La clava e l’ingranaggio di Carlo Fiocco

Dal “Prologo” –

Chi ci capisce subito e chi dopo,
chi non ci capisce e chi finge di non capirci.

L’indugio di raccontarmi è stato forzato dai colleghi di lavoro, irresponsabili istigatori di questo attentato alle lettere da parte di una mano più avvezza agli attrezzi d’officina che alla penna.
Non si tratta di una storia esclusiva, piuttosto di un percorso formativo e professionale non usuale, maturato a tutto campo in un vissuto intenso e vario, reale e contraddittorio quale è la vicenda umana. L’intento è di propormi come testimone del tempo che ha tracciato il mio tortuoso sentiero, senza omissioni o pregiudizi, pur concedendomi una discutibile opinione.
Una volta fui ripreso dal capo a causa della mia «eccessiva disinvoltura» nell’uso del verbo. Sarebbe stato più tardi licenziato per la sua «eccessiva riservatezza» in atti d’ufficio.
Così funziona la scala della vita e della carriera.
La mia è la copia di quella del pollaio di casa natale: ripida, traballante e piena di sterco. Me la ricordo benissimo, mancava anche qualche piolo e i volatili più giovani, nel tentativo di salirvi, rovinavano al suolo svolazzando, per poi riprendere 1’esercizio.
Non per questo sono rimasto deluso. Sapevo di non poter concorrere alla scalata da quando ho capito che per diventare capo bisogna pensare come il capo e che anche il capo deve pensare come il suo capo, secondo una collaudata logica. Indicavo candidati che avrebbero ceduto la propria madre per una briciola di potere. Un collega mi corresse, aggiungendo la sorella.
Ben presto, ho capito che l’ignoranza non è una virtù, come il titolo accademico non immunizza da certe “malattie”. Mi hanno detto che «l’erba del vicino è sempre più verde». Ho due vicini di casa. Per fortuna, o quasi, ognuno di loro possiede un ampio giardino e mentre l’uno è decisamente più verde del mio, l’altro lo è molto meno.
Ho prestato aiuto e forzato sentimenti: non lo rifarei nelle stesse occasioni. Non ho mai cercato conferme, le ho sempre attese dalle mie mani. Il prossimo mi ha perdonato tutti i peccati eccetto uno: l’esposizione del mio pensiero. Il Duce non avrebbe apprezzato: ho sempre combattuto senza credere né ubbidire. Mi sono state negate molte cose, compreso qualche diritto, ma ne ho avuto una che vale più delle altre messe insieme: la libertà. Qualcuno ha detto che è meglio vivere un giorno da leone piuttosto che cento anni da pecora, io preferisco vivere da uomo, possibilmente libero, per tutto il mio soggiorno.
Ho scoperto una società severa con l’adempiente e comprensiva con il “furbo” che rispetti le regole della categoria. L’aneddoto della piscina ne è la chiara dimostrazione.
Un bagnante pisciava dal trampolino esibendosi nella gittata con maestria balistica, tra lo sbigottimento dei presenti. Il bagnino, dopo cinque minuti di fischietto in apnea, invitò lo sgradito ospite a vestirsi per accompagnarlo in direzione. Nel frattempo, la piscina veniva svuotata, lavata con lance a vapore, disinfettata e nuovamente riempita. Il direttore, intanto, notificava all’esibizionista la richiesta di risarcimento danni, unitamente alla denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Prima di congedare l’insolito cliente, il responsabile osò una domanda confidenziale: «Mi dica, perché ha compiuto un tale gesto?».
«Perché in piscina pisciano tutti» rispose il malcapitato.
«Lo so – confermò il direttore – ma non dal trampolino».
Oh! Chiedo scusa, non mi sono presentato. Il mio nome di battesimo è Carlo Bernardo. Da bambino mi chiamavano “il rosso” per via delle lentiggini, più tardi “il matto”, perché avverso alle usanze locali del tempo. Al Centro Militare di Paracadutismo ero “Tarzan” per la conformazione fisica e per i voli acrobati ci sul telo; sul lavoro “l’africano”, a sottolineare il mio lungo soggiorno nel continente nero. Il mio gradino nella scala sociale, come dice l’amico e collega Gigi, si trova subito sopra quello dei barboni, perché possiedo un numero domiciliare con il nome scritto sotto.
Sono nato sessantacinque anni fa, in un freddissimo giorno di dicembre. Mi è stato detto che la “sala parto” era riscaldata da ventidue bovini e una cavalla: una vera opulenza rispetto alla natività di Betlemme. Settimo di dieci fratelli, il nucleo familiare contava venti componenti.
Due anni più tardi, mia madre, con gli ultimi due nati in braccio, correva al rifugio attraverso la campagna, al lugubre ululato dell’allarme aereo. Sottoterra faceva la conta: ne mancava sempre qualcuno. Dopo aver regolarizzato con quattro ceffoni alle due figlie maggiori, partiva di corsa alla ricerca.
Tra i fuggiaschi c’era anche Santina, con la sua bimba; attendeva suo marito, aviatore marconista che non sarebbe più tornato. La sua mente non resse, passò il resto della sua vita ad aspettarlo. Nei primi anni a seguire, avrebbe chiamato il suo Giulio ad ogni passaggio d’aereo, protendendo al cielo la bambina.
Per poco non fui “Figlio della Lupa”, ma mi hanno detto che non sarebbe servito per la graduatoria.
La mia precoce crescita travolse in fretta la fase di bambino, titolo di lusso, riservato a pochi nell’ambiente rurale dell’immediato dopoguerra. Passavo in casa giusto il tempo per mangiare e dormire, il resto appresso ai bovari e braccianti; spesso mangiavo a casa loro. I miei genitori erano contrariati da questo attaccamento, ma a nulla valevano rimproveri e divieti, né era utile 1’esempio dei miei fratelli. La filosofia di vita di cui non potrei più fare a meno mi fu impartita proprio da quella gente in particolare: da Toni e Maria, Bruno e Angelina, Luigi e Fortunato. Tutti analfabeti.

