L’Uomo Onda

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    "La mia stanza da letto ha una parete a forma d’onda
    e mi addormento e sogno solo da quel lato…"

    Nessuno ricorda più il mio nome. Per tutti sono “l’Uomo Onda”. E’ così che mi chiamano.
    La mia vita è il mare. E’ sempre stata il mare. Ma forse dovrei dire “era”.
    Cavalcavo gli Oceani insieme alla mia sposa. L’avevo battezzata “Onda”, perchè era "lei" l’altra parte di me. Una barca incantevole. Snella e sinuosa come la più seducente delle donne, dipinta d’azzurro come il cielo d’Africa in primavera e abbigliata di candide vele che fendevano il vento con un sibilo più dolce d’ogni carezza.
    Ho conosciuto mari sconfinati, insieme a lei. Ho vissuto con lei e per lei. Ho assaporato la libertà delle correnti, danzando con i delfini che affiancavano il nostro incedere sull’acqua. Ho affrontato marosi e tempeste schivando l’urto delle rocce. Ho goduto della bonaccia che mi lasciava per giorni nell’immobilità di uno specchio argenteo.
    Sono stato felice in mare, d’una felicità che nessuno può comprendere né assaporare, se non i gabbiani. L’orizzonte davanti a me si disegnava maestoso ed enigmatico, sempre differente e sempre uguale. Irraggiungibile.
    Quante emozioni mi regalava il mio veliero, al cui timone solcavo i flutti per incontrare l’abbraccio del mare, accogliente e complice. Quanta gioia in me.
    Onda è stata il mio Amore, il mio unico ed immenso Amore. L’Amore di una vita.
    Durante la notte era così dolce ascoltare le stelle, lanterne dei miei desideri, nel silenzio che apre il cuore alla poesia. Quante storie mi narravano le stelle e quanti sogni sapevano portarmi in dono. Rimanevo sdraiato sul ponte per ore a guardare il cielo maestoso, tra riverberi di luna e i mille bagliori lontani.
    Era la felicità. Non desideravo altro. A volte, nelle giornate più limpide e soleggiate, avevo la sensazione che non sarebbe mai finita e che il Paradiso fosse lì, in mezzo all’Oceano.
    Ma la mano del destino era già pronta a colpire, spezzando il mio sogno più grande e rubandomi il mio Amore. La vita stessa.
    Questo drappo nero che mi cela lo sguardo è stata la sorte più atroce. La luce delle stelle si è spenta per sempre su di me, abbandonandomi in una nebbia vischiosa di cecità e di lacrime. I miei occhi vagano ormai alla deriva, in un bianco senza luce e senza rotte da seguire. Annegano in un abisso denso ed opaco. Mai più scorgerò le bianche creste spumose, mai più mi rispecchierò nel blu impenetrabile in fondo al quale intuivo vite guizzanti, mai più saluterò i gabbiani in volo festoso.
    Da quando il mio orizzonte si è dissolto per sempre, ingoiato dalle tenebre, un dolore sottile ed inesorabile si è incuneato nel mio cuore come una lama affilata facendolo sanguinare di rimpianto. E da quel giorno infelice vivo in quest’angolo di esistenza, lontano dalla mia sposa. Lontano da tutto, prigioniero delle ombre, su una terraferma che non mi appartiene e che non riconosco. Come un animale in gabbia che non ha più neanche la forza di ruggire.
    Riposo qui, in un letto senza prua e senza vele, accanto ad una parete a forma d’onda, e mi addormento solo da quel lato, abbracciato al mare che ancora in me respira e che ancora mi parla con voce suadente. E ritrovo un po’ di pace, tra i canti dei gabbiani che risuonano come eco lontana ed inafferrabile.
    Ora che i miei angosciosi giorni stanno per concludersi e sto finalmente per immergermi nel mare infinito dell’oblio voglio raccontarla, la mia storia, ed affidarla alle onde. Affinché la portino lontano, tra le bianche creste dei cavalloni.
    Così se ne andò, l’Uomo Onda, rannicchiato nella sua culla al riparo dal vento, con le lacrime che scendevano silenziose dagli occhi ormai chiusi per sempre in un buio di nostalgia e di eternità.

    E con l’ultimo respiro, lieve come la brezza d’estate, era fiorito sulle sue labbra il sorriso che accende il volto dei bambini, quando vedono per la prima volta il mare.


    -Maya-

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    GiardiniDiMaya

    Marina Ulisse, alias Maya, anima sensibile che ama guardare negli occhi le persone che incontra sul suo percorso, cercando di cogliere l’essenza più profonda che ciascuno cela nel cuore. E negli altri apprezza soprattutto la sincerità, la lealtà e la bontà dei sentimenti
    I suoi grandi amori sono la lettura (divora in particolare i grandi classici dei maggiori autori inglesi, francesi e russi), il mare, la campagna, la vita all’aria aperta, la buona musica, soprattutto classica o jazz, il suo Abruzzo, terra genuina e generosa dove risiede la sua famiglia e dove fa ritorno dalla Capitale sempre con immensa gioia.
    Di carattere riservato e riflessivo ripete spesso: “La penna è la mia migliore amica e non mi tradisce mai”. Inizia già nell’adolescenza a scrivere poesie affidando alla penna le emozioni, le sensazioni e gli stati d’animo che possono così esprimersi avulsi dai condizionamenti che la vita quotidiana inevitabilmente impone.
    Fra i sentieri dei suoi Giardini lascia tracce di sé e dei versi che l’esistenza con il suo divenire le ispira.

    19 Commenti

    1. sì un pezzo denso di nostalgia e ricordi. L’ho letto ora per la prima volta e l’ho trovato molto bello. evocativo, emozionante, profondo. Un abbraccio profumato di mare..

    2. Dolcissimo e coinvolgente dall’inizio alla fine! Poetico in ogni parola, fa vibrare la suprema felicità che aleggia nella prima parte contro la disperazione della seconda…per ritornare infine a sorridere.

      E’ un’onda di sentimenti il tuo racconto…

    3. E’ emozione che si accende, sulle onde della tua intensità narrativa…mi ha emozionato.

      Ho visto quell’uomo…con i miei occhi.

      Cara sorella di poesia, la tua sensibilità preziosa ci regala pagine mirabili.

      Un affettuoso saluto

    4. Ammirevole, poetico e perfetto il modo in cui hai incastonato il nostro incipit nel tuo racconto.

      Un racconto che c’inonda d’emozioni ad ogni frase.

      Memorabile la chiusura con il sorriso dell’uomo che, nel momento in cui si compie il suo destino, somiglia a quello di un bambino.

      Grazie infinita amica.

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