I prati della mucca pazza di Giorgio Bianchi

Studi classici. Matematica arrogante. Antipatie. Il fascino della filosofia –

Il ragazzo era seduto in soggiorno di fronte al padre.
Aveva un atteggiamento deciso mentre giustificava la sua scelta.
«No, a me non piace. La matematica non la capisco. Faccio già fatica adesso nella scuola media. Se non avrò il massimo dei voti, sarà proprio per quella materia arrogante.»
«Arrogante?» chiese il padre sorridendo «come si fa a dire che la matematica è arrogante? Si può dire di tutto della matematica, ma francamente… arrogante mi sembra fuori luogo.»
«Già l’aritmetica delle elementari non la potevo soffrire. Teoremi, convenzioni, leggi rigide, non c’è spazio per discutere.»
«Lorenzo, mi sembra che tu abbia torto. Come ci può essere spazio per la discussione quando si è alla presenza di leggi dimostrate scientificamente?»
«A me piace discuterle le cose. Non mi va che tutto sia già fissato dagli altri.»
«Dagli altri? Ma sono i massimi geni dell’umanità. Vuoi metterti a discutere con Pitagora, Talete? Hanno già detto tutto loro.»
«Allora io che ci faccio in mezzo? A scervellarmi per capire quello che hanno detto? Per arrivare a conclusioni che sono già scritte e dimostrate e non m’interessano?»
«Non t’interessano, ma reggono il mondo. Questa casa sta in piedi perché è stata costruita secondo tecniche che derivano da formule matematiche.»
«Va bene, io non m’interesso della matematica e lascio costruire le case agli altri.»
Nelle discussioni con Lorenzo l’atteggiamento del padre era sempre misurato e calmo. Ciò consentiva ogni tipo di contestazione, ma nello stesso tempo ne riduceva l’effetto, essendo difficile trovare punti deboli nei suoi ragionamenti.
«La matematica offre soluzioni che sono frutto di logica.
Non sarai mai in grado di pensare scientificamente senza aver capito i processi secondo cui si svolgono i ragionamenti. La logica matematica non serve solo per fare i conti.»
«Papà, non insistere! A me il liceo scientifico non piace. Se tu mi obbligherai ad andare lì, lo farò, ma malvolentieri.»
«Non riuscirai mai bene in una scuola che non ti piace.
L’unica cosa che mi interessa è che tu continui a seguire gli studi come hai fatto finora. lo sto soltanto sforzandomi di farti capire che le preclusioni che hai sono soltanto frutto della tua età. Anch’io quando ero giovane volevo discutere tutto, mettere in dubbio ogni cosa, ma è soltanto l’aspirazione di una stagione della vita. Alla tua età è difficile poter accettare che uno più uno sia uguale a due. Vorresti discutere anche questo. Ma ti accorgerai presto che da lì non si scappa: uno più uno, è solo due, che tu lo voglia o no e sarà sempre due.»
«Vedi? Tu mi presenti tutto come se fosse già deciso.
Tutto stabilito. Tutto deve essere così, da sempre, prima che nascessi io. Tutto ermeticamente chiuso. Come ci entro io? Cosa ci entro a fare, se non posso cambiare niente?»
«Non hai ancora quattordici anni, che cosa vuoi cambiare? Ci sarà tempo per discutere, per contestare quando avrai più esperienza»
«Va bene, ma allora perché devo studiare quello in cui non posso intervenire in nessun modo?»
«Comunque il liceo scientifico non è soltanto matematica. Ci sono tante materie su cui puoi ragionare e farti le tue opinioni.»
Lorenzo tacque per qualche momento. Non trovava altri argomenti per respingere il programma di studi che suo padre privilegiava.