La clava e l’ingranaggio di Carlo Fiocco – Albatros, 2011 – pag. 220

Il commento di NICLA MORLETTI

Sono rimasta colpita e attratta dalla lettura di queste pagine trovandole attraenti e toccanti. Si tratta di un diario emozionante in cui un meccanico ripercorre la sua quarantennale carriera lavorativa.
Ci sono moltissime cose da imparare, tanta esperienza di vita e soprattutto verità di vita.
Ciascuno di noi potrà ritrovarsi in queste pagine e dire: “Ma guarda un po’ questo fatto è capitato anche a me”, oppure: “Anch’io ho avuto questo tipo di problema”… E tant’altro ancora. Dalla campagna veneta alle sabbie del Sahara, fino alle nevi del nord America, tutto ciò che è narrato è interessante e fonte di ispirazione. Dominano le emozioni, ma vengono ben descritti anche sentimenti negativi come l’egoismo, l’invidia e la gelosia. Il mondo del lavoro nasconde insidie, malanni e trabocchetti.
Lo stile dell’autore è moderno, sciolto, dinamico. La narrazione scorre limpida come un fiume verso il mare della conoscenza. Consiglio vivamente la lettura di questo libro a tutti per la sua vivacità intellettiva e per gli importanti contenuti in esso racchiusi.

8 Commenti

  1. Ho iniziato la lettura di questo libro che mi ha subito “catturato” per la dinamica razionale degli eventi descritti, ma ancora di più, perché le mie esperienze lavorative hanno, in alcuni frangenti, una somiglianza da fotocopia. Infatti, dopo il disploma di geometra, sono entratonel settore movimento terra e oenso di sapere che la ditta dell’ing. Cereda fosse la Loro Parisini, le pale gommate Allis-Charms poi acquistate da Fiat, la ditta di differenziali la Hurt poi acquistata fa ZF. Ho subito anch’io furti di idee da ottusi e subdoli ingenieri, ma per fortuna ho fondato una mia ditta, con tantissimi sacrifici, anche se avevo scalato tutte le posizioni possibili facendo inorridire i miei ex colleghi.
    Mi piacerebbe tanto scambire le mie memorie con, anche se non così enciclopediche, con il sig. Fiocco.

