Wonderful! di Domenico Ficara

Da tempo, nel ristorante quick-food “Wonderful” di Iberian Square, a Demag, nel Cheatland, si vociferava a proposito di un passaggio di proprietà dal piccolo regno di Mr. Callebeuf, la Smile Food Cheatland, al tentacolare impero della Wonderful Cheatland Connection, comunemente detta: W.C..
Mr. Callebeuf aveva un contratto ventennale che stava per scadere e poi era vecchio e stanco. Quel maledetto ristorante gli aveva regalato tanti soldi e un benessere crescente per sé e per la sua famiglia, ma anche tante delusioni umane e professionali. Non gli restava che vendere e quelli della W.C. non volevano altro che comprare, ma erano troppo scaltri per dichiararlo apertamente e offrire una somma adeguata. Prima di decidersi, tentarono, nel corso di quattro o cinque anni, di fiaccare la resistenza di Mr. Callebeuf gettando discredito sul buon nome del locale.
Paul Jacob Putzersthoffen, il capo supremo della W.C., era così potente da manovrare come voleva i più alti funzionari della F.D.E.C., un reparto speciale della polizia del Cheatland che aveva l’incarico di controllare le condizioni igienico-sanitarie di tutti gli esercizi del paese che somministravano al pubblico cibi e bevande. Entravano nei locali con le loro valigette piene di strumenti scientifici e controllavano tutto: dallo stato di conservazione dei cibi, al modo di manipolare gli ingredienti e servire al Klient il prodotto finito.
Controlli di questo genere sono del tutto normali nel Cheatland e ogni ristoratore sa di doverli affrontare almeno una volta l’anno. Lo stesso quick-food di Iberian Square ricevette con regolarità le visite degli agenti F.D.E.C. superando i test in maniera brillante e intrattenendo con gli alti funzionari rapporti distesi e cordiali. D’altra parte, si trattava di un locale molto famoso perché fu il primo nel Cheatland della catena americana Wonderful, quella della doppia W dorata. Aperto, tra l’altro, nel cuore della capitale Demag, a due passi dalla scalinata di Iberian Square e dalla fontana di marmo a forma di antico veliero che, lungi dall’essere imponente come la Tour Eiffel a Parigi, o raffinata come piazza di Spagna a Roma, faceva sempre la sua figura e attirava turisti da tutto il mondo. Intendiamoci, dopo i primi due-tre anni, durante i quali il lavoro veniva svolto secondo i più sani principi, motivi per infliggere sanzioni o, addirittura, per far chiudere il locale, quelli della F.D.E.C. ne avrebbero potuti trovare a centinaia.
Ma, fino a quel momento, l’uomo più influente sulla piazza era Mr. Callebeuf e, in cambio di qualche pelliccetta per le mogli o di un bel motorino per i pargoli, gli alti funzionari, di fronte alle magagne, si giravano dall’altra parte e tutto filava liscio come l’olio. (1)
Poi, quando irruppe sulla scena Putzersthoffen, con la sua voglia di strappare il locale a Callebeuf per quattro spicci, la melodia cambiò. I controlli si intensificarono. Da uno l’anno si passò a cinque-sei e, se prima il tenore delle visite era sempre allegro e disteso, in quell’ultimo periodo divenne serissimo, quasi drammatico. Gli agenti F.D.E.C. salutavano appena. Effettuavano i loro rilievi con una serietà impressionante. Trovavano da ridire su tutto. Non c’era una cosa che andasse bene.
Imponevano ristrutturazioni e migliorie. Comminavano multe salatissime. Minacciavano spesso di far chiudere la baracca.
Mr. Callebeuf subì in silenzio. Pagò le sue multe (se lo poteva permettere), non cacciò un soldo in migliorie o ristrutturazioni e tenne duro nelle trattative con Putzersthoffen, ottenendo, alla fine, una cifra più che ragionevole.
Anche gli uomini di Putzersthoffen andavano spesso in visita a Iberian Square. Gruppi di cinque-sei-dieci alti dirigenti e Super Head Cap. Entravano, si facevano guidare dallo Store Head Cap, andavano in giro per la sala, le cucine, i magazzini e le celle frigorifere. Guardavano, toccavano, facevano commenti a voce alta su quanto sarebbe costato alla compagnia effettuare tutti i lavori necessari per riportare il locale agli antichi fasti. Andavano via ostentando smorfie di disgusto e senza prendere accordi precisi.
—–
(1) Leggendo queste righe il lettore italiano, abituato alla serietà e al rigore morale che vigono nel suo paese, porrebbe scandalizzarsi. Ma pratiche come la corruzione e la concussione sono all’ordine del giorno nel Cheatland e quasi tutte le attività umane ne sono inquinate al punto che gli abitanti del luogo hanno finito per considerale normali.

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Dal libro Wonderful! di Domenico Ficara – GRUPPO ALBATROS IL FILO, 2010 – p. 222

Il commento di NICLA MORLETTI

Molti si chiederanno da dove nasce questo bel titolo “Wonderful!”. Ve lo svelo in un attimo, care lettrici e cari lettori. Wonderful è il nome di un piccolo ristorante che si trova a Demag, capitale dell’immaginario stato del Cheatland dove la parola igene fa ridere, ma non solo: vi regna anche la corruzione, e raggiri fanno parte della vita quotidiana. La fantasia dell’autore galoppa, e così anche la nostra, mentre ci accingiamo a leggere. Infine ci troviamo a scoprire che “nulla è come dovrebbe essere e tutto è ciò che sembra”. Uno spaccato della vita di oggi che l’autore ci offre con grande abilità e ottima proprietà di linguaggio unite ad uno spiccato senso di arguzia e di humor che coinvolge e diverte.

3 Commenti

  1. Domenico Ficara tratteggia non un racconto ma lacronaca verosimile di alcune realta’ italiane.
    Da leggere come cronaca mediata. Con la rabbia e la voglia di riscatto degli onesti.

    Gaetano

  2. Uno spaccato divertente ma anche tristemente serio, che mostra la realta’ con cui tutti si trovano a dover combattere oggi! Complimenti, da queste righe esce un libro piacevole, che mi piacerebbe poter leggere per intero!!

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