Non poteva neppure far valere un altro motivo per cui preferiva gli studi classici. Gli sembrava infatti che fosse poco convincente, almeno per il padre. Aveva cominciato a guardare negativamente il liceo scientifico da quando due suoi compagni avevano dichiarato che era loro intenzione proseguire proprio in quel campo i loro studi. Si trattava di Biavati e Buoncompressi, proprio i due più antipatici, presuntuosi e arroganti di tutta la classe. Nelle discussioni pretendevano di avere sempre ragione: una superbia che derivava loro dall’indiscussa eccellenza nel comprendere e applicare gli astrusi teoremi della matematica. Biavati poi guardava tutti dall’alto in basso, era altezzoso e prepotente. Lorenzo proprio non li soffriva. Non era mai riuscito a istaurare con loro un rapporto di amicizia.
Quest’ultimo sarebbe stato un motivo debole per il padre. Non valeva la pena neppure di parlarne. “È irrazionale” gli avrebbe detto con ragione. Preferì perciò insistere sulla preminenza degli studi classici:
«Io ho già guardato, tra i libri che mi hai regalato, quello che parla di filosofia. Lì c’è tanto da discutere. Non si dà niente per scontato. Deve essere interessante. Anche i filosofi hanno esposto le loro teorie, ma non c’è niente di meccanico, di assoluto. Tutto può essere esaminato e discusso. Anche le premesse da cui partono i loro ragionamenti possono essere riviste.»
«Se è perché ti sei infatuato della filosofia, guarda che la troverai anche al liceo scientifico.»
«Solo negli ultimi anni. Ma se non hai fatto gli studi classici, rischi di non capire niente. Studi e ripeti senza pensare.»
La madre quando interveniva era sempre a favore di Lorenzo:
«Lascialo decidere da solo» diceva al marito. «lo credo che un liceo valga l’altro. Può scegliere quello che gli piace di più. Riuscirà sempre meglio in quello che vorrà fare volentieri.»
«Sono d’accordo, io cerco solo di dargli un consiglio sulla base della mia esperienza.»
«Se devo decidere io» concludeva Lorenzo «la scelta l’ho già fatta da tanto tempo.»
«Senti Lorenzo, io non ti voglio forzare. A me sembrava che il diploma scientifico potesse servirti di più anche per la professione che sceglierai. Ormai tutto dipende dalla scienza. Guarda che passi avanti ha fatto negli ultimi anni.
Elettronica, computer, satellitari. Comunque decidi tu. Mi dispiace, ma mi dispiacerebbe di più se un giorno dovessi dirmi che hai deciso solo per fare piacere a me.»
L’esito degli esami di scuola media diede luogo qualche tempo dopo a un’ altra discussione.
«Hai visto? Otto anche in matematica! Non è poi quella bestia indigesta che dici tu.»
«Non l’ho meritato» disse Lorenzo. «Mi ha dato otto per non abbassarmi la media. Ma sono sicuro che se mi avesse dato il voto che meritavo, non avrei superato di molto la sufficienza.»
Lorenzo scelse quindi il liceo classico. Era un po’ più lontano da casa rispetto alla scuola che avrebbe privilegiato il padre. Venti minuti buoni a piedi, ma la distanza non era un problema. C’era una linea comoda di autobus, ma poteva arrivare anche a piedi con una passeggiata non troppo impegnativa.
La scuola era un bell’ edificio, rimodernato di recente, con davanti un grande spiazzo piantumato. Ai lati dello scalone d’ingresso due aiuole erano coltivate con fiori. Due filari di magnolie limitavano il largo viale d’ingresso.
Le aule erano ampie e luminose. I banchi erano nuovi. Lorenzo cominciò il liceo con il massimo impegno. Non gli era mai venuto meno neppure negli anni precedenti.
Ma lì era sicuro che lo studio lo avrebbe appassionato di più. Greco, latino, storia, filosofia erano pieni di misteriosi richiami che lo tenevano impegnato per gran parte della giornata, a volte fino a tardi la sera.
Poteva frequentare la ricca biblioteca della scuola per approfondire gli argomenti che gli sembravano più interessanti. Anche i compagni erano discreti e rispettosi.
Gli insegnanti sembravano comprensivi. Le loro esposizioni erano chiare ed erano sempre pronti a dare informazioni.
Agli occhi di Lorenzo i cinque anni che avrebbe dovuto trascorrere in quella scuola apparivano densi di piacevoli aspettative.

