Dalla terra al cielo di Gian Claudio Vassarotto

Tra le rovine dell’egoismo

Il sole che abbracciava
la terra del tuo cuore
oltre l’orizzonte è tramontato
e quattro passeri che non riescono
a volare nel nido del tempo
ti ha lasciato.

Non ci sono più sorrisi di stupore
le candide meraviglie dell’amore.
Nei giorni anneghi i sogni
in un oceano di fatica
tu lacrimi disperazione.

In una bieca amara patria
è cresciuta la tua pena:
mentre il misero l’implora,
il potente lo sotterra.
Tu, tra le rovine dell’egoismo,
raccogli poche briciole
che non sfamano i tuoi pargoli.

Canto di speranza sboccia
nei cuori dei miseri.
Alba d’amore sorgi
tra le buie notti della storia:
che tutti i figli possano cibarsi
dei saporiti frutti del pianeta.

***

La tempesta del dolore

Nasce col peccato
la tempesta del dolore
che con furia immensa
devasta la terra.

Distrugge il grano
delle anime,
travolge le colombe
dei pensieri,
annega le sirene
della gioia.
Manda i vascelli dei sogni
alla deriva,
flagella l’umile piantina
e l’albero che si proclama onnipotente,
rende funebri i respiri universali.

Ma nell’oceano in burrasca
del tempo s’è gettato
il Signore della storia,
scalando con la pazzia d’amore,
la più alta vetta del dolore.
I pianti e le ferite
dei suoi figli
puri e sacri
ora guidano alla gloria.

***

Scricciolo d’uomo

Un passero in volo ridente
tra le gemme della primavera incantata,
ebbro di naturale fiducia,
volteggia sulle dimore degli uomini.
Cinguetta chiedendo le briciole
della mensa imbandita:
ma il pane bianco
è una trappola
infame, che tarpa le ali,
che ghermisce la vita.

Anche tu scricciolo d’uomo
volante tra i sogni del tempo,
sei disceso tra regge dorate,
mendicando i semi
della speranza.
Ma i mostri del turpe denaro,
i rospi della palude del male,
ti chiudono in notti
di orrore e fatica,
scavano la fossa del tuo funerale.

***

Ad Ana

Nata in una terra
dove il ventre del misero
si nutre ogni giorno di vento;
dove l’impero del mondo
ghermisce la montagna del pane;
Ana parte verso la speranza.

Ma la terra promessa, d’oro
rifulge per i lupi della creazione.
Le spighe mietono, i granai ricolmano,
gli avvoltoi della disperazione.
La rondine del sogno non ha trovato
la primavera del cuore.
Ana giace immersa
in una prigione di fatica e dolore:
arancia spremuta, mai baciata dal sole.

Il tempo scorre lento
col suo fiume di pene
che spegne i lumini dell’anima.
Ma tra le feritoie della notte,
Ana fugge,
ricercando l’alba.

***

Dal libro Dalla terra al cielo di Gian Claudio Vassarotto.

3 Commenti

  1. i versi che preferisco di più sono “scricciolo d’uomo”, ma in tutti i versi proposti troviamo dei paragoni perfetti che ci indicano l’importanza della correlazione tra cielo e terra.

  2. Trovo veramente belle queste poesia, “Ad Ana” la trovo stupenda, ma quella che preferisco in assoluto è “Scricciolo d’uomo” con un paragone, tra il passero che per cibarsi delle briciole finisce in trappola e l’uomo che tra i sogni finisce tra gli incubi del denaro e del male che l’uomo stesso ha creato, che trovo realista ed azzeccato.

  3. L’uomo dovrebbe aver i piedi per Terra e la testa in Cielo.
    Le liriche di Vassarotto ce lo rammentano senza tregua. Infatti, nessuna persona e’ piu’ concreta dei mistici. I quali, rapiti in Dio, sanno a quale prezzo ci riscatto’ suo Figlio.
    Gian Caludio – secondo il motto di Bacone – vola col piombo, per non perdere contatto con la carnalita’.
    Si, la sua poesia ci fa ascendere – mentre la meditiamo – al cielo, impastati di peccati e di polvere.

    Gaetano

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