Una sera

Il caldo era davvero impressionante nonostante le ampie finestre spalancate e la stagione tardo autunnale, ma a Livia non dava fastidio più di tanto. Riusciva ad esser sola in mezzo alla confusione mentre i suoi pensieri vagavano leggeri, cullati da una corsetta veloce sul tapis roulant, dal galleggiamento sullo stepper e dalle falcate sull’ellittica per poi posarsi sugli attrezzi di pesistica. I gesti erano quasi meccanici, autonomi, cosicché la sua mente era libera di disegnare. Disegnava profili quella sera, uno in particolare che non riusciva né a dimenticare né più a mettere a fuoco per quanto avesse tentato di farlo in quegli ultimi giorni. Lei e Massimo, i loro progetti… dovevano iscriversi insieme anche se non avevano ancora deciso dove, e poi… chissà dov’era adesso…
“Sotto sforzo si espira” le avevano insegnato, così rossa in volto per la fatica soffiava aria fuori dai polmoni ogni qual volta contraeva l’addome piegando il busto in avanti, su quella sedia delle torture…
– Uhhfff… e dodici – si diceva mentre risaliva.
– Ancora altre otto… – pensò – Se mi concentro sulla respirazione, ci riesco – La sua mente poteva anche non focalizzare ma il suo occhio lo riconobbe subito quando, ancora con la testa appoggiata allo schienale dell’attrezzo, risalì  continuando il suo esercizio.
No, non poteva essere…e invece si era lui… era proprio Massimo quel ragazzo di spalle a tre metri di distanza da lei, intento a discorrere con…ma che le importava chi fosse l’altro! Quando era arrivato? Da quanto stava lì? L’importante adesso era terminare l’esercizio ed andare via. Forse, se la fortuna l’assisteva, neanche si sarebbe accorto di lei. Non s’aspettava proprio d’incontrarlo quella sera e non aveva nessuna intenzione di scambiare nemmeno una parola con lui. Non voleva rivederlo, dopo tanto tempo, in quello stato pietoso: accaldata, rossa in volto, con il velo di trucco del mattino ormai scomparso, stanca e con i capelli che in ciocche disordinate e senza forma le si appiccicavano  al collo ed ai contorni del viso. Proprio in quel momento una ciocca umida si liberò dalla stretta dell’orecchio ricadendole davanti agli occhi.  Livia la scostò rimettendola a posto alla meglio e desiderò ardentemente il refrigerio di una doccia. Ma prima doveva terminare l’esercizio. Era determinata in questo.
– Allora – si disse – concentriamoci sulla respirazione… –
Macchè respirazione! Il suo respiro, sempre più corto per l’agitazione, andava così veloce da sembrare fermo, il sangue le pulsava vorticosamente a livello delle tempie procurandole la fastidiosa sensazione dei tappi alle orecchie. Figuriamoci in che modo sarebbe riuscita a comandare i suoi muscoli adesso! Basta, meglio andar via finché poteva. Ma sentì il peso di uno sguardo aleggiare sopra di lei. Così si alzò dirigendosi verso la pressa che le era accanto… e li vide. Vide gli occhi scuri di Massimo scrutarla curiosi ergendosi dalla loro postazione al di sopra della linea d’aria degli attrezzi, posti in fila uno accanto all’altro.
– Sempre uguale – pensò irritata non senza provare una piccola fitta di delusione – ha fatto solo finta… Ha sempre finto, purtroppo… –
Capendo di essere stato scoperto, Massimo si rivolse nuovamente al suo interlocutore e Livia ne approfittò per salutare con un cenno veloce tutti i suoi compagni di fatica, prendere le sue cose e dirigersi svelta verso la sua auto. Sul pianerottolo salutò nervosamente Agata, riconsegnandole la chiave dell’armadietto e schizzò sulle scale come se fosse stata inseguita. Ed aveva ragione: poco dopo infatti Massimo era dietro di lei. Continuando la commedia si avvicinò a Livia che già in macchina stava indossando la cintura di sicurezza.
– Ciao! – esclamò fingendosi sorpreso, come se si fosse accorto di lei solo allora.
Il cuore di Livia parve fermare i suoi battiti mentre l’agitazione sembrò dissolversi sopraffatta da un’improvvisa lucidità. Scostò leggermente lo sportello dell’auto e piantò i suoi occhi, dal trucco sciolto ma fieri e vivi, dentro quelli di lui. Ormai, mostrarsi presentabile non costituiva più una priorità, anzi in quel momento non le importava proprio. Sentiva che erano altre le cose importanti.
– Ciao… – rispose con tono fermo. Nulla traspariva dell’insicurezza di poco prima.
La tensione tra loro affettava il silenzio. Se avesse potuto materializzarsi, avrebbero di certo udito il sibilare di una sciabola.
– Così ti sei iscritta in questa palestra, infine… – continuò, con tono meno spavaldo.
– Beh, veramente mi ero iscritta nell’altra. Non mi piace tanto questa: troppa confusione e troppo caldo. Ma Marco l’ha presa in gestione, di conseguenza ci siamo tutti trasferiti.-
– Io mi sono iscritto stasera. Martedì, giovedì e venerdì alle 20:00.  L’altro turno era già pieno. Che c’è da fare? Un po’ di moto ci vuole… –
– Così abbiamo solo il venerdì in comune – pensò Livia tra sé, sollevata al pensiero di poter lavorare tranquillamente almeno due volte la settimana e insieme un po’ dispiaciuta…
– Bene… – disse lei accennando un sorriso nervoso e muovendo lievemente il viso mentre continuava a guardarlo.
Quasi intimorito e senza più parole, fatto strano per lui, Massimo inconsapevolmente indietreggiò di un passo. Al contempo un sorriso amaro si disegnò sulle sue labbra sollevandogli l’angolo destro della bocca in una piega che a Livia fece male quanto uno schiaffo inaspettato.
– Beh, ci vediamo allora…Ciao – le disse e veloce raggiunse la sua auto parcheggiata poco più avanti. Accese il motore e poco dopo Livia lo vide sparire inghiottito da una traversa sottostante il viale. Sentiva addosso l’insoddisfazione di un diaologo interrotto: adesso era tornato ad abitare in lei, vivo più che  mai, il desiderio di continuare a parlargli, di ascoltarlo, di sentire ancora il suono della sua voce… ma lui ormai era andato via. Forse l’avrebbe rivisto, forse no… ma non aveva importanza.
Si sentì stranamente serena e felice mentre si avviava verso casa.
Felice di nulla. Felice forse per averlo soltanto incontrato una sera. Quella sera…

2 Commenti

  1. Grazie mille Ars 😀 !
    A dire il vero non avevo in mente nessun seguito, però chissà… 😉

    Certo che succedono: le continuo a vivere tre volte a settimana!
    Ricambio l’abbraccio… 😀
    Francesca

  2. beh?.. ma continua vero? tipregotipregotiprego!!!
    Merita di essere continuato 🙂
    La tua scrittura è sempre molto fresca e precisa nei particolari.. chi è stato in palestra, sa esattamente che succedono le cose che hai così ben descritto 😀
    Ti abbraccio
    Ars

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