Come la luna di giorno come la luna di notte

Impara ad amarmi

Impara ad amarmi.
E’ tanto difficile amarmi?
E non solo il mio corpo,
quattr’ossa
mescolate a morbida carne
domani già polvere.
Ama le mie debolezze,
ti prego,
amale tanto,
tanto da proteggerle dal mondo.
Ama la parte di me
che conosci
Ama il mistero di quella
che ignori.
Ama ciò che mi rende diversa
dagli altri.
Ama ciò che mi rende uguale.
Ama ciò che ti sorprende.
Ama ciò che ti rassicura.
Amami con coraggio:
l’amore è un leone
che si muove spavaldo
non un coniglio spaventato
che fugge al primo sparo.
Amami con un pizzico di follìa
ché l’amore senza follìa
è una minestra senza sale.
Amami come se dovessi
conquistarmi
perché desiderata da tutti,
prenditi cura di me
come se non mi volesse nessuno.
Amami “nonostante”
Amami “siccome”
Amami “affinché”,
ma non amarmi “quando”
amami “SEMPRE”.

***

Calma apparente

Scivola la feluca bianca
sulle acque calme
e in silenzio
accarezza l’orizzonte.
Sospesa nell’incanto
dell’aurora
par non debba mai fermarsi
nel suo moto lento ma costante
Né sobbalzi né virate
animano il suo quieto pattinare,
eppure là sulla prua
s’intravede il nocchiero
che si agita e si industria
a domare la vela.
La mia calma e mite esistenza
passa così davanti agli occhi
di chi mi osserva
con sguardo lontano,
ma il cannocchiale
giganteggia la fatica
e la pena ed il tormento
e il muto desiderio
di cambiare rotta
per affrontare le tempeste
di un mare lontano.
Ma si è levato il sole,
lo vedi: scotta forte,
occorre riposare
e lasciare che il vento
mi faccia da timone,
ché meglio e più di me
è avvezzo a navigare.

***

Le lacrime del mare

La bottiglia iniziò a navigare
verso paesi lontani,
i marinai tiravano sassi
per giocare e romperla,
qualcuno con un amo
cercava di afferrarla,
ma bisognava sporgersi troppo.
In realtà bastava che una barca
si avvicinasse alla sua semplice rotta
e che un uomo
la prendesse con una mano.
Ma il comandante ordinò
di passare avanti,
c’era un branco di pesci da pescare
e poi forse c’erano
le solite frasi sul messaggio:
“Un amore perduto,
la preghiera di un ritorno
il desiderio di un regalo speciale.”
Nulla che non si potesse
urlare al cielo
o sussurrare in una preghiera.
Così la missiva del naufrago
continuò a galleggiare
tra le onde, sempre più alte,
finché si infranse contro  uno scoglio
e la carta si intrise
di acqua e di sale,
le lacrime del mare.

***

Dal libro Come la luna di giorno come la luna di notte di Giusy Cafari Panico, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.

Impara ad amarmi

Impara ad amarmi.

E’ tanto difficile amarmi?

E non solo il mio corpo,

quattr’ossa

mescolate a morbida carne

domani già polvere.

Ama le mie debolezze,

ti prego,

amale tanto,

tanto da proteggerle dal mondo.

Ama la parte di me

che conosci

Ama il mistero di quella

che ignori.

Ama ciò che mi rende diversa

dagli altri.

Ama ciò che mi rende uguale.

Ama ciò che ti sorprende.

Ama ciò che ti rassicura.

Amami con coraggio:

l’amore è un leone

che si muove spavaldo

non un coniglio spaventato

che fugge al primo sparo.

Amami con un pizzico di follìa

ché l’amore senza follìa

è una minestra senza sale.

Amami come se dovessi

conquistarmi

perché desiderata da tutti,

prenditi cura di me

come se non mi volesse nessuno.

Amami “nonostante”

Amami “siccome”

Amami “affinché”,

ma non amarmi “quando”

amami “SEMPRE”.

Calma apparente

Scivola la feluca bianca

sulle acque calme

e in silenzio

accarezza l’orizzonte.

Sospesa nell’incanto

dell’aurora

par non debba mai fermarsi

nel suo moto lento ma costante

Né sobbalzi né virate

animano il suo quieto pattinare,

eppure là sulla prua

s’intravede il nocchiero

che si agita e si industria

a domare la vela.

La mia calma e mite esistenza

passa così davanti agli occhi

di chi mi osserva

con sguardo lontano,

ma il cannocchiale

giganteggia la fatica

e la pena ed il tormento

e il muto desiderio

di cambiare rotta

per affrontare le tempeste

di un mare lontano.

Ma si è levato il sole,

lo vedi: scotta forte,

occorre riposare

e lasciare che il vento

mi faccia da timone,

ché meglio e più di me

è avvezzo a navigare.

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