Alla ricerca di un sogno – prima puntata

Vorrei proporvi questo racconto oggi. E’ un po’ lungo, così lo scriverò a puntate. E’ una storia vera. Voglio dedicarla ai miei amici di Rovigo e a quella terra che mi rimarrà nel cuore per sempre.

Ho gli occhi stanchi. Stanchi di guardare. E le labbra, anche loro. Stanche di cercare parole. Ma soprattutto stanche di cercare… altri occhi. Quelli che tu soltanto conosci. Ci sono poi da qualche parte? Me lo chiedo ogni giorno quando mi sveglio, quando cammino senza mèta o semplicemente quando torno a casa. Come stai? Questa domanda mi martella dentro, eppure non è davvero una domanda. E’ un’esclamazione. Chissà, come stai tu! Io come sempre, con questa smania di capire dietro la quale nascondo la mia mancanza di coraggio. Se ne avessi, non starei qui, ma lontana mille miglia da questo posto. Forse me ne starei a guardare il fiume che placido scorre sotto i tuoi occhi e ha quell’acqua di un verde intenso. Non lo vedi il fondo, eppure c’è. L’unica cosa che distingui è quel verde ferruginoso, pesante, immobile. Lo guardi e sembra quasi voglia spingerti in basso, ma poi un soffio di vento ed ecco un’increspatura leggera, quasi impercettibile. E il verde si fa più chiaro, la canna ondeggia e con la punta sfiora l’acqua in un bacio. Si forma un piccolo cerchio concentrico, un altro più largo a racchiuderlo, un altro…Eccole, le betulle! Scrosciano mille suoni di foglie. Quanto mi piacciono le betulle con il loro tronco quasi bianco! Poi veniva l’autunno e bisognava rastrellare le loro larghe foglie e metterle in grandi buste verdi. Ogni mattina ne ammucchiavi a migliaia. Non finivano mai. C’era sempre qualcuno che aveva un giardino dove ammucchiava foglie e grandi buste verdi. Non io. Io non avevo un giardino. Non dovevo ammucchiare le foglie nè buste. Non mi restava che guardarle. Sì, guardavo le foglie mentre scivolavano mute al suolo, dopo aver compiuto la loro ultima piroetta. Mi mancava avere un gioardino: ne avrei voluto possedere uno anche io. Anche io avrei voluto ammucchiare foglie secche in grandi buste verdi.

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6 Commenti

  1. Complimenti. Io sono molto esigente in fatto di letture e penso veramente che tu abbia il dono di saper scrivere in maniera avvicente ed emozionante. Vado a leggere la seconda puntata

  2. Si intuisce una certa malinconia in queste righe, sarà che a me le foglie che cadono mettono una profonda tristezza. Comunque è scritto molto bene, belle le descrizioni e le emozioni che suscitano.

  3. a prima impatto mi è sembrato molto nostalgico e malinconico questa prima parte del racconto
    è molto bella la descrizione che fai della natura …semplice e chiara

    aspetto di leggere la continua….

    ciao

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