di sole la stanza
gravata d’ombre, mentre, .
sferzata dalla luce, un’altra
stagione avanza. Quale amore,
quale progetto per la prigionia
che racchiude in scorza segnata
da rughe un’anima di luce?
Il fronte d’autunno ferite
conta nella nebbia che ogni valle,
ogni pendio assale. Di nuovo
mi perdo nell’autunno.
Ritorno tra l’oro degli alberi,
le folate di vento, l’umida terra.
In silenzio, raccolgo, foglia, il tuo tempo.

***

Nel bosco, sulle orme del pastore di Imperia Tognacci – Edizioni Giuseppe Laterza, 2012 – pag. 75

Il commento di NICLA MORLETTI

Il bosco ha un’anima, gli alberi vivono e respirano, le foglie si muovono al vento ed il sole le scalda, la pioggia le bagna. Nel bosco avvengono incantesimi e l’aria è così tersa e pulita da addolcire l’anima e fortificare il cuore. Gli alberi e le rocce possono insegnarci cose che nessun maestro ci spiegherà mai, così diceva Bernardo di Clairvaux. E Imperia Tognacci, con questo volume ci trascina nell’incanto del bosco d’autunno, tra l’oro degli alberi, il verde muschio e la terra umida. Ed il silenzio che ci avvolge si fa di ovatta, diviene struggimento del cuore. Languore, palpito e sussurro, tutto questo è la poesia di Imperia Tognacci. E’ l’abbraccio con l’infinito che reca con sé “brividi di eterno”. Attraverso i suoi versi l’autrice canta con personalissimo discorso, tutta la bellezza e la grandezza dell’amore che è racchiuso nella natura e che dona alberi, frutti, fiori e foglie. Nel suo peregrinare nel bosco, metafora di vita, la Poetessa incontra Aristeo, il pastore, Pastore di anime, “Buon Pastore” di agnelli da recuperare, spesso sull’orlo dell’abisso. Un ottimo libro che è poema e inno sublime alla vita.

6 Commenti

  1. Il bosco e’ metafora d’ esistenza :
    qui ogni albero ha un ‘ essenza
    che tradotto nel linguaggio corrente
    fa rima con cuore e mente.
    Imperia da’ mandato al pastore
    di risvegliar in noi quelle dimore
    che l’ abitudine ha sotterrato
    e la frenesia ha cancellato.
    Ogni suono e’ silenzio fra i rami,
    perche’ oggi e ancor domani
    possiam udir quella voce senza suono
    che dell’ <Altissimo e' un dono
    e si chiama riflessione,
    in ogni momento e condizione.

    Gaetano

  2. Ho apprezzato molto lo stile, soprattutto l’accostare la natura alla vita.. del resto se ci pensiamo bene un fiore può essere paragonato alla vita di chiunque, dalla nascita fino alla morte.. ma in questo caso, seguendo le mie sensazioni leggendo queste righe, la natura porta con sé un qualcosa di magico e fa risvegliare in noi un qualcosa…così come a me, leggendo queste righe.. sono riaffiorati delle belle sensazioni e complice la dettagliata descrizione, ho avuto la sensazione di camminare in questo bosco, di vedere quella luce filtrare fra i rami….e inebriarmi all’aria aperta con il profumo dei fiori…
    davvero complimenti all’autrice.

  3. Versi veramente struggenti ricchi di emozioni, ho provato un’ emozione intensa nel leggere questi versi. In essi è racchiusa tutta una vita che avanza e con essa i ricordi che si moltiplicano e si aggiungono col trascorrere del tempo a quelli passati, mentre la natura, così come la vita, cambia, si trasforma, vive.
    Davvero tanti complimenti all’autrice!

  4. l’atmosfera della campagna ti ricorda immagini della tua infanzia. l’odore della legna bruciata e le pie preghiere ti riportano a un mondo di ricordi che non c’è più.
    l’immagine del bosco la rechi dentro. nel cuore.

  5. il mondo incantato della campagna si diffonde languido in questi versi e ritrovi la tua infanzia e tuoi ricordi persi col tempo. l’odore della legna bruciata e le preghiere devote: questo e tant’altro rivive e ci guida in un mondo di rimpianti per un tempo e un mondo che non ci sono più.

    arch. renata candido

  6. Nel leggere queste strofe una maliconica familiarità ha sommontato il mio cuore perchè a volte anch’io mi sento come in un bosco mentre nascondo le mie ombre e guardo il futuro che sole non ha. Sento come una melodica nostargia da sottofondo che sprigiona l’amore chiuso dentro un’abbraccio ormai lontano e soffocato ogni volto dall’arrivo dell’inverno.

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