Chi ha conosciuto Bosco Nedelcovic? di Samideano

Un appello impastato di nostalgia e di speranza, una sorta di preghiera a ignoti, riecheggiò su internet per un tempo esteso, lanciato da un signore sconosciuto a Facebook: un certo Samideano. L’appello costituisce, per cosi dire, l’incipit della storia che qui si narra, e pertanto lo riportiamo fedelmente. Eccolo.

Molti anni fa, quando ancora il web non signoreggiava, mi giunse un ciclostilato curioso e interessante. Era firmato da un certo Bosco Nedelcovic. Esprimeva una filosofia della libertà individuale ampia, fuori dagli schemi, ma affascinante per una certa rispondenza a un anelito confuso, prepotente e frustrato che scalpitava nel mio animo giovane. Traspariva una comprensione psicologica non comune e proiettava il miraggio di una società utopica di profonda e reciproca comprensione fra gli esseri.
Certo non poteva tratteggiare ogni aspetto del vivere civile in poche pagine; e dunque qualche interrogativo lasciava. Perciò decisi di scrivergli, per formulare alcune domande e, mi ricordo, per enunciare quel che ognuno di noi avrebbe dovuto pagare di lacerazioni psicologiche all’uguale diritto degli altri di accedere a ciò che egli indicava, con mia grande partecipazione, come riconfigurazione sostanziale dello spazio soggettivo.
La risposta arrivò, abbastanza repentina. Non era proprio Bosco a scrivere, ma una giornalista che trovava le mie osservazioni di particolare sensibilità e pertanto voleva conoscermi. Non riuscii mai a capire se Nedelcovic fosse un personaggio inventato dalla stessa Sandrina Ognali, al fine di svolgere una ricerca sociologica, oppure, come disse lei, un autentico signore slavo, che aveva soggiornato per un breve periodo in Italia e che ella aveva avuto la gioia di conoscere e da cui aveva ricevuto i contatti, tra essi il mio, e gli incartamenti, prima che ripartisse.
Quale influenza abbia esercitato sulla primaverile mia mente e sul modo di sentire, la frequentazione di tale serenissima signora, è una storia lunga, delicata e complessa, anche se non posso affermare sia un’altra storia, come si usa dire quando si vuol tacere. È un intreccio che ancora dipano nel brusio non so di quanti e quali piani della psiche.
Mi domando se mai Bosco sia ritornato. Se ancora adepti, o illuminati che qui abbia lasciato, coltivino come me una nostalgia di quella società che egli credeva possibile e che, di là dell’unico esempio della giornalista, non ho mai, in nessun altro umano, visto comparire. E piuttosto constato come le libertà degli individui siano sempre più in contrasto, e dunque di segno opposto, a quelle da Bosco proiettate. Forse Bosco Nedelcovic era pseudonimo coniato, così oso credere, da colei che m’insegnò a slacciare interne tensioni e che forse è ormai per tutti perduta. Oppure egli era un profeta inascoltato, che poi si volse a vita ascetica. La scomparsa di entrambi mi lasciò alieno; e fu come la dichiarazione universale che, per noi, qui, non c’è speranza. Ed è, questo, come tutti sanno, luogo di violenza e degrado. Pessimismo che lacera radici di vita e contro il quale eccomi ancora a combattere. Qualche volta, arrivando a dubitare dei passati accertamenti, torno a bussare alla porta di Sandrina. E trovo sempre incomprensibile che nessuno la ricordi, come inaccettabile che mi dia la stessa disperazione.
Vorrei poter dire: Bosco Nedelcovic non ci ha mai lasciati o, al peggio, è tornato.
Vorrei poter andare sulle tracce della sua identità e del suo insegnamento. Se qualcuno avesse conosciuto Bosco o Sandrina, o ne avesse udito parlare, non me lo taccia ancora. E chi dovesse custodire anche una sola frase a loro attribuita, graziosamente me ne renda partecipe.

Samideano

Bisognoso di stancarsi, Samideano esce nel vento, a una luce senza sole; ulula e fischia arrabbiata la pineta, il vestito floscio sbandiera; non si vede alcun uccello; un gatto certosino guarda ladro, da dietro un ciuffo d’erba tormentato, con i suoi occhi giallo scuro e maculati. Estranea è la natura, impensierita e arcana; difficile ogni comprensione. All’uomo magro e scavato, mentre scollina, pare che la coscienza vaghi come aliante che non avvista atterraggio, volteggi sul credibile e l’assurdo, sul dramma ritenuto un gioco. Che farne di tante risposte, le pietose e le crudeli? Velenose verità, sacrileghe menzogne, messaggi di sconforto.
Giù il margine dell’isola fatto grigio è segnato da pennellate bianche; in alto l’orizzonte s’affaccia sul nord indecifrabile, chiuso da un bordo d’ostrica; oltre il mare, la vita abbandonata palpita o si estingue; personaggi infidi lavorano per svuotargli il cuore. L’ultima sferzata in faccia di sabbia umidiccia e subito silenzio; poi brontolii di tuoni da oltre quel confine della distesa d’acqua che separa il passato, l’Europa e il mondo; baluginii e ancora mormorii, pensieri inquieti in attesa della pioggia. Fredde, silenziose, minute, lievi le gocce; quieta angoscia imprecisata e muta, preludio di scrosci inesorabili; imperversare del destino senza resa.
Non si è stancato, solo bagnato. Il camino ora divora i ceppi in calde fiamme; l’uomo picchia sulla tastiera; la stampante sputa fogli; li raccoglie, leggiucchia in piedi, si accomoda sul divano dirimpetto al fuoco; legge cupo.

