Canto delle stagioni

Tu dove sarai,
dolce zahir d’Oriente,
quando il vento annuncerà
l’inganno inveterato del glicine
e sarà maggio ancora
lungo il viale
dove i miei passi hanno imparato
a scandire esatti
l’eco di un non ritorno.
Non lascerai il tuo profilo bruno
stagliarsi nel sole del mezzogiorno
e io non vedrò altre stagioni
sfiorire l’incanto ardito del tuo viso,
né saprò se ombra o luce
il Tempo darà al tuo sorriso.

Per S.

10 Commenti

  1. Splendida poesia, velata da una melanconica nebbia d’autunno, che ricorda il dolce sbocciar dei sentimenti, come i fiori a primavera.
    Parole penetranti…
    Complimenti!

  2. Immagini che il passare delle stagioni ha stemperato… quello che doveva essere un dipinto denso dai colori vivaci ora è un acquerello delicato che il velo della nostalgia rende prezioso e struggente.
    Incantata!
    Mara

  3. Bellissima ed infinitamente struggente e velata di malinconia. Non bisogna lasciare che le tristezze soggiornino permanentemente con noi….una sosta solamente e poi…via!
    Complimenti, bravissima

    Doc

  4. Dolce, malinconica poesia…

    “e io non vedrò altre stagioni sfiorire l’incanto ardito del tuo viso
    ne saprò se ombra o luce il tempo darà il tuo sorriso”.

    Complimenti!

    marinella(nonnamery)

  5. Mi è piaciuta molto, forse per suggestioni che mi sono familiari, e care (seppur è diffusa una malinconia quasi “fatale” che non m’appartiene). Complimenti.

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