  2. Ho letto il suo libro, la storia si ripete e si ripeterà sempre. Quando 23 anni fa lavoravo in una ditta come disegnatore progettista, ho sempre collaborato con il primo meccanico che era una persona capace e decisamente corese. A 2 mesi dalla pensione , causa piccola discussione, ricevette una sospensione di 2 giorni dal capo. Dopo i 2 giorni ebbe problemi con la schiena per un mese ed il mese successivo lo prese di ferie, quindi non mise più piede in ditta se non per venire a salutare i colleghi. Appena mi fu possibile tagliai la corda anche io .
    Dopo la lezione appresa tutta la mia vita fu condizionata in positivo .
    Nel lavoro essere una persona in gamba è controproducente, in paesi come l’Italia funziona così.
    Con il mio capo la scorsa volta al fine di evitare danni superiori ho dovuto proporre la mia soluzione dicendo : Insisto, più o meno come se fossi stato un bimbo di 5 anni, non voleva nemmeno ascoltare, ma alla fine le cose sono state fatte come dicevo io, un altra volta ho fatto pagare un lavoro la metà del previsto, ho detto al furbo di turno: sicuramente il lavoro fatto è di qualità inferiore ma noi ci accontentiamo lo stesso.
    Il lavoro dovrebbe essere una cosa che da soddisfazione, ecco perché mi piace sciare faccio sub e gli aerei li prendo solo per andare in vacanza.
    Un augurio di Buona Pasqua, Davide

    • Signor Davide,
      il Suo commento rappresenta il sale della vita specie per chi, come il sottoscritto, lungo l’accidentato sentiero ha ricevuto più bastonate che soddisfazioni. Quanto da noi riscontrato altro non è che l’immagine dell’azienda Italia, il cui bilancio è ormai arcinoto.
      Cordialità e grazie ancora
      Carlo Fiocco

      • Gentile Sig.Fiocco, mi chiamo Boris Pautasso e sono il nipote di Dorino Iacumin residente a Portogruaro (VE). Mio nonno ha ricevuto da Lei il suo libro con dentro un numero di telefono. Voleva contattarla ma a quel numero fisso non risponde più nessuno. Lascio gentilmente la mia mail in modo che lei possa lasciarmi il suo numero di telefono in modo che mio nonno possa contattarla. la mail è : * dato cancellato dalla redazione *
        A presto!!

        Messaggio della Redazione del Blog degli Autori
        Se l’autore del libro ci contatterà forniremo il suo indirizzo email. La preghiamo però di non digitare suoi dati personali nel testo dei commenti visibile a tutti i visitatori. Grazie.

  3. Ti do’ del tu, in confidenza,
    siam (quasi) coetanei per l’ assistenza.
    Se non mi partecipi il resto della storia,
    sarai vituperato, a memoria.
    Niente fronzoli, solo sostanza,
    la tua vicenda da’ baldanza
    a tutti gli eroi dell’ oscurita’
    che nemmeno un minuto han di celebrita’.
    Solo il titolo m’e’ un po’ oscuro :
    colpa del mio comprendonio, un po’ insicuro.
    Allora, Carlo, aspetto il volumetto,
    che sara’ anche di bell’ aspetto.
    Letto, t’ inondero’ della mia recensione :
    ma non aspettarti delle parole un’ alluvione.
    Basta una frase tal volta per dire
    quanto cento periodi non sanno loquire.

    Gaetano

    • Ciao Gaetano,
      scusami per il ritardo; ho trascorso una settimana di quelle toste. Ho apprezzato moltissimo i tuoi versi dai quali ho ravvisato un armonico accostamento al mio diario. Spero venga accolta la tua richiesta, in ogni caso mi sento di consigliarti la lettura; ti regalerà qualche ora piacevole e ti sentirai più ricco.
      Grazie, Carlo

  4. Trovo che in esso siano racchiuse tantissime verità,tantissime che sicuramente non basta leggerlo una sola volta,il tipico libro che ogni tanto ti viene voglia di leggere per cogliere a fondo e piano piano la sua essenza.
    Congratulazioni

    Barbara

    • Gentile Barbara,
      incentivi come questo rappresentano il sale della vita. Se credi, diffondi il mio scritto, sarà sicuramente un aiuto ai giovani che si accingono nella mia avventura e un’occasione di riflessione
      per i miei coetanei.
      Grazie Carlo

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