L’ultima notte d’estate

Non c’è canto
ch’io possa cantare
l’ultima notte d’estate,
che sfiora di brezza leggera
– e già fredda –
le ali piegate del giorno.

Non c’è sogno
ch’io possa sognare
l’ultima notte d’estate,
quando il tempo scolora
– e rimane sospeso –
fra le braccia pietose del buio.

Non c’è poesia
ch’io possa scrivere
l’ultima notte d’estate,
che mi esplode nell’anima
– sfuggente illusione –
dall’aurora del tempo.

È grandissima e fragile
come quando la vita
era solo pensata,
quasi un tulle da sposa
adagiato sul mare.

È di vento e di sale,
come un’onda che danza,
di celeste vestita
– tra il pensiero e il respiro –
ma di fuoco creata.

Ora è persa per sempre
nelle notti d’estate,
viaggia insieme alle stelle
senza fare rumore.

Immagine: Miremos la luna di Didier Lourenco

3 Commenti

  1. Quando un poeta rimane immobile ad ammirare un paesaggio naturale, non c’è davvero canto che si possa cantare, nè poesia che si possa scrivere, senza turbarne l’incanto. Una bellissima espressione del desiderio di scrivere, anche quando si ha la consapevolezza di non poter esprimere appieno ciò che si prova con parole umane.
    Complimenti!! la tua poesia mi piace molto, soprattutto la poesia persa che viaggia tra le stelle senza far rumore.

    Marghy

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