Chi ha conosciuto Bosco Nedelcovic? di Samideano – Edizioni Eva, 2012 – pag. 287

Il commento di NICLA MORLETTI

Nel panorama odierno della narrativa contemporanea il romanzo: “Chi ha conosciuto Bosco Nedelcovic?” si fa notare immediatamente, soprattutto per l’idea geniale che ha avuto Giuseppe Campolo, ovvero Samideano, nel raccogliere testi che si fondono in perfetta armonia tra loro come strumenti musicali in una grande e armonica orchestra. Tra le pagine, in uno stile agile, elegante e accattivante, aleggiano la suspense, la magia, il mistero e tante altre cose ancora tutte da scoprire.
Un romanzo fuori dal comune, che lo rende unico proprio per questo. È ciò che afferma anche Annamaria Crisafulli Sartori che nel suo articolo così scrive: “Giuseppe Campolo alias Samideano si cimenta in un’impresa difficile, quella di tenere per ben 287 pagine, le fila di una narrazione imbastita con il contributo di quindici scrittori, undici donne e quattro uomini, che vivono in luoghi diversi e i cui racconti giungono ad essere, come scrive l’editore, Amerigo Iannacone, sotto la mano del tessitore magico, un unico corpo narrativo solido ed esemplare, ricco ed originale. Proprio come accade per le voci di un coro che il direttore riesce ad armonizzare portando nel progetto la personale creatività ed esaltando, nel contempo, l’esibizione dei singoli componenti.”
L’idea di un concorso dal quale potesse scaturire un romanzo – spiega Campolo, che di recente ha pubblicato il romanzo “Annuvolata” – è venuta dal constatare che presso gli intellettuali – e questo mi pare meriti attenzione – è forse più forte l’incapacità di collaborare. Mentre dovrebbe partire da loro l’indicazione di un nuovo disegno di società. Volevo sperimentare fino a che punto l’individualismo signoreggi e se, superando le motivazioni di difesa, si potesse giungere a intravedere qualche altro orizzonte. Gli esperantisti – continua – hanno un vocabolo speciale per esprimere il senso dell’amicizia positiva benignamente attiva ed è “Samideano”. Questa parola mi è sembrato che descrivesse il mio anelito profondo, l’ho sentita talmente mia e tanto simbolica da suggerirmi un personaggio che ne incarnasse lo spirito. Così nasce Samideano, diventato mio pseudonimo.
La storia ha inizio con un accorato appello, via internet, di questo signore alla ricerca di notizie o anche semplici indizi su un personaggio misterioso, Bosco Nedelcovic, forse di origine slava, portatore dell’affascinante utopia di reciproca comprensione tra gli esseri. Risponde per prima all’appello una giornalista, Sandrina Ognali, che ben presto occuperà un posto di rilievo nella storia.”
Nella posta di Samideano affluiscono numerose mail: molte persone dichiarano di aver incontrato o di aver visto Bosco, ma ciascuno lo descrive in maniera diversa…
Ma ecco i nomi dei coautori: Fortunata Cammilleri, Alessandra Cao, Giorgia Contattese, Ermanno Cottini, David Kumada, Valentina Gioia Levy, Maria Cristina Longo, Renato Lopresto, Germano Marini, Gemma Messori, Franca Monticello, Giò Piccolo, Simona Piraino, Marina Priorini, Dirce Sales, Gerardo Sgarlata.
Il racconto si fa sempre più avvincente, intrigante e coinvolgente. Sorprese a non finire si uniscono a eventi misteriosi. Il disegno finale? La nobile aspirazione alla condivisione all’amicizia e alla fratellanza, vie sicure per il raggiungimento della felicità.

2 Commenti

  1. Piacere , Samideano,
    io sono Gaetano.
    Un anarchico credente,
    nessuna contraddizione, buona gente.
    E non considero utopia
    ma lieta notalgia
    una terra di amore
    senza guerra ne’ livore.
    Considerami un poeta
    che ha come meta
    un’ eterna liberta’,
    chiusa nella solidarieta’.
    Eh, si, perche’ l’ anarchico vero,
    quello piu’ sincero,
    mette una bomba nel suo egoismo
    perche’ scheggi il suo cuore d’ altruismo.

    Gaetano

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