Il salto di Elena Caserini

Il viaggio in aereo è stato tranquillo, sono atterrato a New York puntuale. Sono molto provato da questa esperienza, mi sono ripromesso che non appena raggiungerò il mio appartamento, mi immergerò nella vasca idromassaggio. Desidero rilassarmi…poi mi sarei seduto sulla mia poltrona per meditare e riflettere.
Ogni istante, attimo, momento, caccio continuamente dalla mente quel pensiero! Preme così tanto da…rendermi pazzo! Quel salto mi…stava chiamando.
I miei attimi di lucidità , si sono così’ tanto diradati che non sono più capace di reprimere i miei pensieri folli. E’ una pazzia,  ma mi rendo conto che sono più le volte che desidero la morte, rispetto alla voglia che ho di continuare a vivere! Sono agitato.
E’ terribile desiderare di farla finita. Si pianifica mentalmente il percorso, si cercano interiormente le emozioni, terribili, devastanti, spaventose che affiorano inevitabili, poi si instaura un meccanismo meccanico di preparazione mentale, utile ad affrontare tale decisione. Il risultato è … l’azione.
La fase conclusiva è il nulla. Cosa succederà dopo ? Sentirò dolore ? E’ in quel momento che l’istinto di sopravvivenza si fa sentire. Le altre volte mi sono…fermato, ma ora ?
Ora è diverso, lo so.
Attendo con calma il mio taxi. I miei sensi sono come assopiti. Guardo dal finestrino Manhattan, mille luci mi abbagliano, come sempre, rapendomi con la loro bellezza, così…effimera. Pago il viaggio e come un automa prendo l’ascensore. Non appena varco la soglia del mio attico, deposito i bagagli e mi dirigo in camera da letto. Mi spoglio e faccio il mio bagno, tanto agognato, quindi mi rivesto di tutto punto. Un completo elegante, giacca e pantaloni di taglio classico, mi sollevano un po’ il…morale. Mi guardo riflesso, sono giovane, immutato, come…sempre!
Mi siedo alla scrivania, accarezzo il legno levigato, un mogano scuro intarsiato a mano. E’ fantastico, pregiato, ma è…vecchio! Un sapore amaro mi coglie inatteso, mando giù quel blocco di saliva che si è formato velocemente nella mia bocca. Apro il cassetto, i fogli da lettera sono ancora intatti. Non è un dramma….a chi posso scrivere in fondo? Non c’è più nessuno in vita a cui posso inviare lettere. Inizio a scrivere, la mia mano viaggia da sola, spinta dalla moltitudine di pensieri che affollano la mia mente. Tutto dura qualche minuto, poi ripiego la carta su se stessa e la imbuco  nella cassetta postale automatizzata del mio appartamento. Ho inserito anche la mia chiave magnetica, perché presumo che il destinatario ne faccia uso. Chissà se arriverà puntuale nel luogo giusto.
Mi alzo di nuovo e mi dirigo verso la vetrata. E’ ormai buio,  le splendide luci restituiscono ancora un bagliore accecante. Apro la finestra della vetrata e attendo la folata che inspiegabilmente tarda, che strano…non c’è vento! E’ insolito,  nemmeno un filo d’aria riesce a scompigliarmi i capelli. Mi stiro la giacca, la cravatta, poi con destrezza salgo sopra il parapetto della balconata ed apro le braccia. Guardò giù, ci vogliono meno di dieci secondi,  ne sono certo!
Attendo qualche secondo, mi sento…un angelo! Ascolto il mio cuore, non accelera i battiti, la mia pelle non freme, colgo una strana… serenità. Sono pronto. Lo sono ormai da tempo. Mi curvo in avanti e mi lancio nel vuoto. Solo il tempo di penetrare l’aria, di sentirla avvolta in tutto il corpo, di scorgere la velocità delle luci provenienti dalle finestre, quasi a sovrapporsi, poi l’impatto….il nulla.

Lascio queste righe a chi vorrà leggerle, a chi vorrà sapere veramente e a chi vorrà capire.
Non so perché ho avuto il privilegio di restare“sempre giovane” , non credo di essere diverso , tuttavia penso che non sia  un evento fortuito, lo considero solo un “errore” all’origine.
L’uomo non deve vivere così a lungo, non è naturale quando il resto invecchia. Ho vissuto a lungo, troppo per il mio povero cuore. Ho amato, ho sofferto, ho conosciuto luoghi di mezzo mondo, ho affrontato dolori impossibili, ho visto morire tutte le persone a me care ed ora sono esausto. Il vuoto della mia anima urla. Basta con questa farsa, non ho più motivo di vivere. Le voci che sento…i sogni che faccio sono un segno. Sto esaurendo la mia essenza,  perciò porrò fine a questa lenta ed inesorabile caduta.
Sento che da qualche parte, nell’universo che mi circonda , esiste un luogo tranquillo in cui posso finalmente riposare, in cui posso finalmente essere sereno.
Cedo parte dei miei beni alla Fondazione delle Belle Arti, per la quale ho lavorato,  lasciando un contributo all’umanità, con i miei articoli, con le mie ricerche e con le tracce di un passato che ho vissuto da protagonista. Il patrimonio in denaro, invece,  dovrà essere destinato a John Crowe ed alla sua famiglia adottiva, in forma anonima, nessun nome dovrà comparire, sarà come se… non fossi mai esistito.

