Irrequieto vivere

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La sera è giunta sulla spiaggia.
Sugli scogli erosi dalla salsedine.
Sulle barche ormeggiate.
E’ tardi ma l’importanza del tempo è relativa perché
il buio mi abbraccia imprigionandomi.
Cammino sul bagnasciuga.
In un tramonto oramai lontano alla ricerca di un posto
in cui trascorrere la notte.
Fantasma dai mille volti.
Tutto fugge come l’amore e la passione, spariti insieme
a chi ha serrato la porta del mio cuore.
Lei mi parlava del vento e della sua terra quando veniva
settembre.
Io le raccontavo del mare.
I gabbiani benedivano i nostri baci con i loro
acuti stridii.
Come queste onde che la risacca attorciglia contro la
banchina di legno.
Come quel faro sulla scogliera che a volte illumina i
volti dei pescatori.
Sono l’irrequietezza del mio essere che muore ad ogni
onda che s’infrange.

4 Commenti

  1. Ho sostato su questa immagine:

    “Io le raccontavo del mare.

    I gabbiani benedivano i nostri baci con i loro

    acuti stridii.”

    Scusami, ho tolto l’immagine non era rimpicciolita (ricordatevi di ridimensionarle prima di postarle, non basta ridurle solo nella visualizzazione nell’editor).

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