L’attesa

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    L’attesa

     

    Si asciugo’ le lacrime, piego’ la lettera e la mise nel cassetto della scrivania. Sperava davvero che Thomas sarebbe tornato quella settimana. E invece doveva ancora aspettare. Non immaginava che fosse tanto lunga quell’attesa.

    Guardo’ fuori della finestra. Il ciliegio stava piano piano ingiallendo, si preparava ad andare in letargo. Le foglie che cadevano ad una ad una formavano sul marciapiede un tappeto dorato. Anche il ciliegio doveva attendere la prossima primavera per tornare alla vita.

    Fisso’ ancora il cassetto, lo apri’ e riprese la lettera.

    "C’e’ tanto da fare qui, non posso tornare ora. La gente ha bisogno del mio aiuto. Se vado via non ci sara’ nessuno che prendera’ il mio posto. Ti amo tanto nonostante tutto. Thomas".

    Il suo pensiero’ volo’ al giorno della partenza. Al lungo bacio, all’aria tiepida, al sole e al cielo azzurro.

    Erano passati sei mesi da quel giorno e Linda si ritrovava l’autunno nel cuore.

    Aveva accettato malvolentieri il fatto che Thomas partisse per quella missione. Aveva detto due mesi….

    Decise di uscire e di non pensare piu’.

    Arrivo’ in centro e comincio’ a guardare le vetrine, ma il grigio asfalto della strada non lasciava spazio ai sogni.

    Fece ritorno a casa e con accanimento prese di nuovo la lettera.

    C’era qualcosa che le stava tentando di dire Thomas. Ne era sicura.

    La lesse tante volte fino a saperla a memoria, analizzando ogni singola frase.

    All’improvviso si accorse che quel che le stava dicendo era cosi’ chiaro. Lui la stava aspettando…

    Era lei a dover partire e non lui a tornare.

    Prese le altre lettere che aveva ricevuto nel corso dei mesi di forzata lontanza. In ognuna era celato l’amore per la terra che lo stava ospitando, in ognuna c’era la passione per il suo lavoro, in ognuna la nostalgia di vederla e di poter condividere con lei quel che stava facendo, in ognuna il desiderio di abbracciarla di nuovo.

    Rimase a fissare il ciliegio. Anche lui le stava sussurrando che era ora di partire. Era ora che lei aprisse finalmente gli occhi e …..

    Comincio’ a pensare… organizzare il viaggio… essere certa che quella fosse la scelta giusta. Che quello era proprio quel che voleva che facesse Thomas.

    Si informo’ sui voli.

    Uno a settimana. Il mercoledi. Stesso orario.

    I giorni che seguirono furono frenetici. Ma a Thomas non disse nulla. Voleva sorprenderlo, come lui aveva sopreso lei la prima volta che s’erano conosciuti.

    Era una giornata come tante d’estate. Troppo caldo, troppa folla, troppa luce.

    Lei lo vide seduto che leggeva il giornale, assolutamente ignaro di quello che capitava nell’universo.

    Lo studio’ per buoni cinque minuti ma riprese il suo gioco con i bambini. Improvvisamente si alzo’ e le venne incontro.

    "Certo che ne ha di pazienza…"

    Si ne aveva parecchia. Era piu’ di mezzora che tentava di costruire una pista sulla sabbia per le biglie e i bambini non facevano altro che distruggerla.

    Ma questo era accaduto dodici anni prima.

    Si avvio’ all’aeroporto due settimane successive all’ultima lettera, con l’ansia di chi deve confermare le sue scelte.

    Il volo duro’ otto ore. Otto ore in cui il suo cuore cesso’ di battere.

    Quando arrivo’ a destinazione si sentiva perduta. Non conosceva nessuno, non sapeva la lingua, non aveva minimamente idea di come arrivare da Thomas.

    Il panico le suggeriva di tornare sui suoi passi, l’amore la spingeva verso l’ignoto.

    All’improvviso qualcuno la chiamo’.

    "Linda… finalmente hai capito"

    Era Thomas. L’aspettava!

    Era li’ per lei. Lui sapeva che prima o poi sarebbe arrivata. L’aveva aspettata ogni mercoledi. Ogni mercoledi con un mazzo di fiori passava in aeroporto aspettando il volo dall’Italia e ogni mercoledi tornava a casa un po’ piu’ spento e piu’ triste.

    Linda aveva capito. Si abbracciarono a lungo raccontandosi in silenzio tutto il loro amore.

    Si avviarono verso casa. Il cuore aveva ricominciato a battere e l’amore aveva ripreso il suo corso.

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