Jim Stendal

***
Dal libro Il salto di Elena Caserini

17 Commenti

  1. Titolo più che mai azzeccato visto come si sviluppa il racconto.

    E’ interessante sapere come si evolverà la storia visto il numero di interrogativi che lascia in sospeso: cosa intende Stendal con “sempre giovane”? Come può “saltare” con tanta tranquillità? Quali eventi l’hanno portato a una scelta così drammatica? Chi è John Crowe?

    In così poche righe il racconto ha catturato completamente la mia attenzione… Davvero appassionante.

    Spero di poter leggere presto il resto del libro 🙂

  2. Gent.ma Elena,
    queste poche righe mi hanno incuriosito sul perchè quest’uomo, all’apice della sua gioventù e forse anche della suo successo, stia pensado a questo gesto insulso e cosa gli sia capitato nella vita da farlo ragionare così… presumo che la narrazione prosegua con la storia di quest’uomo.
    Complimenti per l’incipt del romanzo.
    Sabato P.

  3. Il titolo del libro IL SALTO è già, l’espressione dell’essenza della vita vuota e disperata di questo individuo. E nasce il dilemma: “Continuare una vita vuota oppure saltare il vuoto per cercare nel nulla di calmare un’anima inquieta?”. In ogni caso, la decisione è veramente, difficile perchè anche saltare nel vuoto richiede un forte coraggio per gettarsi senza lucidità altrimenti, prevale il forte attaccamento alla vita che sentiamo innato. Quando si esaurisce l’essenza della vita è un forte dispiacere per il cuore e la fragilità ci costringe a sparire lasciando, quando possibile, un contributo all’umanità che forse un domani ci ringrazierà.

  4. Quanta lucidità in questo personaggio… ma cosa di tanto terribile può spingere un essere umano a fare tanto ? Definire poi il suicidio un “salto” .. anche in questo titolo c’è del coraggio. Complimenti.

  5. Cara Elena,
    chissà perchè al di là di tutte le altre più profonde conscie e inconscie
    considerazioni, mi è rimasta impressa la frase: “per rimanere per sempre giovane”.
    Il suicidio diviene la grande sfida all’esistenza, al logorio che essa impone.
    Stendal tende a restare cristalizzato nella fase migliore del tempo… ignorando l’importanza
    del tempo perduto…
    Per quanti pesi impongano le stagioni del vivere non esiste in realtà un motivo per interrompere
    spontaneamente il flusso dell’esistenza. La viltà del suicidio non può essere occultata da nessuna
    spiegazione.
    Il tuo stile è intrigante, morbido, ricco di sfumature e di cose non dette… per consentire al lettore
    di intuire, di dare la propria interpretazione, di sentire in empatia con il tuo sentire e lontano dal tuo
    sentire. In fondo un libro dovrebbe essere di tutti, non esclusivamente dell’autore, come le posie.
    Il tuo “Salto” coinvolge e induce a infinite riflessioni. E’ splendido DONO!!!

    • Di tutti i commenti, comunque bellissimi e importanti, il tuo cara Maria, è quello che mi ha colpito di più. Sei riuscita ad intuire, al di là delle parole, le frasi non dette, le parole non scritte e questo per uno scrittore è il dono più bello. Grazie di cuore per le tue splendide parole, davvero, davvero, sentite!

      Elena

  6. Si salta da noi stessi nel vuoto per l’ angoscia del vivere. Ma si salta anche per provare l’emozione del nuovo.
    Caseini, ne ” Il salto ” lascia il dubbio al lettore perche’ lo risolva al termine del libro.

    Gaetano

  7. New York… lì si è infranto uno dei miei sogni più grandi….. e lì è iniziato il germe di un pensiero e di una paura che ho ritrovato in queste righe…. è stata un’emozione…. mi piace scritta cosi

  8. Ho l’impressione che questo non sia un “salto” credo proprio che si tratti di un gesto voluto che nasconde qualcosa di più profondo. Non è un semplice togliersi la vita ma piuttosto un desiderare la morte. Credo che Jim Stendal abbia voluto trasmetterci un chiaro messaggio: vivere per sempre non fa parte della nostra natura. Trama avvincente e originale.

  9. sicuramente un libro a dir poco emozionante…..il tema del suicidio poi….con tutto il mistero che avvolge la decisione estrema del personaggio è accattivante.in poche righe l’autrice ti rapisce e ti fa entrare letteralmente nel suo libro….complimentoni è sicuramente bellissimo!

  10. Sopravvivere ai parenti, agli amici, essere, per non so quale mistero, al di sopra del corso normale della vita, alla fine lascia solo il protagonista di questa ” curiosa” storia , sempre giovane , impeccabile esteriormente ma stanco, vecchio e folle dentro!
    L’unica via d’uscita, programmata, vissuta e sofferta tante volte nella mente , è il SALTO: ma dove lo porterà? E chi è John Crowe? Quanti misteri nasconde questa storia raccontata con un linguaggio semplice ma con tanta sofferenza?

  11. La scrittura è molto curata, il linguaggio è fluente e piacevole. Questo inizio mi ha molto incuriosita, spero di leggere presto il libro…

  12. bello, poche righe che fanno trattenere il fiato e fanno immaginare qualcosa di terribile a livello psichico…aspetto di scoprirlo 🙂

    Luciana

  13. Un brivido attraversa la schiena… pronto a cosa? al nulla oppure ad un’altra esistenza? Un libro che vorrei tanto avere la possibilita’ di leggere completamente, tutto d’un fiato!!

  14. La mente umana è molto delicata…
    La trama di questo libro mi ha incuriosito molto, e, se possibile, mi piacerebbe leggerlo…

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