I prati della mucca pazza di Giorgio Bianchi – Edizioni Tracce, 2012 – pag. 234

Il commento di NICLA MORLETTI

Le vicende di un gruppo di adolescenti, tra i pericoli della droga, l’insofferenza e i mali che attanagliano la gioventù e non solo, prendono vita in queste intense pagine che compongono come un mosaico il romanzo: “I prati della mucca pazza.” Alice e Lorenzo coltivano una solida e lunga amicizia, ma qualcosa turberà il loro incanto: le dispute tra i genitori e un misterioso delitto. La storia appassiona sempre di più il lettore per la sua efficacia ed intensità. Una storia originale, ineccepibile dal punto di vista letterario e che cattura. Le tensioni sociali verso un mondo libero e diverso sono espresse nella narrazione con un delicato gioco di luci e dissolvenze e con profondo amore e umanità. La narrativa sottolinea i mali che affliggono i giovani, prorompendo inconsciamente in un inno alla vita, alla libertà, al riscatto e alla dignità dell’essere in quanto tale, nel felice ricordo di un’infanzia forse gioiosa, di una morale costantemente presente anche nell’età matura, facendoci rivivere attraverso la narrazione, episodi di ciò che è la problematica dell’uomo moderno sull’attuale decadimento dei costumi fino al delitto. Un ottimo romanzo ben costruito e strutturato che trasmette un suo forte messaggio e ha una sua morale. Da leggere.

3 Commenti

  1. Lorenzo è un giovane che deve affrontare la sua prima scelta importante, la prima scelta veramente sua che determinerà le basi future della sua vita, quella della scuola superiore.
    Su che cosa poggia questa scelta? Perchè i giovani a quell’età sono portati a discutere tutto e a pensare di poter cambiare il mondo, tanto da rifiutare ciò che è logico e matematico?
    Il padre pur calmo e pacato vuole inflenzare la scelta del figlio?
    Strani i rapporti tra genitori e figli, rapporti in cui si mescolano amore e volgia di dominio, amore e possesso, voglia di libertà ed esigenze di sicurezza.
    Un figlio è come una freccia, i genitori l’arco che l’aiutano ad andare lontano da loro.
    Grazie al sig. Bimchi per questo breve testo che ci invita alla riflessione sulla filosofia della vita e sulla matematica dell’esistenza.

  2. Davvero un bel incipit… una qualsiasi discussione di un figlio con il padre.. che capita tutti i giorni, in tutte le famiglie…un racconto, ben strutturato, con un crescendo..dapprima descrivendo la scena (la casa), poi l’oggetto (le varie materie scolastiche) fino ad arrivare alla fine, in cui sembra tutto tranquillo, ma l’autore ha saputo dispiegare l’argomento, con una scrittura e un dialogo molto diretti, che però presagiscono qualcos’altro.. una suspence..
    quindi non posso che fare i miei complimenti all’autore e sarei lieta di leggere tutto il romanzo..

  3. Rigettando l’ esperienza,
    Lorenzo s’ accorgera’ che senza
    il nulla pervade la vita,
    come d’ anima tradita.
    Non ostante le convinzioni,
    filosofia e matematica portano ragioni
    che il buon senso suggerisce
    e la logica sansisce.
    Ne ” I prati della mucca pazza ”
    un filo conduttore impazza :
    l’ azione immorale
    porta sempre al male;
    e alla fine i risultati
    dan delitti consumati.
    Non e’ questa geometria della Storia ?
    Lo vergo in maiuscolo, ma senza boria…..
    Onore a Bianchi per averlo disvelato :
    un bel romanzo, filosomatematicamente tratteggiato.

    Gaetano

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